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Politica
Crisi Governo, Maroni: "Salvini? Lento. Conte ha avuto 7 giorni e 7 notti"
Lapresse

Due volte ministro dell’Interno, poi ministro del Lavoro, ex segretario della Lega subito dopo Umberto Bossi ed ex governatore della Lombardia, Roberto Maroni dice la sua sulla crisi di governo, dopo essersi preso un periodo sabbatico, e lo fa sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. Un'analisi quella dell'ex ministro che non esita a bacchettare l'operato di Salvini analizzando cause e concause che hanno ridimensionato la figura del leader leghista. 

“Salvini si è fatto fagocitare dal rito romano. Ha concesso sette giornie sette notti a Giuseppe Conte, ma in politica in una settimana può succedere di tutto. Una volta annunciata la sfiducia al premier, avrebbe dovuto ritirare la delegazione dei ministri, così da obbligare il presidente del Consiglio a presentarsi subito dimissionario al Quirinale. Invece ha voluto attendere la famosa seduta in Senato del 20 agosto, dando tempo al sistema di riorganizzarsi et voilà: un’altra maggioranza si era già formata. Ha cincischiato, temporeggiato, si è mosso lentamente e senza un piano B, fidandosi di Zingaretti e chissà chi altri, ma in politica la situazione è cangiante per definizione. Mi ha ricordato il Bersani post voto del 2013. È stato indeciso pure sul commissario europeo: avrebbe dovuto scegliere subito, magari Luca Zaia”, fa notare Maroni.

"Salvini ha avuto il merito di portare la Lega ai suoi massimi storici, ma in questo caso ha dimostrato scarse capacità di leadership. Io l’ho sentito alla fine di luglio, poi deve essere successo qualcosa, , un blackout: c’è stata un’auto esaltazione e ha ceduto alle pressioni per rompere. Ma un leader deve ascoltare tutti e decidere da solo. Come Umberto Bossi quando, nel 1994, dopo nemmeno un anno di governo, decise di far cadere Berlusconi: fu un’azione fulminea che non lasciò scampo al Cavaliere. E arrivò il governo Dini…”, ri- corda Maroni, che a quella rottura era contrario come ricorda Il Fatto Quotidiano.

Dopo il successo alle Europee “avevo consigliato a Salvini di andare all’incasso con un rimpasto di governo per prendersi Economia e Infrastrutture, per poi votare nella primavera del 2020 dopo aver portato a casa autonomia e taglio dei parlamentari. Avrebbe vinto sul velluto. E invece non si andrà a votare prima dell’elezione del capo dello Stato. Se poi nei prossimi mesi l’esecutivo imbrocca due o tre cose, a partire da una gestione meno emergenziale del fenomeno migratorio, il consenso della Lega potrebbe iniziare a erodersi. E l’alleanza 5 Stelle-Pd complica il quadro anche nelle Regioni.  Salvini dovrà tornare a fare i conti con Berlusconi, che lui in questi mesi ha tentato di distruggere, ma il futuro del centrodestra dipenderà anche dall'azione centrista di Renzi..."

Maroni, come riporta Il Fatto Quotidiano, è critico e censore anche sull’uso dei social network: “Io mi sono iscritto a Facebook e Twitter quando ho smesso di fare il ministro…”. “È stato ingenuo. E ora tutto si rimette in gioco: Berlusconi, Meloni, Salvini, Grillo, Zingaretti, Di Maio, Renzi. Tra nomine, riforme e Quirinale, la partita sarà interessante”, dice Maroni, assai affascinato, invece, dalle liturgie del potere. “L’importante è avere le armi per combattere”.

 

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