Politica
De Luca? Alleato con Renzi, può far risorgere la Campania
Di Pietro Mancini
Parliamo, con chiarezza, "con i denti da fuori", come direbbe un ex notabile della Dc calabrese, pittoresco e sanguigno come De Luca, ma meno colto del venerato Re di Salerno. Dal momento che, nell'ultimo trentennio, i politici del Mezzogiorno non solo hanno perso la partita per il rilancio del Sud, ma non l'hanno neppure giocata, adesso è opportuno archiviare, come ha fatto Renzi, i piagnistei di Saviano. E chiedere al Governatore della Campania di fare in modo che i problemi, anzi i drammi, del Sud varchino, finalmente, la "sogliola di Montecitorio", come disse don Achille Lauro, plebiscitato Sindaco di Napoli nel 1956, con 300 mila preferenze.
E don Vincenzo, stavolta, è in grado di farlo. Pur essendo la sua poltrona ancora sotto la spada di Damocle della Consulta, il successore di Caldoro è, nel Mezzogiorno, l'interlocutore privilegiato del governo, come non era riuscito al suo storico nemico, l'allora dalemiano don Antonio Bassolino, da Afragola.
De Luca, seguito dai colleghi Emiliano, Oliverio e Crocetta, ha accettato il patto, proposto da Renzi : nessun fronte anti-Matteo, sotto il Garigliano, in cambio dello stanziamento di risorse pubbliche, finora solo promesse, con paroloni tipo il Masterplan, da varare a settembre.
Un accordo che, ovviamente, reggerà se il trionfatore della sfida con Caldoro sarà in grado di guidare, con efficienza, la Campania, come è riuscito nella sua lunghissima, incontrastata egemonia a Salerno.
Un lavoro non facile che, paradossalmente, De Luca deve affrontare avendo, in giunta, gli uomini di Ciriaco Mita, in passato alleati di Bassolino e accusati dall'attuale Presidente di aver portato il sistema sanitario della regione sull'orlo del baratro, con un mega-deficit di oltre 6 miliardi di euro !
E, certo, al contrario di don Antonio-che, nei primi anni del suo governo, fu ossequiato dai giornali come il protagonista del Rinascimento campano-l'attuale, grintoso inquilino di Palazzo Santa Lucia non è molto amato dai media. Dopo aver detto a Travaglio che avrebbe gradito incontrarlo, di notte, per strada, a Salerno, forse per mostrargli le bellezze della sua città, De Luca ha dato a Peter Gomez, direttore de Il Fatto.it, di "giornalista dal nome improbabile, consumatore abituale di ossigeno : un danno ecologico permanente".
Ovviamente, tutti solidali con Gomez e pronti ad esporre al pubblico ludibrio il Governatore, non credendo a Renzi ("la sua era una battuta").
De Luca, del resto, è fatto così e i primi a saperlo, oltre alla odiata "personaggetta" Rosy Bindi, sono i suoi concittadini, definiti "imbecilli e cafoni, numerosi, in primis, nelle redazioni dei giornali e delle Tv di Salerno". Benchè i suoi anatemi Enzo, come lo chiamano i concittadini, sia solito scagliarli dagli studi di "Lira Tv", ogni venerdì.
Insomma, dal momento che il Sud è un'emergenza del Paese, e il suo destino è legato a quello dell'Italia, teniamoci lo sceriffo di Salerno, con i "cabasisi" di Camilleri al posto giusto e privo dei diplomi anti-camorra di Saviano.
Anche perchè lo hanno "incoronato" gli elettori, non tutti, illustri Gomez e don Roberto, infami camorristi, benchè non solo "Il Fatto", ma anche altri giornali lo avessero demonizzato come la faccia brutta, sporca e impresentabile del Potere.
Dotato di carisma e spinto sul proscenio dalla crisi dei partiti, compreso il suo, De Luca merita di essere giudicato dagli elettori e non dalle toghe. In un contesto economico disastroso, egli non potrà, purtroppo, fare come il Comandante Lauro che, in 12 mesi, trasformò piazza Municipio in uno dei più bei luoghi di Napoli, regalando, con i suoi soldi, la Fontana del Carciofo, davanti al teatro San Carlo.
Forse, non ha torto Galli della Loggia : per risollevare il Sud, non basta costruire l'alta velocità fino a Reggio. Anche se, egregio professore, i settori anti meridionalisti della stampa e della politica dicevano le stesse cose per bocciare l'industrializzazione della Calabria e l'autostrada Salerno-Reggio.
E qualche utile consiglio a De Luca potrebbe darlo un corregionale, da noi stimato ma pure lui inviso a Gomez e Travaglio, Re Giorgio Napolitano, che gradirebbe vedere la Campania e il Mezzogiorno uscire fuori dall'irrilevanza, in cui è precipitata non per colpa del destino, cinico e baro, di saragattiana memoria. Ma a causa di pesanti responsabilità dei governi, dei partiti, dei sindacati, nazionali e locali. E last but not least, soprattutto nell'ultimo trentennio, perché gli eletti del Mezzogiorno si presentavano a Roma, con il cappello in mano, per elemosinare aiuti, da destinare alle clientele e ai clan. E non per fare uscire i tanti, gravissimi nodi irrisolti dai polverosi e inutili "libri dei sogni"pieni di promesse mai mantenute.