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La Giunta per il regolamento del Senato è tornata a riunirsi per decidere con quali modalità dovrà tenersi in Aula il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Se confermare la prassi del voto segreto o modificare il regolamento introducendo il voto palese, ipotesi questa caldeggiata da Movimento 5 Stelle e Partito democratico.

Poco dopo l'apertura, i lavori sono stati sospesi su richiesta del Pdl in quanto le motivazioni della sentenza di interdizione diffuse oggi dalla Corte d'appello di Milano conterrebero delle novità. "La corte d'Appello di Milano ha appena detto che l'incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi dà ragione a noi e non c'è motivo di andare avanti", ha detto il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma. A suo giudizio, dunque, è venuta meno "la fretta" di qualcuno di decidere su voto palese o segreto. La sentenza di Milano - sostiene - si allinea alle "doglianze" che il Pdl aveva già avanzato e quindi ora "non c'è più motivo di andare avanti". La questione - aggiunge - dovrebbe ritornare alla giunta per le elezioni.

L'obiezione avanzata al partito del Cavaliere non è però stata accolta e la Giunta ha deciso di procedere, anche se i lavori sono stati subito nuovamente sospesi per dare la precedenza ai lavori dell'Aula.

"La corte di appello di Milano non ha ascritto la sanzione dell'incandidabilità nel rango delle sanzioni amministrative ai sensi della legge 689 dell'81, bensì ha parlato semplicemente della procedura di incandidabilità, che segue un percorso autonomo rispetto alle sanzioni penali vere e proprie", ha ricordato Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd. "Dunque nulla di nuovo rispetto a quanto sostenuto da tutti coloro che ritengono applicabile la legge Severino al caso di specie. In buona sostanza la legge Severino è applicabile a Berlusconi, come già avvenuto nel caso di altri 37 cittadini italiani. Sono tentativi patetici visto che tra l'altro hanno votato anche loro la legge Severino. Basta stravolgimenti ad personam", ha concluso.
 
Nel frattempo la conferenza dei capigruppo ha fissato il calendario dei lavori dell'aula fino al 22 novembre e non c'è traccia del voto sull'esclusione dell'ex premier. Decisione che ha scatenato l'ira del Movimento 5 Stelle. Il calendario è stato approvato dalla capigruppo a maggioranza. Questo significa che sarà l'assemblea a doversi esprimere. E i senatori del Movimento di Beppe Grillo chiedono che questo avvenga già oggi pomeriggio. "Il Movimento 5 Stelle chiede che si voti sulla decadenza di Berlusconi.Siamo al ridicolo. Non si può più perdere tempo. Proporremo di calendarizzare il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi già dal 5 novembre", afferma la presidente dei senatori M5S Paola Taverna. Proposta contro cui l'assemblea di Palazzo Madama ha però votato contro per alzata di mano, confermando il calendario fissato in precedenza.

La Giunta, nel caso dovesse bocciare la richiesta di sospensione del Pdl, potrebbe anche scegliere di non esprimersi, lasciando la decisione all'aula. Mentre Secondo alcune indiscrezioni, lo stesso Berlusconi potrebbe chiedere il voto palese per evitare imboscate da parte dell'ala governativa del Pdl. Sull'argomento è intervenuto oggi anche Matteo Renzi. "Io sono per il voto palese se questo può servire a fare in modo che ogni senatore si assuma la sua responsabilità", ha detto il sindaco di Firenze in un videoforum a Il Messaggero.

La sola idea che la Giunta discuta sul voto palese o segreto sulla decadenza del suo leader lascia "esterrefatto" il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani. "Si sospendano subito i lavori dell'Aula e venga immediatamente il presidente Grasso a sentire le nostre ragioni perché qui si sta avallando il fatto che a maggioranza si cambino i regolamenti",  ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, intervenendo nell'aula di Palazzo Madama.

Beppe Grillo, arrivando alla Camera, ribadisce la posizione del M5S con queste parole: "Voto palese, il voto segreto è una vergogna. Noi siamo per il voto assolutamente palese. Noi facciamo quello che diciamo, non siamo come loro, basta con questa pantomima". In Giunta viene individuato l'ago della bilancia in Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato. La senatrice di Scelta Civica si è schierata con Pdl, Lega e Gal (Grandi autonomie e libertà) a favore del voto segreto e contro modifiche del regolamento.
 

BERLUSCONI - "Il voto sulla mia decadenza sarebbe una macchia sulla democrazia italiana destinata a restare nei libri di storia: il leader di centrodestra escluso così, con una sentenza politica che è il contrario della realtà, perchè non si riesce a batterlo nelle urne... Si rende conto?". Così Silvio Berlusconi a Bruno Vespa in un'anticipazione del nuovo libro del giornalista, "Sale, zucchero e caffè. L'Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza repubblica", in uscita per  Mondadori - Rai Eri il 7 novembre prossimo.

Il Cavaliere suggerisce anche la soluzione dell'impasse: "Segnalo che il governo, se volesse, avrebbe un'autostrada per risolvere il problema: è tuttora aperta la 'legge delega' sulla giustizia, e basterebbe approvare una norma interpretativa di una riga, che chiarisca la irretroattività, la non applicabilità al passato della legge Severino. Letta dica si o no. Basterebbe rispettare lo stato di diritto, l'art. 25 della nostra Costituzione e l'art. 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

Berlusconi dice la sua sulla manovra: "I ministri l'hanno approvata con la clausola che avrebbe dovuto essere migliorata in incontri con la nostra cabina di regia e dopo in Parlamento. Certo ci sono punti non aggirabili. Uno: la legge di stabilità va cambiata, perchè è inaccettabile l'idea di nuove tasse, o, peggio ancora, del ritorno della tassa sulla casa, addirittura aumentata".

La 'deadline' e' quella del 2 ottobre, quel giorno chi ha ribadito la fiducia al governo ha sancito anche la netta separazione tra la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e l'azione dell'esecutivo. Ecco perche' a palazzo Chigi si ricorda piu' volte che i due piani vanno distinti, cio' che sta accadendo al Senato fa parte di normali fibrillazioni parlamentari ma nulla cambia. Nessun margine di intervento, dunque, sulla legge Severino, nonostante il fatto che l'ex presidente del Consiglio sia tornato a chiedere un passo avanti di Letta. E' fuori discussione, fanno sapere dalla sede del governo. Il Capo del governo resta ancorato alla valutazione fatta all'indomani di quel voto di fiducia: in quella occasione, al di la' dei numeri, "e' nata una nuova maggioranza politica". Quindi fiducia in Alfano e in quei parlamentari che hanno agito in nome della stabilita' e della continuazione della legislatura. Per il resto, e' la tesi, si tratta di giochi interni al Pdl e il governo ne resta fuori. L'esecutivo, viene ribadito, andra' avanti in ogni caso, anche se Berlusconi decidesse di rompere.

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