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Politica
Deroga per Raggi? Un alibi, l’obiettivo è il terzo mandato parlamentare
Lapresse

L’annosa questione del vincolo del doppio mandato torna prepotentemente sulla scena in casa M5s. Ma stavolta è diverso dai dibattiti che sul tema si sono ripetuti pure abbastanza ciclicamente e che hanno col passare del tempo visto affievolirsi l’intransigenza anche solo rispetto all’idea di sollevare il tema. Nel Movimento che ha mutato pelle tante volte, dal suo arrivo in Parlamento prima e dall’approdo al governo poi, c’è la consapevolezza, come racconta ad Affaritaliani.it un parlamentare di lungo corso sotto promessa di anonimato, “che adesso è diverso. Si arriverà ad una decisione definitiva. Anche perché l’occasione è ghiotta. Le comunali a Roma l’anno prossimo sono un alibi pazzesco per cambiare la regola contenuta nel Codice etico M5s. E non certo per fare un favore a Virginia Raggi”.
Tesi confermata da un altro insider M5s che, senza giri di parole, dice al nostro giornale: “La deroga al vincolo del secondo mandato per i sindaci? Non scherziamo, è solo un grimaldello per dare il là al terzo mandato per i parlamentari ‘a fine carriera’”. Insomma, il sindaco di Roma, come del resto il primo cittadino di Torino Chiara Appendino, sarebbero solo teste d’ariete. Il giusto pretesto per mandare in soffitta una regola aurea del Movimento. Un tabù già violato, a dire il vero, con l’introduzione del mandato zero per gli eletti consiglieri comunali. In barba alle parole di Gianroberto Casaleggio, fermo sostenitore della tesi secondo cui “ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli”. “La tempistica con cui si si è riproposto il tema - racconta un deputato M5s - è importante. Ma c’è dell’altro”. Che cosa? “La strategia messa in atto fino a ora: prima le parole di apertura pronunciate da Vito Crimi e poi il caffè Raggi-Di Maio. Le considerazioni da fare sono due: per prima cosa nessuno crede che il capo politico reggente abbia aperto alla possibilità di una deroga al secondo mandato in solitaria. Senza consultarsi con Di Maio. E poi c’è l’incontro a stretto giro tra il ministro degli Esteri e il sindaco della Capitale. Per quanto si possa negare che il tema sia stato affrontato, l’effetto desiderato è stato prodotto e cioè suscitare il battito sulla questione”. Tuttavia, mai come stavolta il boccone amaro sarà difficile da mandare giù: “A parte i parlamentari alla seconda legislatura, anche ai più duri e puri, infatti, fa gola un terzo mandato, tra i neoeletti di Camera e Senato e tra i consiglieri che vorrebbero candidarsi in Parlamento, il malumore è forte ed è crescente. Senza considerare, poi, che una proposta del genere risulta indigeribile se imposta dall’alto”. Ed è su questo che diverse fonti parlamentari M5s contattate da Affaritaliani.it sono d’accordo: “Non ci si può alzare al mattino e cambiare le regole in corsa. E, inoltre, Crimi, da reggente, non è titolato a farlo. Già abbiamo rimandato l’elezione del capo politico e gli Stati generali. Ora basta. Il vincolo del secondo mandato è un tema serio, va discusso in maniera ampia e articolata a tutti i livelli del Movimento. Solo dopo - avvertono - si può sottoporre la questione a un voto su Rousseau”. “Il bubbone - racconta un altro eletto M5s - è destinato ad esplodere. E nel mirino finirà proprio questa tattica utilizzata da Di Maio. Che i suoi rapporti con Raggi non siano mai stati idilliaci è sotto gli occhi di tutti. Guarda caso, ora la difende. Ma non sarà che sta cercando solo di allargare i suoi consensi per ripresentarsi da capo politico con più forza? D’altronde, l’attuale ministro degli Esteri solo formalmente ha fatto un passo indietro, di fatto rimane lui il capo politico ombra. E’ lui che ha deciso le candidature, ha assegnato i ministeri e scelto la comunicazione”. Alle viste, tra l’altro, aggiunge, “a parte Alessandro Di Battista che è un competitor naturale, altri contendenti ufficiali non ce ne sono”. Però magari Paola Taverna potrebbe lanciarsi nella corsa? “Se così fosse, con la mossa di incontrare Virginia Raggi, Di Maio si è portato avanti. Ma comunque, anche Taverna si lancerebbe solo dietro avallo dello stesso Di Maio. Il M5s di oggi è a sua immagine e somiglianza. Ecco perché - conclude - servono gli Stati Generali”.

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