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Politica
“Draghi farà la sintesi programmatica. Non è tempo di ‘contratti’ di governo"
(fonte Lapresse)

“La realtà a volte coincide con i migliori desideri”. Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, esordisce così al telefono con Affaritaliani.it di fronte all’ipotesi, di ora in ora più concreta, che nasca un governo a guida Mario Draghi. L’ex sottosegretario agli Esteri, d’altronde, in tempi non sospetti, proprio col nostro giornale, bocciando in maniera secca l’operato dell’esecutivo Conte due, auspicava "l’arrivo di un ‘Drago’ al governo”.

Della Vedova, se, come pare, prenderà forma un esecutivo tecnico-politico, come farà +Europa, da sempre su posizioni anti-sovraniste e anti-populiste, ad appoggiare Draghi qualora nella compagine di governo entrasse anche la Lega?
Già prima che si affacciasse l’ipotesi Draghi, noi chiedevamo con forza un governo guidato da una personalità di alto profilo europeista. E’ evidente, quindi, che dare l’appoggio a un esecutivo a guida Draghi, con la formula che ha usato il presidente della Repubblica nel conferirgli l’incarico, non sarà un problema per noi. Il presidente incaricato, infatti, incarna al meglio le potenzialità delle istituzioni europee. E’ più facile, casomai, che si riveli un problema per altri…

Dall’alt del Pd Marcucci alla Lega ai distinguo sui contenuti di Salvini (Quota cento piuttosto che il reddito di cittadinanza), secondo lei, stanno sbagliando le forze politiche a porre paletti, ignorando che quello che dovrebbe nascere è un governo di emanazione presidenziale?
Io trovo comprensibile che nel confronto con il presidente incaricato si pongano temi giudicati prioritari. Noi, per esempio, abbiamo fatto le nostre proposte, ma ci siamo impegnati sin d’ora ad appoggiare la sintesi programmatica che Draghi farà e credo che gli altri partiti farebbero bene a fare lo stesso. C’è un confronto, poi la sintesi la farà Draghi. Punto. Si sostiene insieme quel presidente con quel programma che, immagino, non sarà un’enciclopedia Treccani.

Ecco, forse proprio un programma con un perimetro ben circoscritto potrà agevolare il sostegno a Draghi. Che ne pensa?
Penso che tutti, partiti più piccoli e più grandi, siamo chiamati a fare uno sforzo. E’ evidente, d’altronde, che non è questo il momento per contratti di governo come poteva esserlo in un’altra fase della legislatura. Il presidente della Repubblica ha fatto una scelta chiara. Ma dico ciò anche perché sono certo che Mario Draghi proporrà una sintesi programmatica aderente a esigenze e priorità dell’Italia.

Un governo tecnico, è vero, potrebbe avere una maggioranza numericamente meno ampia, ma con l’ingresso dei politici nell’esecutivo, Draghi non corre il rischio di finire risucchiato nelle dinamiche partitiche?
Anche su questo Draghi farà le sue valutazioni. Peraltro, costituzionalmente insieme al presidente della Repubblica che nomina i ministri, appunto, su indicazione del presidente del Consiglio. Troveranno la formula in grado di garantire una solida maggioranza e una capacità di portare avanti il programma che verrà definito.

Insomma, lei è ottimista.
E’ l’ottimismo anche della volontà e del buon senso. Perché sarebbe complicato per la politica sprecare l’occasione che ha davanti. Che non è l’occasione per fare un passo indietro, ma per farne uno avanti e dimostrare che si apre una fase nuova. Per quanto mi riguarda, questa sarà anche la fase in cui, con il sostegno a Draghi, la politica italiana smetterà di dividersi tra chi è contro l’Europa e chi è a favore.

Chi parla di politica commissariata, dunque, sbaglia?
La politica con queste maggioranze parlamentari ha fallito. E’ sotto gli occhi di tutti. Ora ci sono due opzioni: o si vota in una situazione complicata o si sceglie, ma saranno sempre le forze politiche a farlo - e confido che sceglieranno per il meglio –, di dar vita a un governo forte e autorevole. Non ci sono, infatti, governi non politici. Quanto alla composizione della squadra, poi, non è prescritto in nessun articolo della Costituzione che i ministri debbano avere un curriculum piuttosto che un altro. La politica, quindi, non è commissariata. Anzi, può decidere di aprire un’ottima pagina con il governo Draghi.

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