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Politica
Draghi, Zingaretti apre a confronto. Ira Pd su Renzi: "Rottura inspiegabile"

Zingaretti: "Aperti al confronto"

"Abbiamo fatto davvero di tutto per ricostruire una maggioranza, in un momento difficile. Il presidente Mattarella, che ringraziamo, con la sua iniziativa ha posto rimedio al disastro provocato dalla irresponsabile scelta della crisi di Governo. Da domani saremo pronti al confronto per garantire l'affermazione del bene comune del Paese". Lo scrive su Facebook il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti. 

Pd furente con Renzi

Di nuovo. Dopo meno di un mese da quel 13 gennaio, il Pd si trova a dover parlare di nuovo di "rottura inspiegabile". Rottura da parte di Matteo Renzi. Era successo il 13 gennaio, dopo che si era tentato il tutto per tutto per riavvicinare Renzi e Giuseppe Conte, ma il leader di Iv ritirò comunque le ministre. E' successo di nuovo oggi. Dopo che il Pd aveva dato un'altra possibilità al senatore di Rignano. Nel rimpallo delle accuse, Iv dice che la trattativa sul Conte ter è saltata per i "niet degli ex-alleati di maggioranza". Per il Pd le cose stanno in modo opposto. E quello che resta a sera è che la linea su cui tutti i dem avevano dato mandato al segretario Nicola Zingaretti -quella di tentare la possibilità di ricostituire una maggioranza con Iv attorno a Conte- è fallita.

Certo, per colpa di Renzi. Ma di fatto da stasera si apre uno scenario che i dem non avevano perseguito come piano A per uscire dalla crisi. E anche la possibilità accarezzata da alcuni nel Pd -quello del voto anticipato- è stata tolta dal tavolo, con motivazioni argomentate, dal presidente Mattarella. E' attesa una Direzione in cui, come spiega Andrea Orlando, "faremo le nostre valutazioni". Sembra difficile che il Pd non sosterrà la proposta del capo dello Stato su Mario Draghi. E in tarda serata arriva un post del segretario Nicola ZINGARETTI: "Da domani saremo pronti al confronto per garantire l'affermazione del bene comune del Paese". E aggiunge: "Abbiamo fatto davvero di tutto per ricostruire una maggioranza, in un momento difficile. Il presidente Mattarella, che ringraziamo, con la sua iniziativa ha posto rimedio al disastro provocato dalla irresponsabile scelta della crisi di Governo".

Ma certo a sera i dem sono scossi. La giornata era iniziata con un mood diverso. Trattativa in salita, per carità. Ma c'era una trattativa e l'impressione che, pur tra mille difficoltà, rilanci di Renzi, giochini e veline, alla fine ci fosse una possibilità per il Conte Ter. Il tutto è naufragato nel pomeriggio con la fumata nera nel faccia a faccia tra i big con Renzi, Dario Franceschini, Vito Crimi e Roberto Speranza. La conferma poi nell'ultimo giro del presidente Fico prima di salire a Colle. Lì si è avuta la conferma che il Conte Ter non c'era più. E insieme salta anche lo schema di un'alleanza con i 5 Stelle con l'avvocato a fare da punto di equilibrio.

Orlando: "Non basta dire 'viva Draghi', bisogna affrontare i nodi"

"Renzi aveva fatto richieste sugli assetti di governo e poi è arrivata la rottura inspiegabile". hanno commentato a caldo dal Pd. "Nonostante la disponibilità della maggioranza ad accogliere Iv nel governo, Renzi ha deciso di rompere. Iv non può pretendere di scegliere i ministri degli altri partiti". Una rottura, si specifica, "non solo con Conte ma con gli alleati". E la motivazione la dà Orlando in tv: l'esito della trattativa, dice, conferma quanto aveva il vicesegretario del Pd aveva detto dopo il primo strappo di Renzi. Ovvero, scelte -quelle del leader di Iv- che seguono un preciso disegno politico: sfasciare il centrosinistra e il Pd.

"Probabilmente Renzi riteneva che questa formula e questa alleanza non era preferibile, voleva altre alleanze, ha trovato il modo per provare a costruirne altre. Secondo me è un errore enorme. Ho sempre pensato fosse questo l'obiettivo di Renzi fin dall'inizio, ma fino all'ultimo ho lavorato perché ci fosse la controprova. Purtroppo i fatti non mi hanno smentito". Ora si apre uno scenario nuovo e i capigruppo dem, Marucci e Delrio, escono per ringraziare il presidente Mattarella "per la sua saggezza". Un apprezzamento condiviso da Orlando che però in tv avverte che comunque l'uscita dalla crisi non sarà semplice.

"Raccogliendo la spinta che viene dal presidente della Repubblica, da un lato bisogna riconoscere che si tratta di un fallimento della politica, ma anche che i nodi politici non sono sciolti con la scelta del nome, perchè la gestione del Recovery implica una serie di scelte di carattere politico molto importanti". E aggiunge: "Draghi? Una grande personalità è un punto di partenza importante ma non risolutiva se non c'è una maggioranza che può accompagnare un percorso politico".

"Il Parlamento di oggi e' piu' complicato di quello in cui si insedio' Monti. E' fuorviante pensare che la qualita' e la forza indubbia del nome" di Mario Draghi "possa risolvere tutti i problemi", "serve convergenza su un programma che indichi un'agenda di riforme che trovi sintonia nel paese, non basta la competenza. Non basta dire 'e' arrivato Draghi viva Draghi', bisogna dargli una mano per affrontare questi nodi". Conclude il vice segretario del Pd, Andrea Orlando.

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