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Politica
Parigi come Roma. Macron come Draghi. Il carisma non è sufficiente

Francia, Bruno Le Maire è tra i candidati in pole position per Matignon


Parigi come Roma: due ex banchieri, seppure stimati, come Draghi e Macron, non riescono a frenare il malcontento e la ribellione, soprattutto nelle immense periferie delle grandi città. Crescono i consensi alle forze nazionaliste e populiste. In Italia, quello della Meloni è il primo partito virtuale, in Francia il successo storico della Le Pen, amica di Salvini, consente  all’estrema destra di tallonare, da vicino, il “parolaio rosso”, Jean-Luc Mélenchon, che abbaia contro Macron, ma non sarà, come aspirava, il nuovo primo ministro.

E il 54% dei francesi non è andato a votare..

E non soltanto per colpa del terribile, anzi…Macro(n)caldo ! 

È sempre più diffusa la sfiducia nei confronti dei teatrini, di Roma e Parigi, della politica.

Emmanuel Macron ha davanti una sola strada per confermare l'assetto europeista del suo nuovo mandato: l'alleanza con i Républicains di Valérie Précresse, che sono divisi sull’imbarco con le truppe marconiste.

 En Marche e i neo-gollisti disporrebbero di 302 seggi contro i 238 dei populisti di sinistra e di destra. 

Il responso elettorale ha consegnato all’inquilino dell’Eliseo una situazione complicata : è senza maggioranza assoluta ed in gravi difficoltà per tentare di far passare le riforme, in primis l’aumento dell’età per riscuotere le pensioni.

Non è la prima volta, visto che già il socialista François Mitterrand, negli anni Ottanta, sperimentò la coabitazione, nominando primo ministro il gollista Chirac, dopo la disfatta dei socialisti alle legislative. Con Michel Rocard, primo ministro di François Mitterrand, dal 1988 al 1991, i socialisti andarono avanti, senza maggioranza. E Rocard: convinse, dialogò, non lasciò nulla di intentato. Riuscirà a farlo l’algido è superbo Macron, l’allievo prediletto dell’ex premier ?

La prima ministra pro-tempore, Elisabeth Borne, eletta all’Assemblea, ha lanciato un appello all'unità per "costruire una maggioranza d'azione" per il Paese, ipotizzando "compromessi" per tenere la rotta”. 

L’alleanza di sinistra, sotto la bandiera di Nupes (LFI, PS, EELV e PCF), è riuscita a diventare la principale forza di opposizione nell'Assemblea nazionale, con 142 seggi. Alle sue spalle, il RN di Marine Le Pen, che ha ottenuto un successo storico alle legislative: 89 seggi. Nel 2017 il Fronte nazionale aveva ottenuto solo otto deputati.

La République en Marche, il partito di Macron, solo cinque anni, fa aveva preso, da solo, più di 300 parlamentari, mentre in questa tornata se ne deve accontentare di meno della metà. Senza contare che, nelle urne, sono stati trombati ben tre ministri, appena scelti del capo dello Stato: la ministra della Transizione Ecologica, Amélie de Montchalin, quella della Salute, Brigitte Bourguignon, e quella

 degli Affari marittimi, Justine Bénin. Sconfitti anche altri due volti simbolici del macronismo: il presidente dell’Assemblea Nazionale, Richard Ferrand, e il capogruppo di En Marche in Parlamento, Christophe Castaner. Ce l’hanno fatta, invece, la premier Elisabeth Borne e al fotofinish anche il ministro degli Affari europei, Clément Beaune. 

Per prima cosa, ci sarà un rimpasto: i ministri, che hanno perso, l’aveva detto Macron settimane fa, non guideranno i dicasteri.

Poi si dovrà aggiustare il programma e capire chi può sostenere i progetti di riforma del capo dello Stato. Per dirla con il ministro delle Finanze Bruno Le Maire, tra i candidati in pole position per Matignon , “La Francia non è ingovernabile, ma ci vorrà molta immaginazione per agire”.

 

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    elezioni francia elezioni italia





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