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Politica
Ex Ilva, il sindaco di Taranto vs Urso: "Spieghi la retromarcia dello Stato"
(foto Ipa)

Ex Ilva, il sindaco di Taranto: "Urso spieghi la retromarcia dello Stato"

"La città di Taranto e ogni contribuente italiano meritano di sapere subito dal ministro Adolfo Urso cosa ne è stato delle ingenti risorse pubbliche impegnate quest'anno per Acciaierie d'Italia e che avrebbero dovuto sostenere l'aumento di quote e di controllo da parte dello Stato nello stabilimento siderurgico". Lo dichiara il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, circa il nuovo accordo che per Acciaierie d'Italia, ex Ilva, si profila tra ArcelorMittal e Stato, con quest'ultimo che non sale più in maggioranza nella società.

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"Ci dica, infatti - dichiara il sindaco - a cosa è dovuta questa improvvisa accondiscendenza verso l'atteggiamento di un privato come ArcelorMittal, che ha dimostrato sin qui di essere interessato solo a speculare sull'acciaio italiano, che solo altrove sta investendo nella transizione tecnologica, che continuamente crea danni incalcolabili al sistema economico, al mondo del lavoro e alla qualità della vita tarantini".

"Viene da ridere amaramente - prosegue il sindaco di Taranto - quando si pensi che per vicende utili al ristoro e ad un futuro alternativo della città di Taranto, per esempio i Giochi del Mediterraneo, ancora non si vedono all'orizzonte le risorse autorizzate, nè l'adeguamento della provvista promesso dal suo collega di Governo, Raffaele Fitto". Per il sindaco di Taranto, "il ministro Urso deve cortesemente prendersi la responsabilità morale e istituzionale di spiegare chiaramente ai cittadini ionici e pugliesi cosa ne è stato dell'accordo di programma sulla prospettiva dell'ex Ilva".

Ex Ilva, i sindacati: "Nel 2023 record negativo di produzione"

"Quest'anno la gestione batterà il record dello scorso anno, producendo meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio contro i 4 milioni scritti in procedura di cassa integrazione straordinaria". Lo dicono sull'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. Le sigle parlano di "minimo storico di produzione mai raggiunto dalla nascita dell'ex Ilva" e sostengono che "tale dato è facilmente riscontrabile. Il 2022 è infatti stato l'anno dei record negativi di produzione: circa 3 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio contro i 5 milioni e 700mila tonnellate promessi dall'amministratore delegato fino a giugno 2022". "Nei prossimi giorni - si dichiara - verrà convocato dalle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm il coordinamento nazionale unitario delle rsu di tutti gli stabilimenti del gruppo ex Ilva per decidere le ulteriori iniziative da mettere in campo".

Ex Ilva, ancora scontro sulla nazionalizzazione di "Acciaierie d'Italia". Urso, Fitto, Bernabè e...

Da una parte c'è Adolfo Urso, il ministro delle Imprese e del Made in Italy che continua a parlare di "nazionalizzazione" dell'ex Ilva. Dall'altra c'è il collega di governo e di partito, il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto che, da sempre, si dichiara fortemente contrario allo Stato in maggioranza nell'ex Ilva.

Ma è probabile che a decidere sarà Fitto, per cui lo Stato non andrà in maggioranza: Invitalia, al contrario di quanto deciso in precedenti accordi, non aumenterà (dal 2024, ma si era pensato anche a un anticipo al 2023) la partecipazione in Acciaierie d'Italia dall' attuale 38 al 60%, con conseguente cambio di governance. Attualmente il ceo è espresso dai privati — Lucia Morselli — e il presidente — Franco Bernabè — dal pubblico. Entrambi sono finiti nel mirino dei sindacati.

Del presidente sono state chieste le dimissioni, tanto che Bernabè ha dato al governo la disponibilità a farsi da parte, non ancora formalizzata in lettera di dimissioni in attesa di risposte dagli azionisti sulla ricapitalizzazione; e la ceo è stata oggetto di una campagna dei sindacati portata avanti con manifesti 6x3 affissi a Taranto che la rappresentano con accanto una medaglia e la scritta "peggiore gestione di sempre"

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