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Politica
Giachetti attacca D'Alema fondatore del Pd

Roberto Giachetti è un simpatico ragazzo romano, abbastanza scapestrato e anche radicale.

Barba sempre di diversi giorni, finta trasandatezza molto radical chic, buona conoscenza di come gira il mondo e delle norme parlamentari di cui è esperto imbattibile.

Da qualche tempo ce l’ha con uno dei Padri Fondatori non dell’America ma del suo partito, e cioè il Pd.

Diciamo subito che è comprensibile che un libertario renziano, giustamente attento a tante battaglie per i diritti civili, ce la possa avere un po’ su con un politico che è stato -almeno da giovane- convintamente comunista. Due visioni del mondo diverse, anzi per molti versi antitetiche, che sono state fuse senza troppi complimenti e a freddo in quella amalgama alchemica che è appunto il Partito Democratico.

È ovvio che poi la naturale ruvidezza caratteriale di entrambi sia buon lievito per le polemiche.

I due non si amano, basta guardare questo video di un incontro moderato da Mentana del 2016 ad una Festa dell’Unità per capire che si è oltre il politico e cioè nella polemica personale:

https://www.youtube.com/watch?v=cRxcQ_ru_Gg

Sta di fatto che Giachetti ora proclama che D’Alema è uno “scappato di casa”, una sorta di debosciato politico, che dice e fa cose strane, non più in sintonia con quello che fu l’Ulivo di prodiana memoria. Già, Romano Prodi. È questo il fantasma, il convitato di pietra che si aggira in ogni manifestazione, in ogni riunione, in ogni iniziativa del Pd.

Colui il quale fece il miracolo della succitata fusione della sinistra democristiana con gli eredi del Partito Comunista.

Ma l’attacco di Giachetti a D’Alema è stato determinato dall’endorsement che l’ex premier ha fatto -in una intervista a La Stampa- a Nicola Zingaretti per le primarie del Pd e che ha mandato su tutte le furie Matteo Renzi.

Certo la fuoriuscita dei padri fondatori, tra cui appunto D’Alema, non è stata indolore, ma ora sentire dire Giachetti che “una cosa sono Veltroni e Prodi” e una cosa è D’Alema sa tanto di bassa ripicca politica, fomentata da rancori pregressi.

Poi D’Alema c’ha certamente messo del suo, non percependo la reale portata dell’ondata populista giallo - verde che l’ha spazzato via come uno tsunami, insieme ad un’intera classe dirigente.

Non una parola d’autocritica, non un moto di ravvedimento, ma anzi un sospetto riavvicinamento a posizioni di sinistra dopo che per anni ha rappresentato l’ala di “destra” del Pd.

In ogni caso, le primarie del Pd, lungi dal rivelarsi quel rito democratico tanto propagandato sta diventando l’ennesimo momento di divisione e di polemiche

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