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Politica
Gli ex M5s verso un gruppo unico alla Camera. ESCLUSIVO

Mentre il Movimento cinque stelle è ancora alle prese con una ristrutturazione interna che stenta a decollare, ostacolata anche dalle beghe legali, c’è fermento nella galassia dei fuoriusciti ed espulsi M5s. Che per ora marciano divisi ma che hanno in animo di “colpire uniti”. E cioè di costituire un gruppo parlamentare, almeno alla Camera. Al Senato, infatti, in base al Regolamento, per poterlo fare occorre un simbolo che abbia partecipato alle precedenti competizioni elettorali. I contatti, comunque, sono frequenti, soprattutto tra gli ex che hanno votato no alla fiducia a Draghi e che ancora sono in ordine sparso nel Misto delle due Camere. Ma non mancano i rapporti neppure con quella pattuglia di ex che invece si è mossa subito e ha dato vita ad una componente in entrambi i rami del Parlamento. E cioè con “Alternativa c’è”, che ha tra i suoi promotori i deputati Pino Cabras, il presidente Andrea Colletti e il tesoriere Raffaele Trano. Al momento conta 14 aderenti, dopo che la settimana scorsa Laura Paxia ha formalizzato il suo addio. Ma a giorni dovrebbero tornare a quota 15. Come apprende Affaritaliani, infatti, l’ex M5s Jessica Costanzo sarebbe pronta ad aderire.

Sempre nel Misto della Camera, però, si sta lavorando per dare vita anche ad una nuova componente. Da che numeri si parte? Una fonte vicina al dossier spiega al nostro giornale: “Siamo in otto, tutti espulsi dal Movimento dopo aver votato no al governo Draghi, ma presto dovremmo arrivare a 11, se non addirittura a 12”. Per ora, quindi, si marcia divisi. Eppure, facendo di conto, i numeri ci sarebbero per andare al di là dei sottogruppi. Solo guardando a tutti gli eletti che si sono dissociati dalla linea del M5s sul governo si arriva, per esempio, a un totale di 21 deputati e 15 senatori. Il problema, dunque, è trovare un punto di caduta. Già nelle scorse settimane era stata proprio l’ex ministra del Sud Barbara Lezzi a dire ad Affari: "Stiamo lavorando ad un altro soggetto politico”. Bene, a che punto è il progetto? Perché non decolla l’operazione?

I problemi sul tavolo sono diversi. A cominciare dalla leadership per la quale diverse voci darebbero l’attuale presidente della commissione Antimafia Nicola Morra in pole position. Tra l’altro, non il solo nome di peso che farebbe parte del futuro gruppo. Tra i big espulsi, infatti, ci sono appunto l’ex ministra Lezzi e l’ex sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa. Una fonte vicina ai tre, però, dice ad Affari che “nessuno di loro ha al momento queste aspirazioni. L’importante è individuare una persona di valore. E poi ci sono tante donne valide per poterlo ricoprire”. Ma il nodo leadership, al di là delle rassicurazioni di facciata, resta. “Molti – è quello che dicono al nostro giornale – sono ancora scottati dall’esperienza della leadership nel Movimento”. Una tesi che conferma ad Affari il tesoriere di “Alternativa c’è” Trano: “E’ vero che siamo rimasti un po’ traumatizzati da un leader come Di Maio. Chi l’ha mai visto, tra l’altro. Io comunque sono dell’avviso che un leader sia un valore aggiunto, sebbene al momento l’orientamento prevalente sia quello della democrazia orizzontale”.

Un altro scoglio difficile da superare è poi la scelta del nome. Qui l’amalgama si fa più difficile. Fino a un mese fa paradossalmente “poteva non essere un ostacolo – spiega Trano -. Ora ci si è fossilizzati un po’ troppo”. C’è insomma una certa resistenza, se non gelosia, da parte di Alternativa c’è. “Anche perché – raccontano – noi abbiamo già un percorso avviato, con tanto di staff e battaglie messe in campo. Al contrario di altri che hanno avuto dei tempi di reazione più lunghi. Magari aspettando di essere richiamati da Conte o di potersi candidare per il direttivo”.
Come se ne esce, allora? Secondo Trano, per esempio, “si può ipotizzare anche un gruppo che abbia momentaneamente due nomi”. Ipotesi bocciata dagli ex sparsi nel gruppo Misto: “Che senso ha - è il ragionamento -? Se si decide di costituire un gruppo, si lavora tutti insieme per definire nome, manifesto e obiettivi”.

Tirando le somme, la prospettiva di una iniziativa comune c’è, i tempi però non sono affatto maturi. I parlamentari al lavoro sul progetto, comunque, sono fiduciosi. Ma soprattutto almeno d’accordo su un punto: “Questo gruppo s’ha da fare”.  Per dirla con Colletti: “Io sono dell’idea che un gruppo vada costituito, a prescindere dall’obbligo dettato dai regolamenti. Non ha senso, infatti, non trovare un punto di caduta dopo essere stati insieme per anni nel Movimento”. Lo stesso Trano conferma che “la volontà di stare insieme c’è. Certo, ci sono differenze di vedute sulle modalità e la linea da seguire, ma credo che arriveremo a dama”. Pure l’ex sottosegretario Villarosa, infine, parla del progetto di dar vita a un gruppo come di “un obiettivo da raggiungere. Anzi – dice ad Affari– è l’obiettivo più lungimirante che possiamo darci. Ma non vogliamo farlo di fretta: le cose vanno costruite per bene”. Con che tempi, allora? “Nei prossimi mesi”.

Proprio i prossimi mesi, tra l’altro, possono diventare cruciali per tutti gli espulsi dal M5s. Alessandro Di Battista, si sa, dovrebbe sciogliere la sua riserva. A settembre dirà cosa vuole fare. Intanto, però, con molti ex M5s i rapporti sono frequenti, se non quotidiani. Non solo, ma Dibba continua a non far mancare loro il suo appoggio. Come è accaduto il 19 maggio scorso quando l’ex deputato ha sostenuto i quattro senatori di “Aternativa c’è” che avevano occupato l’Aula di Palazzo Madama protestando contro la decisione di negare alla componente il diritto di parola in dissenso dal gruppo Misto.

 

 

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