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Politica
Governo crisi, elezioni all'inizio del 2020. 'Bomba' su governo (e su Renzi)

Per ora siamo solo alle minacce. Minacce di far cadere tutto e di tornare alle urne all'inizio del 2020 con lo scioglimento anticipato delle Camere a gennaio subito dopo l'approvazione da parte del Parlamento della Legge di Bilancio. Nicola Zingaretti, che ad agosto voleva le elezioni e che inizialmente era contrario alla riproposizione di Giuseppe Conte presidente del Consiglio, è ora l'alleato numero uno del premier.

Nel segno della stabilità, dello stop alle polemiche e della collaborazione con l'Unione europea. Di fronte alle quotidiane spine nel fianco di Di Maio (che poi ha vinto la partita sul carcere per i grandi evasori e quindi ha sotterrato l'ascia di guerra) e soprattutto di Renzi, il segretario dem ha creato in pochissime settimane un rapporto privilegiato e speciale con l'ex Avvocato del popolo. Ufficialmente Zingaretti dichiara di non pensare al ritorno alle urne ma dietro le quinte, raccontano i soliti ben informati, studia una sorta di piano B per conquistare la leadership del nuovo Centrosinistra allargato ai 5 Stelle e liberarsi allo stesso tempo di Italia Viva.

Anche se domenica prossima in Umbria a prevalere dovesse essere il Centrodestra, nei voti di lista il Pd punta a superare nettamente i pentastellati in modo tale da certificare nei fatti quanto già accaduto alle Europee del 26 e cioè che, nonostante la scissione renziana, tra le forze di maggioranza in termini di voti quella principale è il Pd. Portato a casa questo risultato e forte del rapporto stretto con Conte, viste anche le incomprensioni tra il premier e il ministro degli Esteri (con il M5S ormai diviso tra lealisti e dissidenti), il segretario dem valuterà nelle prossime settimane (in base soprattutto all'andamento in Aula del dibattito sulla manovra) se e come arrivare allo showdown.

In molti pensano che sia il senatore di Rignano a poter far cadere l'esecutivo e invece la realtà - come spiegano diverse fonti - non ha alcun interesse a provocare la crisi, visti gli ultimi sondaggi che danno Italia Viva inchiodata tra il 3,5 e il 5% e vista la legge elettorale non ancora interamente proporzionale. A forzare la mano - e non a caso continua a ripetere ogni volta di abbassare i toni e smettere di litigare - potrebbe proprio essere Zingaretti dichiarando, dopo l'ok alla Legge di Bilancio, avendo messo in salvo il Paese dall'aumento dell'Iva, la fine dell'esperienza di governo e della legislatura. Con l'obiettivo di andare al voto con il Rosatellum e senza il taglio dei parlamentari, che non sarebbe ancora in vigore, in modo tale da poter accontentare molti più appetiti.

Fuori Italia Viva e dentro il M5S in una specie di patto civico nazionale (d'altronde i pentastellati da soli avrebbero pochissime chance) che candidi Conte a Palazzo Chigi. Un modo anche per tarpare le ali a Di Maio e strappare al presidente del Consiglio (che potrebbe anche lanciare una propria lista all'interno della coalizione) i galloni dei 5 Stelle. Il nuovo Centrosinistra Zingaretti-Conte se la giocherebbe nelle urne con la destra sovranista di Salvini-Meloni-Berlusconi allargandosi probabilmente ai Verdi (che comunque valgono un 2%), ai Socialisti, a Più Europa e forse anche ad altri movimenti come quello di Carlo Calenda e Matteo Richetti. Insomma, l'ipotesi crisi ed elezioni anticipate all'inizio del prossimo anno c'è, ma non per opera di Renzi. Anzi, contro Renzi.

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