Governo, Draghi premier anche dopo il voto (con Pd-M5S o con la destra) - Affaritaliani.it

Politica

Governo, Draghi premier anche dopo il voto (con Pd-M5S o con la destra)

Di Alberto Maggi

Governo, retroscena di agosto agita il Palazzo. Ipotesi proporzionale, decisivo il centro (anche per la partita del Quirinale)

Tutti tranne Giorgia Meloni. Fonti parlamentari, nel primo giorno di vacanza per molti deputati, spiegano così lo scenario dei prossimi mesi sulla legge elettorale. Tutti tranne Fratelli d'Italia hanno l'interesse a convergere verso un sistema proporzionale con sbarramento al 4 o 5% (modello tedesco) e le preferenze al posto delle liste bloccate. Il Movimento 5 Stelle ha presentato proprio questo tipo di riforma con Giuseppe Brescia in Parlamento ed Enrico Letta (e quasi tutto il Pd) ha ormai accantonato il ritorno al Mattarellum (collegi elettorali per il 75% dei seggi) e si è riposizionato sul sistema proporzionale.

Forza Italia ha tutto l'interesse, soprattutto ora che i sondaggi segnalano una piccola ripresa, a una legge elettorale che consenta a Silvio Berlusconi di giocarsi la partita in autonomia per poi far valere i propri voti in Parlamento dopo le elezioni. Nella Lega, spiegano fonti Dem e azzurre, Giancarlo Giorgetti e altri moderati del Carroccio (da Luca Zaia e Massimo Garavaglia) hanno capito che con l'attuale Rosatellum sarà difficilissimo trovare un accordo con Meloni sui collegi elettorali (Fratelli d'Italia vorrebbe il 40-45% dei seggi, stesso numero della Lega, lasciando quello che resta a Forza Italia e ai partiti minori come l'Udc) e, quindi, meglio giocarsela direttamente con il proporzionale, magari con una lista unitaria con Berlusconi se andasse avanti il progetto di federazione/partito unico.

Resta da convincere il segretario Matteo Salvini, spiegano sempre fonti parlamentari, che potrebbe cedere e aprire al proporzionale sia per evitare tensioni con Meloni sia per poter giocare una campagna elettorale più identitaria. Al centro, Italia Viva di Matteo Renzi, insieme a Più Europa e Azione di Carlo Calenda, hanno tutto l'interesse a una riforma elettorale che consenta loro di costruire un mini-polo centrista che possa poi provare a essere l'ago della bilancia dopo il voto. Resta, ovviamente, l'opposizione di FdI, che potrebbe accettare il proporzionale solo in cambio di un premio di maggioranza per il primo partito (o coalizione). In questo quadro l'attuale situazione è abbastanza cristallizzata. Il Pd spera di superare il 20% alle Comunali di ottobre e se il M5S confermasse un 16-17% il Centrosinistra partirebbe da un blocco che sfiora il 40%.

Lega e Fratelli d'Italia, numeri alla mano, sono anche loro attorno al 40%, forse leggermente sopra. Ed è quindi evidente che la partita delle prossime elezioni, così come quella del presidente della Repubblica nel 2022, si gioca al centro. Con il proporzionale sia Berlusconi sia Renzi potrebbero appoggiare gli uni o gli altri a seconda di diverse variabili politiche. Una su tutte quella di riproporre Mario Draghi a Palazzo Chigi, nel caso in cui per il Quirinale si vada alla rielezione di Sergio Mattarella o al difficile accordo su un altro nome. Scenari e ipotesi, ma non così lontani dalla realtà. Con il sistema proporzionale, in sostanza, Draghi potrebbe essere di nuovo premier sia con una maggioranza Pd-M5S sia con una destra. Tutto dipenderà dai numeri delle urne e soprattutto dalle mosse delle forze di centro. Berlusconi e Renzi (ma non solo) in testa.