A- A+
Politica
Grillo attacca "Gigino a cartelletta". Di Maio e la finta intestazione di un mandato da Draghi
Luigi Di Maio (Lapresse)

Di Maio, Grillo all'attacco di “Gigino ‘a cartelletta”

E alla fine la maledizione del comico genovese è stata scagliata e come una folgore metallica ha centrato in pieno “Gigino ‘a cartelletta” che vive ore molto difficili dopo che l’imponente castello di potere che aveva costruito gli si è sfarinato lentamente tra le mani. Perché nel dramma (forse) palingenetico che stanno attraversando i Cinque Stelle un capitolo a parte è proprio per lui, per questo ragazzo di Pomigliano D’Arco, in realtà nativo di Avellino, adagiata nella conca circondata dai monti Picentini. Un ragazzo baciato dalla fortuna quando entrò giovanissimo in Parlamento a fare il vicepresidente della Camera nella precedente legislatura e poi vicepresidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro ed infine dei prestigiosi Esteri in questa.

Una carriera incredibile la sua, spinta dal turbo del populismo che non si mette a fare tante distinzioni e acchiappa chi c’è senza vagliarne il valore. E così uno sconosciuto ragazzo neppure laureato si è ritrovato ad interloquire con i potenti del mondo proprio durante la guerra ucraina. Famosa la frase che il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov gli appioppò: «La sua idea di diplomazia è viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala». Insomma quella di Di Maio sarebbe stata una degradante “diplomazia della tartina” che oltretutto ha danneggiato il prestigio estero dell’Italia.

Enrica Sabatini, compagna di Davide Casaleggio, era stata presaga e dopo la scissione l’aveva detto: “il vero obiettivo di Di Maio è arrivare alla Nato con Draghi”. Infatti Di Maio fa solo le mosse che gli convengono ed è guidato come una intelligenza artificiale maligna da un solo obiettivo: aumentare il suo potere per sé e per i suoi “cari”, come avrebbe detto Giulio Andreotti. Però il ragazzo ha fatto molto male i conti, ma non solo ora. Se si pensa al potere che aveva nel 2018 si rimane esterrefatti di quanto sia riuscito a perdere: vicepresidente del Consiglio, doppio ministro e capo politico, si era infine rifugiato nella prestigiosa ridotta valtellinese degli Esteri, alla Farnesina, Roma Nord, zona ricca e opulenta di Roma Capitale, dove aveva una villa anche Galeazzo Ciano, suo illustre predecessore in quel ministero dai meravigliosi marmi bianchi, soffice e vellutato come un abbraccio e che ora dovrà lasciare. Dicevamo degli errori. Il primo ed esiziale è stato quello di essersi contornato solo di amici campani, una gestione puramente familistica del potere. Si è blindato e non ha ascoltato più nessuno. E questo lo ha perso definitivamente. Di Maio ha fatto cadere il governo giallo – verde attaccando giorno e notte Salvini e la Lega per recuperare il consenso che se ne filava via meglio della sabbia da una clessidra, ed ora accusa il leader leghista della stessa cosa.

Gigino è uomo di destra, ce lo hanno confermato tante volte chi lo conosce molto bene, ma poi da vero trasformista si è “venduto” come uomo di sinistra quando c’è stato da fare il governo giallo – rosso. Ha perso il ruolo politico nel Movimento per incapacità organizzativa e per ristrettezza di vedute politiche e si è “accontentato” degli Esteri cominciando così a tessere una intricatissima ragnatela fatta di rapporti e conoscenze per un progetto ben preciso: quando tutto sarebbe finito uno strapuntino in qualche “ministero Nato” lo avrebbe alfin trovato. Ma le ultime carte se le è giocate peggio del solito: ha fatto una scissione inutile cercando la captatio benevolentiae del suo “capo”, Mario Draghi, ma non è servito a niente perché l’ex banchiere centrale è caduto lo stesso o meglio è voluto cadere, visto che la fiducia la poteva porre sulla mozione Calderoli del centro-destra invece che su quella Casini, ma questa ormai è acqua passata. Ora Di Maio, che è entrato nel mirino dell’Elevato, si trova veramente nei guai: gli sarebbe convenuto resistere qualche giorno in più nel Movimento (in tanto a lui va bene tutto) e invece ora si trova a zonzo come una povera lumachella senza guscio a pietire un posto per non tornare a “fare il bibitaro al San Paolo”, come tanti gli augurano nei memi virali sui social.

Cosa resta al povero Gigino ‘a cartelletta se non intestarsi un fittizio mandato di Mario Draghi per completare la sua fantomatica “agenda” riformatrice, europeista ed atlantica? Ed eccolo che, con questo caldo africano, si sbraccia e suda, immergendosi in arditissimi bagni di folla di cronisti senza mascherina presago del “celodurismo” che gli servirà da subito per una difficilissima campagna elettorale. Purtroppo per lui, però, ha fatto i conti senza l’oste, infatti il diretto interessato, e cioè il dimissionario premier Mario Draghi, non solo non ne sa niente di questo fantomatico mandato ma ha proprio detto di non invischiarsi ancora con la politica. Ed infatti, ricordiamolo, è lui che se è voluto andare, visto che la maggioranza nei due rami del Parlamento ce l’aveva e pure buona. Dunque Gigino ‘a cartelletta sembra essere il protagonista di quei film di Totò in cui un millantatore cerca di vendere la Fontana di Trevi ad un ingenuo americano, chiamandolo “compà”. Ecco quello che sta facendo in queste ore Di Maio. Cerca di vendere la “fontana di Draghi” senza averne alcun mandato chiamando tutti “compà”. Sempre nello spirito della commedia napoletana Gigino è arrivato ad intestarsi fantomatiche telefonate dalle cancellerie estere preoccupate – a suo dire - della tenuta atlantica dell’Italia. Quindi facciano bene attenzione i compratori: la fontana non è in vendita e l’iniziativa di Di Maio è solo l’ennesima per cercare di evitare gli spalti del San Paolo, ora Maradona.

Iscriviti alla newsletter
Commenti
    Tags:
    di maiogrillom5s





    in evidenza
    Tra gli uomini più invidiati del momento: ecco chi è il marito manager di Annalisa

    Ritratto di Francesco Muglia

    Tra gli uomini più invidiati del momento: ecco chi è il marito manager di Annalisa

    
    in vetrina
    Affari in rete

    Affari in rete


    motori
    Italdesign svela a Autochina 2024 Qintessenza

    Italdesign svela a Autochina 2024 Qintessenza

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.