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Politica
Grillo batte Dibba, non c’è partita. L’idea Conte leader M5S piace

Il Movimento Cinque Stelle, che ha sempre rifuggito anche solo l’idea di trovarsi un giorno dilaniato dalle correnti, deve fare i conti col correntismo. E la politica, bellezza: verrebbe da dire. Ma più semplicemente è la natura umana. Paradossalmente, anzi, il ritorno in tv di Alessandro Di Battista, da sempre il gemello diverso di Lugi Di Maio, ha finito col semplificare il quadro all’interno del Movimento. Dimaiani, fichiani, movimentisti. E poi ancora: lealisti, governisti, più o meno critici. Dopo il botta e risposta a distanza tra Di Battista e il garante del M5S Beppe Grillo, le diverse anime del Movimento si sono per il momento inabissate. Le posizioni del garante e del movimentista hanno finito col polarizzare il dibattitto interno. Un vero e proprio derby che ha già, almeno a testare l’umore nei palazzi, un vincitore scontato nel comico ligure perché il guanto di sfida al premier lanciato da Dibba nello studio televisivo di Lucia Annunziata - “Si deve iscrivere al M5s e al prossimo congresso porti la sua linea” – è risultato indigesto ai più.

Il M5s si è svegliato, anche se non è una novità delle ultime ore, con il fondatore, Beppe Grillo, più realista del re. Un fondatore che fa proseliti, e tanti, nelle fila pentastellate, per una ragione molto semplice: motivi di opportunità politica. La stragrande maggioranza degli eletti non vuole vedere tramontare la legislatura prima del tempo. Dall’altro lato della barricata, invece, complice il suo volontario allontanamento dalla politica di palazzo, si staglia quasi in solitudine Alessandro Di Battista che vorrebbe far rivivere il Movimento delle origini, le battaglie storiche, senza tentennamenti sulle regole, doppio mandato in testa. Un riportare indietro le lancette dell’orologio che finirebbe, inevitabilmente, sebbene Di Battista stesso elargisca rassicurazioni, per destabilizzare il governo. “Non c’è partita - racconta ad Affaritaliani.it una fonte qualificata del Movimento Cinque Stelle -. La linea di Beppe Grillo vince di gran lunga”. In percentuale 80 a 20? “Non sono in possesso di dati statistici, ma una cosa posso dirla con pochi margini d’errore: verso Di Battista prevale una certa diffidenza soprattutto perché diventa difficile per chi ha fatto sforzi per raggiungere dei risultati fino ad ora pensare di farsi dettare la linea morale da chi è stato fuori a lungo, in giro per il mondo”. Per Grillo, poi, Giuseppe Conte non si tocca. Anche su questo un altro insider del Movimento non si fa problemi a dire: “La stragrande maggioranza di noi è molto compatta nel ritenere che Conte debba proseguire nel suo operato e che quanto fatto finora sia stato un ottimo lavoro”.

Perché, è inutile girarci intorno, la netta divergenza di opinioni tra Grillo e Di Battista ruota anche intorno alla figura del premier. La ricomparsa in tv del descamisado si intreccia, infatti, e non è casuale, con la sempre più forte affermazione del presidente del Consiglio che vola nei sondaggi. Non solo, ma addirittura diventa una risorsa che il M5S farebbe bene a non farsi sfuggire. L’avvocato del popolo, secondo le ultime rilevazioni dell’istituto Ipsos per il Corriere della Sera, se prendesse le redini del M5S potrebbe far fare un balzo allo stesso Movimento verso percentuali che andrebbero ben oltre il 20 per cento e fino al 30. Ed è questo il nodo che entra prepotentemente in scena, che si intreccia con la tenuta del governo e che ridisegna i contorni del Movimento. Dopo la difesa a spada tratta, solo l’ultima in ordine di tempo, di Conte da parte di Grillo, come si posizionano o riposizionano gli esponenti pentastellati. Il derby non è più governisti contro non governisti, perché anche i più recalcitranti rispetto ad un’alleanza con il Pd sono consapevoli che non ci sia alternativa a questo esecutivo. Casomai il dilemma è come si pone il Movimento rispetto a Conte. Ne accetterebbe la guida? Una cosa è certa: la reprimenda del fondatore a Di Battista arriva come messaggio a chiunque, in generale, avesse in animo di disarcionare il presidente del Consiglio. Non solo, ma la stessa parola “scissione”, pure dalle parti dei pentastellati più ribelli non trova dimora: “Non c’è proprio nessuna intenzione di fare scissioni - argomenta uno di loro -. Lavoriamo soltanto perché il Movimento si dia obiettivi chiari e li porti avanti”.  Senza contare che è Di Battista in persona, in esclusiva ad Affaritaliani.it, ad allontanare ogni ipotesi del genere e a rimarcare al contrario la sua intenzione di rafforzare il M5S.

Quanto all’ipotesi del premier a capo del M5S, un big pentastellato si chiede piuttosto “se Conte possa essere attirato dalla prospettiva di essere la guida. Soprattutto in un momento delicato come questo per il Paese. Ma in futuro si vedrà. Anzi, alla luce dei discorsi fatti con molti colleghi - aggiunge - credo proprio che buona parte del M5S lo stimi come eventuale capo”. Lo stesso Luigi Di Maio, secondo la ricostruzione fatta oggi dal Corriere della Sera, parlando con i suoi, si sarebbe detto “felice se Conte si dedicasse al Movimento” e “felice” se decidesse di iscriversi al M5S. Un’ipotesi che neppure un senatore di peso del Movimento, vicino a Di Battista, rispedisce al mittente: “E’ legittimo che ci sia una competizione con tutti quelli che hanno l’ambizione di guidare il Movimento. Ma la prima cosa da fare è confrontarsi e capire se è quello che vuole il Movimento e soprattutto se è quello che vuole il diretto interessato e cioè Conte. Quando sarà il momento, però - sottolinea - sarebbe il caso di fare un confronto ampio per determinare prima i temi e soltanto dopo la struttura, con le persone in linea rispetto ai temi prescelti”. Insomma, Conte incassa plausi tra i grillini. La vicepresidente del Senato Paola Taverna, in un’intervista al Fatto Quotidiano, si dice addirittura “onorata se Conte decidesse di accompagnare il percorso politico del Movimento”. Proprio la “mozione” Taverna, e cioè quella di una governance diffusa piuttosto che di un capo politico, sta raccogliendo consenso tra le fila pentastellate: “Sarebbe in perfetto spirito M5S”, sintetizza una fonte interna. Ma farebbe tramontare un’ipotetica guida del Movimento affidata a Conte? “Le due cose non si elidono - conclude -. Anzi, ci sarebbe una collegialità che rafforzerebbe il capo politico e l’intero Movimento”. Certo, poi, bisogna fare i conti con i desiderata del premier. Cosa voglia fare non è ancora chiaro. Anche alla luce dei rapporti con gli alleati di governo, Partito democratico in primis. E’ vero che lo sponsor di Conte per Palazzo Chigi è stato il Movimento Cinque Stelle, ma il presidente del Consiglio ha cercato sempre di mantenersi equidistante dai due principali alleati, un lavoro da equilibrista che per ora ha pagato. Un cambio di passo, dunque, potrebbe creare più di qualche scompiglio nella compagine di governo e rendere la navigazione più tempestosa. Ma questa è un’altra storia.

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