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Il generale Vannacci divide la Lega, scheggia impazzita o arma segreta di Salvini? Ma non mancano i malumori nel partito
La palla adesso passa a Salvini, che però non pare, per ora, affatto preoccupato del movimentismo di Vannacci...

Roberto Vannacci
Il generale Vannacci divide la Lega, scheggia impazzita o arma segreta di Salvini? Ma non mancano i malumori nel partito
Il generalissimo Roberto Vannacci come era prevedibile, dopo la sua promozione a vicesegretario, sta provocando un mezzo terremoto all’interno della Lega. In Toscana il partito è in subbuglio. Dopo il passo indietro del consigliere regionale uscente Massimiliano Baldini, che, in aperto contrasto con la linea “Vannacci” ha rifiutato di ricandidarsi, arrivano anche le dimissioni in blocco del direttivo viareggino. Che fa sapere di aver “appreso informalmente che, proprio oggi a Viareggio (città in cui risiede Vannacci), in piazza Campioni, si terrà la presentazione della lista per le elezioni regionali nel collegio di Lucca”.
Una critica certo non velata alla gestione verticistica che il generale starebbe adottando per la scelta delle candidature in Toscana. Ma anche i vertici nazionali, a cominciare da Massimiliano Romeo, segretario della lega in Lombardia e Gianmarco Centinaio, vicepresidente del Senato, hanno apertamente criticato, per l’ennesima volta, i modi poco ortodossi di fare politica all’interno del partito da parte dell’ex generale. I vertici leghisti contestano la eccessiva autonomia di chi, come Vannacci, non rappresenta affatto la storia del partito e viene considerato sempre più come un corpo estraneo al movimento.
Particolarmente duro è stato il senatore Romeo, che si è lamentato che fatto che Vannacci “è spesso nella zona di Varese per iniziative che coinvolgono leghisti ma di cui il partito, di cui è vicesegretario, non sa nulla. Credo sia arrivato il momento di sedersi attorno a un tavolo con Vannacci per confrontarsi con la massima sincerità per il bene della Lega”, ha suggerito Romeo.
Il vicepremier e segretario del Carroccio, Matteo Salvini, però ha fatto sapere a stretto giro di non essere d'accordo. “Vannacci è un valore aggiunto, stiamo facendo e faremo un ottimo lavoro insieme”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti. Ma anche Centinaio, che fin dall’inizio aveva avanzato ampie riserve sulla sua candidatura alle europee prima e sull’ ingresso nella Lega poi, ha avuto parole piuttosto dure contro il nodo di muoversi del nuovo vicesegretario leghista “se Vannacci continua a muoversi in questo modo, il rapporto non si recupera. Sono anche convinto, come dice Romeo, che sia necessario un chiarimento con Vannacci, prima di Pontida, per evitare che ci siano ancora dubbi su questa situazione”.
Poi ha aggiunto: “L'ex generale inizi a rispettare le regole della Lega. Se non gli vanno bene, faccia il suo partito. Se invece dice di volerle cambiare, vuol dire che vuole puntare alla leadership e a me questo non sta bene”. Salvini però, come detto, non si preoccupa e la sensazione che ha più di qualcuno dentro il partito, è quella che lo stesso segretario in qualche modo incoraggi Vannacci ad avere un simile atteggiamento un po' strafottente delle gerarchie, e che a qualcuno appare quasi provocatorio, proprio per indebolire quelli che sono i suoi potenziali rivali interni, che potrebbero presto tornare alla carica.
“Vannacci ha certamente salvato il segretario da una vera e propria debacle alle europee, e il suo essere sempre controcorrente su temi delicati, come la guerra in Ucraina o il riarmo europeo, aiuta in un certo senso proprio Salvini, che, come vicepremier, non può usare certi toni. Serve uno come lui per i sondaggi e per non essere surclassati ancora di più dalla Meloni. Ma il giochetto rischia di sfuggire di mano, e anche gli alleati cominciano a mostrarsi infastiditi da questo gioco delle due carte”, dice un senatore del partito.
Insomma, usare Vannacci come una sorta di testa di ariete su argomenti delicati, permetterebbe di intercettare quella parte di elettorato che storicamente si è sempre riconosciuta nella Lega dura e pura di bossiana memoria. Ma il rischio non si quanto davvero calcolato, potrebbe essere appunto che la variabile Vannacci possa sfuggire di mano e creare così crescenti tensioni nel partito e nella coalizione, come già dimostrato per esempio, con quanto accaduto in Toscana. Il partito faceva notare, qualche giorno fa, un dirigente del partito, rischia di spaccarsi ancora di più in due tronconi.
Al centro e al nord, infatti, tra la base del partito sembra crescere il malcontento verso il vicesegretario e di conseguenza verso Salvini stesso, mentre al Sud, dove il partito continua a stentare, il generale viene visto effettivamente come un valore aggiunto. In Puglia, per esempio, si parla da tempo di una sua possibile candidatura come capolista alle prossime regionali.
Ma Salvini su questo punto sarebbe orientato a frenare, perché un nuovo potenziale exploit elettorale anche alle Regionali, potrebbe essere paradossalmente un nuovo elemento di disturbo all’interno delle gerarchie leghiste. “Vannacci è diventato una figura troppo ingombrante, Salvini gli ha concesso troppa autonomia, ha rivoltato il direttivo, proprio per lasciare piena autonomia di manovra al generale. Ma ora è arrivato il momento che anche lui capisca che deve rispettare le gerarchie che esistono in ogni formazione politica. La sua figura è diventata troppo divisiva all’interno dello storico gruppo dirigente della Lega. E Salvini deve intervenire, prima che sia troppo tardi. Il rischio che corre Salvini è che alla fine possa perdere la fiducia non solo della classe dirigente ma anche della base e sono certo che a Vannacci la cosa non dispiacerebbe affatto”, dice un deputato lombardo della Lega.
La palla adesso passa a Salvini, che però non pare, per ora, affatto preoccupato del movimentismo di Vannacci. Il segretario che già deve affrontare l’impasse creatasi sulla scelta del candidato in Veneto, preferisce non creare un altro fronte che possa alla fine renderlo ancora più debole agli occhi degli alleati.
Ma come fanno notare molti dirigenti leghisti, la situazione può sfuggire di mano da un momento all’altro (ma secondo alcuni, la cosa, almeno in parte, potrebbe essere già in corso), e quindi quella che sicuramente a giugno era stata un'abile mossa elettorale, per salvare il partito e soprattutto la sua leadership da una quasi certa debacle alle europee, ora rischierebbe di diventare una delle possibili cause scatenanti del suo epilogo come leader del partito.