Immunità, Boschi: il governo non la voleva. Ma è scontro
Si riaccende lo scontro sulle riforme a tre giorni dall'incontro tra Matteo Renzi e i 5 stelle, e in vista dell'inizio della discussione in aula e dell'approvazione, che il ministro delle Riforme garantisce arriverà entro la fine di giugno. A far scatenare le polemiche è il ripristino dell'immunità ai senatori, che nel disegno di legge originario di riforma del Senato non c'era più e ora è rientrata dalla finestra.
Dubbi sono stati sollevati sia all'interno del Pd, sia dal Movimento 5 Stelle. E il ministro Maria Elena Boschi, in una lunga intervista a Repubblica, prende un po' le distanze dalla genesi di questa modifica: "Il governo aveva fatto una scelta opposta, perché si sarebbe creata una distinzione tra i consiglieri regionali e i sindaci che sono senatori e tutti gli altri". Poi però smorza: "Sul punto si può discutere, ma non è centrale".
Su Repubblica interviene Roberto Calderoli, uno dei firmatari della proposta, che già aveva ribadito la bontà della propria idea ma che aveva chiesto - se si deve togliere l'immunità ai 'nuovi' senatori - di eliminarla anche ai deputati.
Calderoli risponde soprattutto ai grillini che accusano i promotori della norma di un accordo con Silvio Berlusconi e con Forza Italia. Idea che il senatore respinge con forza: "Forza Italia neppure lo sapeva, l'abbiamo messa nel testo perché il nuovo Senato non sarà un dopolavoro per i sindaci. I due rami del parlamento avranno poteri diversi, ma entrambi con poteri veri".
A intervenire, da Forza Italia, è Maurizio Gasparri: "Aboliamo del tutto il Senato - dice - e approviamo la riforma presidenzialista. Serve un salto di qualità. Le soluzioni sin qui trovate sono compromessi al ribasso inaccettabili. Sfidiamo il Pd su questo punto".
Parole durissime continuano ad arrivare dal Movimento 5 Stelle. Su Twitter è la deputata Giulia Di Vita a dire: "Pd in preda ad altri segnali contrastanti. L'accordo sulla porcata del Senato fino a ieri era una vittoria, oggi un pò meno... chissà domani". E poi: "Nuova giustificazione per immunità ai senatori - rincara la dose in un altro tweet - parità di trattamento con i deputati. Il Pd ha palesi difficoltà con il concetto di "parità". Di "immunità da brividi" e di un "Pd senza più alibi" parlerà, a ruota, il pentastellato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, che dice: "Sembra incredibile ma a distanza di 10 anni il padre del Porcellum Calderoli, colui che ideò la legge elettorale più incostituzionale della nostra storia, mette a segno un altro colpo da brividi: l'immunità parlamentare per sindaci e consiglieri regionali che siederanno in Senato".
La replica, in casa Pd, è di Lorenzo Guerini, vicesegretario dem, che sugli accordi dice: "L'asse con Forza Italia tiene e la riforma del Senato reggerà al passaggio in aula sulla minoranza Pd: serve responsabilità, nessuno si vuole intestare la colpa di far saltare il tavolo delle riforme". Quanto poi alla proposta di reinserire nel testo l'immunità per i senatori, Guerini chiosa: "E' stata un'iniziativa dei relatori, non è un punto centrale della riforma".