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Politica
Italia viva: "Conte mangerà il panettone. Sarà crisi? Dipende solo da lui"

Crisi sì-crisi no. Il voto di ieri in Parlamento sulla riforma del Mes non ha affatto risolto questo dilemma. Complici anche le parole nette pronunciate dal leader di Italia viva in Senato Matteo Renzi proprio all’indirizzo del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A sentire Davide Faraone, capogruppo di Iv a Palazzo Madama, una eventuale crisi dipende solo dal premier, “di certo non da noi”. Intervistato da Affaritaliani.it, infatti, ha scandito: “Sta all'allenatore tenere insieme la squadra in campo. In Italia Viva troverà sempre una forza responsabile che mette davanti a tutto l’interesse del Paese”.

Presidente Faraone, ieri, Italia viva ha tenuto sul filo la maggioranza, ma alla fine ha dato il via libera alla riforma del Mes. E’ stato solo un bluff?
Il punto non è se teniamo o meno sul filo la maggioranza: non è il destino di questo governo che ci interessa, ma piuttosto se e come sa gestire le sfide che ha di fronte. Se abbiamo innescato questa scossa lo abbiamo fatto pensando al futuro dei nostri figli: i fondi del Recovery, mai così tanti, ma "una tantum", sono in parte presi a prestito dalle future generazioni. Ecco perché siamo contrari alle task force e ai tecnici. Si tratta di soldi che non vanno semplicemente spesi, ma investiti in progetti strategici per il rilancio post pandemico del Paese. Quanto al Mes, non credo che nessuno possa dire che Italia viva non sia stato sin dall'inizio il partito di maggioranza più convinto nell'utilizzo dei fondi europei legati alla sanità. Come può sembrare, dunque, strano che votiamo a favore?

Oltre alla contrarietà rispetto alla task force, rimane la distanza anche sui progetti strategici. Come è possibile?
Chi ha deciso che al turismo debbano essere destinati solo 3 miliardi? Siamo l'Italia, paese generatore di cultura, storia e bellezza: può mai essere che investiamo briciole in uno dei nostri asset principali, mentre la Germania, che va forte sulle macchine ma con tutto il rispetto non può competere con il nostro patrimonio artistico, ne destina 35? E chi ha detto che alla sanità possono bastare 9 miliardi? Per noi ne servono almeno il quadruplo, ovvero i 36 miliardi del Mes. Ecco perché la centralità del Parlamento va più che mai tutelata. Le scelte sul Recovery, infatti, devono essere politiche e devono coinvolgere l'opposizione, i sindaci, i presidenti di regione, le forze sociali e i sindacati. Le task force ci fanno solo perdere tempo: moltiplicano poltrone e burocrazia.

Renzi ha detto a chiare lettere che le poltrone dei due ministri e del sottosegretario sono a disposizione. Se è vero che non è a un rimpasto che punta Italia viva, allora cosa vuole?
Il rimpasto è una di quelle parole che piacciono ai giornalisti, ma che non abbiamo mai posto come tema. Quello che abbiamo detto ai nostri alleati e a Conte è semplicemente che serve una verifica dell'agenda di governo da qui al 2023. Per tutta risposta abbiamo ricevuto un dossier importantissimo sul Recovery plan e la legge sulla cabina di regia alle due del mattino, con un Cdm convocato qualche ora dopo. Francamente, i pieni poteri non li diamo a Conte  - e non li accettiamo - così come non li abbiamo dati a Salvini. E non siamo interessati alle poltrone al punto che siamo disponibili a lasciare quelle che abbiamo, se non si cambia registro.

E’ evidente, comunque, che qualcosa non va nei rapporti con la maggioranza. Cosa si è rotto?
Viviamo una fase difficilissima, nella quale però esistono pure immense opportunità: mai nessun presidente del Consiglio si è trovato a gestire una pandemia come questa, ma neppure mai con così tante risorse. Ora, tuttavia, deve finire la fase dei Dpcm e si deve tornare alla normale dialettica politica: questo è un governo nato da un'intesa politica che va rafforzata e rilanciata.

La sensazione è che nel rapporto col Pd, soprattutto sulla gestione del Recovery, ci sia ultimamente una certa sintonia di vedute. E’ così? E se sì, come mai nessuno in casa dem sembra metterci la faccia?
Al Pd, come è noto, ci legano molte battaglie, non ultima quella che stiamo mandando avanti per ottenere il via libera agli spostamenti tra comuni nei giorni di Natale e Capodanno. Una questione che, come Italia Viva, abbiamo per primi sollevato in un serrato confronto con il ministro Speranza. Ieri, in Senato, il discorso di Renzi ha ricevuto un consenso trasversale ed anche dai banchi dei dem sono arrivati lunghi applausi, con Zanda in prima fila. Certo è che in questa fase li sento ancora un po' tiepidi: vorrei più coraggio nel difendere la centralità del Parlamento, la stessa che si è avuta nel Conte uno, quando arrivò una manovra di fatto già blindata, da sottoscrivere a occhi chiusi. Ecco, noi a occhi chiusi non firmiamo nulla.

Come si può andare avanti così, a colpi di strappi?
Pensando che i risultati sono più importanti degli strappi: perché dai primi dipende il rilancio del Paese, dai secondi il destino di questo governo.

A proposito di strappi, se la manovra conterrà emendamenti sulla cabina di regia del Recovey, non la voterete. La crisi, insomma, non è più un tabu ed è entrata nel calendario dei lavori?
Mi pare di capire che sono arrivate aperture e rassicurazioni da parte di Conte, che ha inteso che facciamo sul serio. La crisi dipende da lui, non da noi: sta all'allenatore tenere insieme la squadra in campo, in Italia viva troverà sempre una forza responsabile che mette davanti a tutto l’interesse del Paese.

Conte allora riuscirà a mangiare il panettone, ma forse questo governo non eleggerà il nuovo presidente della Repubblica?
Credo di sì, bisogna decidere nell’interesse del Paese e una crisi non serve agli italiani, giustamente poco interessati al panettone di Conte, quanto piuttosto alle scuole chiuse, ai medici che combattono in corsia il Covid e alle tante famiglie che passano il primo 25 dicembre senza un parente che hanno perduto.

Se si dovesse aprire la crisi, ci sarebbero margini secondo lei per creare una maggioranza a sostegno di un nuovo governo? E, nel caso, chi dovrebbe guidarlo?
Se si dovesse mai aprire una crisi, e non credo, sono certo che il presidente Mattarella saprà gestirla con autorevolezza.

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