Politica
Jobs Act, in arrivo uno statuto per il lavoro autonomo
di Piero Righetti
Forse a molti è sfuggito che il Governo Renzi - "piano piano", ma anche "svelto svelto", quando serve - sta modificando radicalmente tutto o (quasi) il diritto del lavoro e una buona parte del diritto previdenziale italiano e mandando all'aria decenni di "prassi" dottrinale e giurisprudenziale.
E' pur vero che nel nostro ordinamento giuridico non esiste il principio dello "stare decisis" (dell'obbligo cioè di attenersi, in un caso identico, a quanto stabilito dal giudice in una causa precedente), ma è altrettanto vero che soprattutto nella nostra legislazione sociale (lavoro + previdenza) hanno un peso e una rilevanza notevole i principi contenuti in sentenze che hanno a suo tempo deciso giudizi analoghi a quello di volta in volta in trattazione.
Ebbene, a tutto questo sta dando colpi mortali il Governo Renzi, con il consenso spesso poco convinto del Parlamento e nel silenzio di Cgil, Cisl e Uil che sembrano aver perso gran parte dell'importanza finora avuta dal 1970 in poi.
Ne sono concreta dimostrazione i nove provvedimenti di legge (la legge delega e gli 8 decreti delegati) che compongono il Jobs act del lavoro dipendente e le continue, anche se parziali modifiche al preesistente sistema previdenziale contenute in varie leggi e in alcuni articoli degli 8 decreti delegati.
Ebbene, è molto probabile che tra non molto assisteremo anche al varo del Jobs act del lavoro autonomo se non addirittura ad un vero e proprio Statuto per i lavoratori autonomi.
E tutto ciò nel più "assordante silenzio" dei nostri maggiori sindacati che stanno lasciando sempre più spazio alle rappresentanze datoriali (Confindustria, Confcommercio, Confprofessioni, Adepp e così via).
Ma ecco i fatti concreti. Nel Consiglio dei Ministri del 15 ottobre u.s. è stata esaminata una bozza (abbastanza definita, peraltro) di un disegno di legge sul lavoro autonomo, destinato probabilmente a trasformarsi in un Collegato alla Legge di stabilità.
In questo d.d.l. si prevede che:
- tutte le controversie relative ai rapporti di lavoro autonomo (ad eccezione di quelle riguardanti i piccoli imprenditori e i commercianti iscritti alla Camera di Commercio) passano dal giudice ordinario al giudice del lavoro;
- vengono stabiliti una nuova definizione della collaborazione coordinata e più precisi limiti differenziali con il lavoro subordinato;
- viene introdotta nel nostro ordinamento una nuova figura contrattuale, quella del così detto lavoro agile, o smart working, di una forma di lavoro cioè, già presente in molte nazioni del mondo occidentale, a metà strada tra il telelavoro e il lavoro per così dire tradizionale, e cioè svolto nei locali del datore di lavoro. L'attività lavorativa di questa nuova tipologia infatti viene svolta in parte nei locali aziendali e in parte fuori.
Di qui la necessità di stabilire: adeguati principi di orario; risultati da raggiungere; rispetto della privacy aziendale e delle norme sulla sicurezza sul lavoro; modalità retributive e copertura previdenziale. A questa particolare forma di lavoro non si applicherebbe la contrattazione collettiva, ma sarebbe sufficiente un accordo scritto tra le parti, recettivo comunque dei principi generali e di base di cui stiamo parlando.
Dunque sviluppi a mio avviso molto interessanti.
Per tornare al lavoro autonomo ricordo che una maggiore tutela previdenziale delle persone che lo svolgono è già stata prevista concretamente sia nella Legge di Stabilità, sia in altri provvedimenti di legge e dovrebbe essere rafforzata con un apposito d.d.l.. Infatti: 1) i genitori di bambini nati dall'1.01.2016 in poi potranno fruire di un congedo parentale di 6 mesi entro i primi tre anni di vita del bambino (anziché 3 mesi entro il 1° anno di età); 2) l'indennità di maternità spetta "indipendentemente dalla effettiva astensione dall'attività"; 3) gravidanza, malattia e infortunio non comporteranno più l'estinzione del rapporto contrattuale con il committente ma soltanto la sua sospensione; 4) ugualmente sospeso in questi periodi sarebbe l'obbligo di versare la contribuzione previdenziale.
Dunque concreti principi di innovazione e di tutela.
Ma poiché lo Statuto dei lavoratori dipendenti, ormai in vigore da 45 anni, è stato già ampiamente modificato prima della legge n. 92 del 2012 e più recentemente dai provvedimenti del Jobs act e poiché questo Jobs act o Statuto dei lavoratori autonomi è ancora ai suoi primi passi, non sarebbe molto meglio arrivare finalmente ad uno Statuto dei lavori che, oltre a fissare normative diverse riflettenti le diverse tipologie lavorative, stabilisca pochi, essenziali e chiari principi di tutela del lavoro in tutte le sue forme e di tutela e rispetto dei lavoratori (ma anche, è ovvio, dei datori di lavoro) e che ci consenta di superare la dicotomia, già superata ampiamente nella realtà italiana ed internazionale di tutti i giorni, tra lavoro dipendente e lavoro autonomo?
Pensiamoci con calma ma un po' tutti, ai vari livelli.