La Shalabayeva in procura a Roma
Alma Shalabayeva e' arrivata in procura per essere sentita dal pm Eugenio Albamonte che indaga sulle modalita' del suo rimpatrio forzato, avvenuto il 31 maggio scorso, dopo un blitz delle forze dell'ordine nella villa di Casalpalocco (alle porte di Roma) e sulla ricettazione di un passaporto della Repubblica Centrafricana, con cui e' entrata in Italia e che, stando ai primi accertamenti, sembrava contraffatto. La moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov, oggetto delle ricerche della questura e dei funzionari kazaki e attualmente detenuto in Francia, e' accompagnata dagli avvocati Riccardo Olivo e Astolfo di Amato.
Alma Shalabayeva, tramite i propri difensori, aveva chiesto che l'interrogatorio potesse svolgersi in lingua russa e cosi' due interpreti 'ad hoc', una per la procura e una per la difesa, parteciperanno all'atto istruttorio. Il procedimento del pm Albamonte vede indagati, per sequestro di persona, tre rappresentanti diplomatici del Kazakistan, l'ambasciatore a Roma Andrian Yelemessov, il consigliere degli affari politici Nurlan Khassen e l'addetto agli affari consolari Yerzhan Yessirkepov. L'iscrizione dei tre sul registro degli indagati e' legata alla denuncia presentata da Madina Ablyazova, la maggiore dei quattro figli della Shalabayeva. Nell'esposto, si chiedeva alla magistratura di fare luce sulle modalita' di espulsione della donna e della figlia Alua, di 6 anni, eseguita da alcuni funzionari della Questura, del Viminale, e da alcuni rappresentanti kazaki. Espulsione che poi, lo scorso luglio, il governo italiano ha definito illegittima. Tornata a Roma il 27 dicembre scorso, Alma Shalabayeva ha ringraziato il ministro degli Esteri, Emma Bonino "per il suo impegno e la sua azione", e, successivamente, in un incontro con la stampa, ha confessato di aver temuto per la sua vita e per quella dei suoi figli quando piu' di cinquanta agenti furono protagonisti, tra il 28 e il 29 maggio scorso, del blitz nella sua villa di Casalpalocco.
"Il Kazakistan ha rapito me e mia figlia a causa di mio marito - disse senza mezzi termini Alma Shalabayeva ai cronisti - ed e' sempre per mio marito che ci hanno consentito di andare via. Sperano che il fatto di mostrarsi civili li aiutera' ad ottenere l'estradizione di mio marito dalla Francia, ma in ogni caso non avrebbero mai preso una decisione del genere se non ci fossero stati mass media indipendenti che hanno detto la verita' su quanto mi e' accaduto". Poi, parlando degli ultimi sette mesi trascorsi con i figli ad Almaty, in Kazakistan, Alma Shalabayeva racconto' di essere stata oggetto di continui controlli e pedinamenti da parte di sconosciuti che si appostavano giorno e notte attorno alla sua casa, fotografando e girando video per capire chi entrava e chi usciva: "Anche quando ci spostavamo in auto, c'era sempre qualcuno che ci seguiva". Per i suoi difensori, la donna fu vittima "di un'operazione brutale" di espulsione: "Quando a Ciampino fu caricata su un aereo assieme alla figlia - spiegarono - le furono tolti i cellulari impedendole cosi' di poterci avvertire".