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Politica
Lega, anti-Ue (salviniani) vs filo-Ue (giorgettiani): la mappa e i nomi
Foto: LaPresse

Nel giorno del Consiglio europeo chiamato a cercare una difficile unità sulla risposta alla gravissima crisi economica generata dal lockdown da coronavirus nella Lega, principale partito di opposizione e prima forza politica italiana nonostante un calo nei sondaggi che l'ha portata sotto il 30%, emergono nettamente due linee: una fortemente critica verso l'Unione europea e che sfiora l'Italexit, coagulata attorno al segretario Matteo Salvini, e l'altra più vicina a Bruxelles e a Forza Italia, rappresentata da Giancarlo Giorgetti, che ormai da settimane si è chiuso nel più stretto riserbo in un lockdown personale sul Lago di Varese. Della lite tra l'ex ministro dell'Interno e l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, smentita con forza da Salvini ("Balle, ci sentiamo tutti i giorni"), è già stato scritto molto.

Su un punto ci sono però pochi dubbi, Giorgetti, amico personale di Mario Draghi, non ha mai sposato le tesi dell'uscita dall'euro e dall'Ue e anche sul tanto discusso Mes, i famosi 36 miliardi di euro di aiuti alla sanità ora senza condizionalità, avrebbe una posizione molto vicina a quella di Silvio Berlusconi e quindi sostanzialmente favorevole all'attivazione. La preoccupazione del 'Gianni Letta del Carroccio' è quella che uno scontro durissimo con Bruxelles con posizioni da Italexit possano provocare un'impennata dello spread danneggiando così il tessuto produttivo e quel mondo di imprenditori medio/piccoli e artigiani soprattutto lombardi che sono la base storica del bacino leghista. Non solo, proprio ora che il premier Giuseppe Conte è in palese difficoltà - con la sua maggioranza lacerata tra il sì al Mes di Pd e Italia Viva e il no di buona parte del M5S - una linea anti-europea come quella di Salvini altro non fa che rafforzare l'esecutivo ricompattandolo.

Le critiche di Giorgetti al Capitano sono quindi di natura sia economica che politica e trovano una sponda nella Liga Veneta, anch'essa fortemente preoccupata per la sorte delle imprese soprattutto medio-piccole. Il primo alleato di Giorgetti in questa sfida interna in Via Bellerio è quindi Luca Zaia, Governatore, che a differenza di Attilio Fontana - sotto attacco e in difficoltà per il caos Covid-19 in Lombardia, vive di luce propria e, stando ai sondaggi, verrebbe tranquillamente rieletto anche senza il sostegno del segretario e del partito. Al fianco di Giorgetti e contro la linea anti-Ue, restando in Veneto (che nel Carroccio sono un mondo a parte), ci sono anche altri big come l'ex ministra Erika Stefani e l'ex sottosegretario al ministero dell'Economia Massimo Bitonci.

Al fianco di GG, oltre al moderato e pragmatico Massimo Garavglia, ex vice-ministro al ministero dell'Economia, anche l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Rapporti con il Parlamento) Guido Guidesi, il deputato di Codogno diventato famoso per aver vissuto la prima quarantena nel cuore del focolaio, ma anche l'ex sottosegretario all'Interno Nicola Molteni (considerato un giorgettiano doc), così come il deputato milanese Fabrizio Cecchetti. Anche il bergamasco Cristian Invernizzi viene considerato un fedelissimo dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Contrario alla linea dello scontro con Bruxelles anche il numero uno del Copasir Raffaele Volpi. Nessuna guerra all'Europa anche da parte dell'ex sottosegretario al Lavoro e padre della quota 100 Claudio Durigon.

In posizione intermedia e quindi con un ruolo da cerniera tra Salvini e Giorgetti ci sarebbero i due capigruppo in Parlamento, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che sicuramente godono della piena fiducia del segretario ma che non si sono mai espressi in modo forte contro l'Ue e per l'uscita dalla moneta unica. Con loro anche l'ex vice-ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Edoardo Rixi.

I front-men della battaglia contro Bruxelles sono, quasi inutile dirlo, i due presidenti di Commissione Claudio Borghi e Alberto Bagnai e l'economista europarlamentare Antonio Maria Rinaldi. Con loro, super-salviniani, anche il presidente della Commissione Trasporti della Camera Alessandro Morelli e il deputato Igor Iezzi, entrambi milanesi come il segretario. Armando Siri, padre della Flat Tax, viene considerato un euro-scettico moderato, certamente non è filo-Bruxelles ma non è così netta e duro come Borghi e Bagnai.

L'ex ministro Lorenzo Fontana e il presidente del gruppo sovranista Enf a Strasburgo Marco Zanni sono salviani doc, anche se non usano parole di fuoco contro l'Ue. Al fianco del segretario ci sono anche l'ex ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, l'ex sottosegretario alla Giustizia, il romagnolo Jacopo Morrone, la senatrice Lucia Borgonzoni, ex candidata sconfitta alla presidenza della Regione Emilia Romagna, e gli europarlamentari Massimo Casanova (patron del Papeete), Angelo Ciocca e Silvia Sardone.

Insomma, la Lega è un mondo variegato e complesso che l'emergenza coronavirus e soprattutto la crisi economica e il rapporto con Bruxelles rischiano di dividere facendo eslodere una contrapposizione che in una partito leninista-stalinista fin dai tempi di Umberto Bossi non si era mai vista.

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