Politica
Lega, il referendum è costituzionale? Onida ad Affaritaliani.it: "Ne dubito"

"Forte rischio di una totale distorsione della rappresentanza"
Intervista di Affaritaliani.it all'ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida sul referendum elettorale proposto da otto regioni (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Liguria) e depositato dalla Lega in Cassazione. Il quesito punta ad abrogare la parte proporzionale dell'attuale legge elettorale, il Rosatellum, lasciando solo la parte maggioritaria.
La Corte Costituzionale sarà chiamata a breve a vagliare il quesito referendario proposto da otto Regioni sulla legge elettorale. Secondo lei, verrà approvato o bocciato?
"Non posso rispondere a questa domanda, che richiederebbe un accurato esame testuale del quesito e della legge che ne risulterebbe, in vista dei requisiti, richiesti dalla Corte, di chiarezza, omogeneità e idoneità a lasciar sopravvivere una legge in grado di essere applicata senza bisogno di ulteriori interventi legislativi".
Un sistema totalmente maggioritario, con collegi uninominali (modello britannico), che uscirebbe in caso di vittoria dei sì al referendum sarebbe costituzionale?
"Dubito che sia del tutto conforme alla Costituzione una legge che prevedesse l’elezione dei parlamentari di entrambe le Camere in collegi uninominali a turno unico (sistema britannico), poiché, specie in Camere di ridotte dimensioni, e quindi con collegi molto ampi, sarebbe forte il rischio di una totale distorsione della rappresentanza rispetto alle preferenze degli elettori, data la frammentazione del quadro politico. Potrebbe infatti ottenere la maggioranza assoluta nelle Camere anche una formazione politica che raccolga, su base nazionale, una maggioranza solo relativa (anche ridotta) nella maggioranza dei collegi, e magari pure (come è accaduto in Gran Bretagna) meno voti su base nazionale rispetto alle altre formazioni; oppure, nell’ipotesi in cui si presentassero in tutti i collegi candidature di “coalizione”, una coalizione che prevalga, anche di poco, in moltissimi o addirittura in tutti i collegi potrebbe far sì che le minoranze restino ampiamente sottorappresentate se non addirittura escluse dal Parlamento, con grave sacrificio del principio di rappresentatività. Il Parlamento infatti, a differenza di un organo monocratico (che deve per forza essere espresso dalla maggioranza), deve rappresentare l’insieme dell’elettorato, maggioranza e minoranze".
Qual è a suo avviso la legge elettorale ideale per rispettare i principi di governabilità e di rappresentanza?
"Non esiste un sistema elettorale “ideale”. In rapporto alla concreta configurazione attuale del nostro sistema dei partiti, penso che sia da preferire un sistema che consenta e faciliti, senza eccessive distorsioni nella rappresentanza, la formazione di una maggioranza parlamentare, come potrebbe essere un sistema proporzionale di lista con robuste clausole di sbarramento per evitare l’eccesso di frammentazione. In alternativa, si potrebbe pensare ad un sistema misto (come era la legge Mattarella) con netta separazione fra quota maggioritaria e quota proporzionale (a differenza della legge in vigore)".