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Politica
Legge elettorale, Pd-Italia Viva: è già scontro. Strategie e obiettivi opposti
LaPresse

All'indomani del via libera dell'aula di Montecitorio al taglio dei parlamentari, un indubbio trionfo politico di Luigi Di Maio, si affaccia all'orizzonte uno scontro durissimo tra il Partito Democratico e Italia Viva. L'ok alla riduzione degli eletti alla Camera e al Senato porta con sé la promessa, tutta da verificare, di un pacchetto di riforme (non solo costituzionali) tra le quali la principale è certamente una nuova legge elettorale che modifichi il tanto contestato Rosatellum.

Sulla carta Nicola Zingaretti e Matteo Renzi dovrebbero essere alleati in questa battaglia proprio per arginare e contenere la sforbiciata a deputati e senatori voluta, anzi imposta, dal Movimento 5 Stelle. E invece no. L'opinione prevalente nel Pd, anche se formalmente il dibattito non è ancora iniziato (probabilmente nelle prossime settimane ci sarà una Direzione Nazionale ad hoc), pende verso un sistema proporzionale anche se non mancano spezzoni del Nazareno che preferirebbero tornare al maggioritario.

Per questo motivo le ipotesi sul campo tra i Dem sono sostanzialmente due: o un modello proporzionale con sbarramento almeno al 5% (che implicitamente introduce un piccolo correttivo maggioritario nell'assegnazione dei seggi in Parlamento) o un sistema maggioriario a doppio turno alla francese, quindi non il britannico a turno unico che vorrebbe la Lega con il referendum abrogativo presentato da otto Regioni.

Dov'è il problema? Italia Viva, ovvero i renziani, puntano su un modello proporzionale con sbarramento molto basso per permettergli da un lato di entrare in Parlamento anche se non dovessero ottenere un risultato strepitoso e dall'altro di poter avere le mani libere - cioè non fare alleanze prima dell'apertura delle urne - per trattare dopo il voto il loro sostegno a un eventuale esecutivo Pd-5 Stelle. A Renzi basterebbe un 4% (anche se alcuni sondaggi lo danno oltre il 5) per avere, visto il taglio dei parlamentari, intorno a 18 deputati e 9 senatori; una pattuglia sufficiente nei piani dell'ex premier per poter essere determinante anche nella prossima legislatura.

Peccato che Zingaretti punti sull'opposto, ovvero il proporzionale con sbarramento alto che mette a rischio Italia Viva. E l'altra opzione al vaglio del Nazareno - il maggioritario a doppio turno - non piace assolutamente ai renziani, in quanto obbliga quantomeno in occasione dei ballottaggi nei collegi elettori (come avviene per i sindaci) di stringere alleanze elettorali prima del voto. Esattamente il contrario della strategia delle mani liberi del senatore di Rignano.

Il dibattito non è nemmeno iniziato, nonostante la promessa di arrivare a un testo della maggioranza entro dicembre, ma tra Pd e Italia Viva è già guerra intestina sulla legge elettorale. Il tutto mentre i 5 Stelle stanno alla finestra. I pentastellati non hanno un sistema privilegiato anche se il loro principale obiettivo è quello di evitare un sistema che favorisca la Lega e Salvini. Quindi sicuramente no al premio di maggioranza modello Regionali, poi ok a uno degli altri sistemi. Basta che Zingaretti e Renzi trovino un difficile, quasi impossibile, accordo...

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