Consulta, Letta: "Il governo non rischia"

"Ci sono le condizioni per fare cose positive e approvare il programma sul quale il Parlamento mi ha dato la fiducia". Enrico Letta spende parole di fiducia e nel suo incontro a tutto campo con i giornalisti della Stampa estera guarda avanti senza vedere troppe nuvole all'orizzonte. "Le cose stanno andando bene" e ci sono "tutte le condizioni per approvare il programma che ha avuto la fiducia del Parlamento", garantisce il presidente del Consiglio.
Certo, c'e' anche quello che accade intorno a Palazzo Chigi a influire sulla sua navigazione ma "vedo il governo stabile e concentrato sui suoi obiettivi. Non credo ci saranno conseguenze da vicende esterne, anche di natura giudiziaria", spiega a proposito di ripercussioni della sentenza della Consulta sul caso Mediaset.
Intanto, garantisce, "non sento sofferenza in quello che sto facendo, sento molta attesa e impegno. Vivo questa esperienza, giorno per giorno, con grande determinazione. Se ogni tanto non sorrido e' perche' caratterialmente sono cosi' ma in privato sorrido molto. Ci saranno occasioni - assicura - per sorridere". "La sensazione e il sentimento di partenza e' che a 50 giorni dall'inizio di questo impegno, anche se a me sembra una vita - aggiunge - le cose stanno andando bene, come mi aspettavo e come speravo". Insomma, "sento che c'e' energia positiva che si sta liberando".
Uno dei punti caldi resta quello della legge elettorale. "Votare con questa ci riporterebbe, come nel Gioco dell'oca, alla casella di partenza: e' molto meglio lavorare per ottenere risultati sul rilancio economico e contemporaneamente fare la riforma costituzionale e della legge elettorale", ribadisce Letta. Il presidente del Consiglio ha anche ripetuto che "sara' possibile arrivare ad una nuova legge elettorale in 18 mesi. Questo e' il tempo che ci siamo dati".
"Non vedo elezioni anticipate a breve. Non mi sembra che ci sia questa situazione", garantisce. Echi della decisione della Consulta continuano, comunque, ad arrivare dal Pdl. Michaela Biancofiore ritiene che "ieri e' venuto meno il principio cardine della democrazia, ovvero la leale collaborazione tra poteri" e anticipa che "faro' ricorso personale, se il Presidente mi dara' il via libera, alla Corte dei diritti e di giustizia europea affinche' possa avere un giusto processo".
BONDI - "C'e' qualcosa nelle parole di Enrico Letta che non mi convince. Entro certi limiti capisco la sua necessaria prudenza e la sua felpata capacita' di dissimulare, ma ci sono questioni storiche, politiche e umane, su cui non si puo' democristianamente glissare". E' ancora Sandro Bondi a pungolare l'inquilino di Palazzo Chigi ricordandogli che una delle questioni da gestire con diverso profilo e' "la sorte, ad esempio, di un leader politico come il Presidente Silvio Berlusconi, vittima da decenni di una barbara attenzione giudiziaria, grazie al quale l'attuale governo si e' costituito cosi' come quello precedente di Monti". Altro argomento caldo, osserva il coordinatore Pdl, sempre riferendosi a Berlusconi, e' "la questione della sua presunta ineleggibilita', cosi' come altre questioni dirimenti non solo per il futuro del governo ma per il futuro dell'Italia". Tutte questioni, avverte Bondi, che "richiederebbero giudizi politici intellettualmente onesti e coraggiosi anche da parte del presidente del Consiglio".