Politica
Letta segretario del Pd piace al M5S. I giallo-rossi si ispirano al Cdx

Per Di Maio un ruolo alla Giorgetti e alla Franceschini. Inside
Strada spianata per Enrico Letta verso la segreteria del Partito Democratico. Salvo colpi di scena, l'ex premier famoso per quell'"Enrico stai sereno" pronunciato anni fa da Matteo Renzi, succederà a Nicola Zingaretti. Ufficialmente nessun big del Movimento 5 Stelle, dal ministro Luigi Di Maio al reggente Vito Crimi, commentano "fatti interni ad altri partiti", almeno fino all'ufficializzazione di domenica prossima con l'assemblea nazionale.
Ma, a microfono spento, tra i massimi esponenti dei pentastellati, compreso Giuseppe Conte, c'è soddisfazione per la probabile elezioni a segretario di Enrico Letta. "E' sempre stato uno sponsor dell'alleanza con noi e sicuramente potremo rinsaldare la coalizione", spiega un deputato del M5S vicino al titolare della Farnesina.
L'asse Pd-M5S (e quello che resta di LeU) serve in una chiave doppia: la prima è quella di rafforzare il fronte parlamentare e di governo della vecchia maggioranza giallo-rossa per evitare un eccessivo spostamento a destra dell'esecutivo guidato da Mario Draghi; la seconda guarda in prospettiva alle prossime elezioni politiche, oltre ovviamente al passaggio delle Amministrative di questo autunno.
I 5 Stelle sono certi che con l'ex premier segretario Dem non sarà difficile mettere in piedi un nuovo Centrosinistra competitivo e in grado di sfidare l'alleanza Lega-Fratelli d'Italia-Forza Italia. Ed è proprio dall'esempio del Centrodestra, se restasse questa legge elettorale (il Rosatellum) o se comunque venisse confermato un impianto maggioritario, che potrebbe prendere spunto l'ex maggioranza giallo-rossa.
Conte ha ormai scelto il M5S e, come hanno detto praticamente tutti sia nel Pd che in LeU, non può più essere il federatore dell'alleanza essendo il leader di uno dei partiti della coalizione. Ed è così che alle prossime Politiche l'eventuale presidente del Consiglio, in caso di vittoria, verrebbe deciso dagli elettori come accade nel Centrodestra: ad andare a Palazzo Chigi sarebbe il leader del partito dello schieramento che avrà preso il maggior numero di voti nella parte proporzionale. E quindi Conte per i 5 Stelle, Enrico Letta (o il nuovo segretario in caso di primarie e congresso vero prima delle elezioni) per il Pd e ovviamente Roberto Speranza per la sinistra di LeU.
E Di Maio? Il ministro degli Esteri vede per se stesso come ideale il ruolo dello sherpa che lavora dietro le quinte, o comunque in ruoli importanti ma non da presidente del Consiglio, e che non si espone in primissimo piano. Per fare due esempi concreti, quello di Giancarlo Giorgetti per la Lega e di Dario Franceschini nel Pd. Due uomini che contano moltissimo (attualmente ministri come Di Maio) e che sono per certi versi determinanti nelle loro rispettive forze politiche ma che, almeno al momento, non ambiscono alla poltrona di capo del governo.