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Politica
Meloni e il vertice africano, chi mente e chi ignora: solita stampa italiana
Giorgia Meloni al Vertice internazionale Italia Africa

Meloni e il vertice africano

“Il vertice ha raggiunto lo scopo prefissato, essere un momento di condivisione, dialogo, di scambio di opinioni fra l'Italia e le nazioni africane. E grazie alla vostra presenza numerosa qualificata, che dimostra l'interesse verso la posizione italiana, possiamo dire che è stato un successo. Lo dobbiamo soprattutto a voi, ai vostri contributi e alla vostra partecipazione”, questa la dichiarazione conclusiva del premier Giorgia Meloni rivolta ai numerosi (ben 46) Capi di Stato africani presenti al vertice di Roma.

Un successo inaspettato che ha posto Roma al centro dell’attenzione pubblica internazionale restituendo all’Italia a un livello di visibilità e credibilità che mancava dai tempi in cui Bettino Craxi circondò i marines statunitensi per l’affaire Sigonella.

Nel merito: “Il Piano Mattei non è un piano di buone intenzioni e dichiarazioni di principio ma un piano di obiettivi concreti e realizzabili che vanno verificati passo dopo passo. Ribadisco che intendo seguirlo personalmente, serve un cronoprogramma preciso, delineato. È un metodo di lavoro che può fare la differenza e raccontare un modello nuovo”.

In compenso oggi il Corriere della Sera apre su Gaza, la Repubblica con “L’inciampo africano”, La Stampa con “Piano Mattei da 5 miliardi. Il gelo dell’Unione Africana”, Il Sole 24 Ore ignora la notizia, L’Unità con le solite freddure sansonettiane: “Cerca un po’ d’Africa in giardino… (Celentano però era più credibile)”.

LEGGI ANCHE: Meloni: "Piano Mattei da 5,5 mld". Presidente africano: "Noi non consultati"

Neppure per le edizioni on-line va meglio.

Quindi, a parte i soliti faziosi giornali del gruppo Gedi e i comunisti permanenti a contratto, i media ostili hanno glissato l’evento, cercando addirittura di nasconderlo.

Un discorso a parte vale poi per la solita Repubblica e la Stampa che quando possono parlare male dell’Italia sono sempre in prima fila.

Eppure, anche solo dal punto di vista mediatico -che poi la forma è sostanza in politica-, lo “spettacolo” è stato imponente e rimanda a fasti passati che parevano irrimediabilmente trascorsi.

Questo dimostra che il livello di consapevolezza della classe dirigente italiana è basso se non assente. Non c’è amore per la propria nazione (“Patria” non si può più usare causa al politically correct).

Non c’è interesse per la considerazione estera del nostro Paese dopo che per decenni ci si è abituati a politici che andavano a Bruxelles con il cappello in mano ad elemosinare qualche spicciolo.

Con questa mossa l’Italia si pone al centro dell’attenzione internazionale ed è determinata a giocare finalmente un ruolo chiave dove lo può fare, e cioè il Mediterraneo, Mare Nostrum lo chiamavano i Romani non a caso.

E, che lo si voglia o no, si tratta di un indubbio successo di Giorgia Meloni ma anche del suo governo di Salvini e di Tajani.

Naturalmente l’opposizione parla invece di “scatola vuota” mentre si tratta del primo progetto concreto ed operativo per fermare l’esodo biblico di migranti in corso, senza contare le opportunità per le industrie italiane, con l’Eni in prima fila.

Una mossa quella della Meloni che, tra l’altro, mette in difficoltà proprio la Francia e il Regno Unito che scatenarono addirittura una guerra distruttiva contro Gheddafi per mettere le mani sul petrolio libico in una zona tradizionalmente legata all’Italia da un passato coloniale, come del resto lo sono la Tunisia e l’Algeria per Parigi.






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