Migranti, prima "bomba" su Giorgia Meloni e il nuovo governo di centrodestra
Le opposizioni, Pd in testa, strumentalizzano la scomposta reazione della Francia sulla nave Ocean Viking dovuta per lo più a questioni politiche interne di Mac
Migranti, prima "bomba" sul governo Meloni. E le opposizioni la reazione della Francia su Ocean Viking
Puntuale come un treno svizzero riesplode la questione immigrati. Nel mirino c’è il nuovo governo di centrodestra guidato dalla leader di FdI Giorgia Meloni. Le opposizioni, Pd in testa, strumentalizzano la scomposta reazione della Francia sulla nave Ocean Viking dovuta per lo più a questioni politiche interne di Macron. Non è solo questione di “incomprensioni”. Il presidente francese teme che il successo del Governo Meloni in Italia sia anche una spinta per Marine Le Pen e la sua destra.
La Francia cerca di scaricare le proprie tensioni interne sull’Italia chiedendo al governo Meloni di rispettare quelle regole che non vengono rispettate Oltralpe. E’ il primo atto di una guerriglia ideologica, politica e diplomatica francese (con il supporto dei poteri europei e della “sponda” del Pd e delle opposizioni in Italia) contro il nuovo esecutivo italiano di centrodestra. Sui migranti, per la prima volta da parte di un governo italiano, è in corso una svolta: quanto meno il tentativo di una svolta, pur con eccessi e svarioni, non solo verbali.
Tutti gli altri, a cominciare dalla Ue, dai governi e dai partiti delle nazioni europee, per non parlare dei partiti dell’opposizione in Italia, hanno solo eretto il muro dei “No” contro il governo Meloni producendo una accozzaglia di “bisognerebbe fare” e “si dovrebbe fare”: propaganda politica, aria fritta. L’immigrazione di queste proporzioni è nodo che non si scioglie con i “bla-bla”. Non è solo questione di accoglienza, che non si conclude con gli sbarchi: che faranno dopo queste decine e decine di migliaia di persone, che possono diventare centinaia di migliaia, milioni? Qual è il punto del “tetto massimo”? Cosa significa davvero integrazione? Fino a che numero si può offrire lavoro e dignità? Ci si deve rassegnare a una immigrazione infinita, non regolamentata per fare ingrassare i soliti noti? Le regole internazionali e i patti della Ue valgono per tutti oppure solo per l’Italia? Non è pensabile che una questione così complessa e drammatica possa essere affrontata e risolta dall’Italia a fine giro, aprendo le porte sempre e comunque a tutti, con l’Europa nel ruolo di spettatore e di bacchettatore dell’esecutivo italiano. Non c’è alternativa se non affrontare la questione alla radice, intanto fermando le partenze. Chi rischia la vita in mare va aiutato e va salvato ma ciò non dà diritto a nessuno di rimanere in Italia. Servono nuovi meccanismi internazionali, in Europa e non solo, per aiutare chi ha diritto di essere aiutato impedendo a chi questo diritto non ce l’ha di prendere il mare puntando sull’Italia.
Si fa presto a dire, come da anni succede, che se si vuole risolvere il problema dei migranti bisogna risolvere la questione dell’Africa. Intanto è l’Italia a subire più di tutti le ondate migratorie e le sue conseguenze. Sin ora, nel 2022, sono già sbarcati in Italia 90.000 migranti (30 mila di questi provengono da cinque Paesi asiatici, in testa il Bangladesh con quasi 30 mila arrivi), comunque la metà rispetto ai 180 mila del 2017. Solo negli ultimi 20 giorni ne sono arrivati 10 mila. Sulla base dei trattati Ue questi migranti dovrebbero essere distribuiti in Europa ma alla fine, con Bruxelles che non funziona, sarà l’Italia a doversene fare carico quasi interamente, come sempre. Gli emigrati (illegali) che puntano sull’Europa e i jihadisti di al Qaeda e all’Isis sono nodi internazionali oggi non risolvibili aprendo semplicemente le frontiere in una Europa unita col cerotto non in grado di programmare neppure il proprio sviluppo, figurarsi quello di altri continenti.
Idem, o peggio, l’Italia. Lunedì prossimo, a Bruxelles, nel meeting del consiglio per gli Affari Esteri l’Italia porrà in discussione la questione migranti rivendicando la linea della fermezza, sfidando i partner europei a provvedere all’accoglienza delle navi che battono la loro bandiera. Il governo Meloni si trova adesso fra due fuochi: al di là dei confini l’ipocrisia francese sui migranti e all’interno le strumentalizzazioni delle opposizioni, Pd in testa.
Quel Partito democratico che dimentica chi ha firmato (il premier di allora Paolo Gentiloni del Pd) il 2 febbraio 2017 i vergognosi trattati con la Guardia libica, sotto accusa e sotto processo alla Corte dei diritti dell’uomo dell’Onu. Allora? Il presidente Mattarella insiste: “Si vince solo con la solidarietà Ue”. Già. Ma in Europa, Francia e Germania per prime, rispettano le intese? Giù le maschere! La premier Meloni tira diritto preparando la stretta sulle Ong ed è pronta a ricucire con la Francia, grazie anche alla sponda che pare arrivare da Berlino. Intanto la fiducia degli italiani in Meloni cresce e sfiora il 60% (sondaggio Demos) con le opposizioni, Pd in testa, in affanno. Tacabanda!
Iscriviti alla newsletter