Politica
Spese militari, Centrodestra in fuga e opposizioni lacerate. In politica estera è tutti contro tutti. Ma il governo...
Che cosa c'è dietro le mozioni in Parlamento. Inside

L'Aula della Camera boccia tutte le mozioni su spese di difesa
L'Aula della Camera ha bocciato tutte le mozioni delle opposizioni sulle spese per le difesa: cinque documenti diversi di Avs, Pd, M5s, Azione e Iv. La maggioranza non aveva presentato un suo documento.
Ufficiosamente da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia spiegano che non c'è alcun bisogno di presentare mozioni
"Il governo non presenta alcun emendamento perché sono divisi tra loro e questo rischia di danneggiare il nostro Paese. Potevano fare chiarezza presentando una loro mozione e non sono riusciti a farlo", ha scandito la segretaria del Pd, Elly Schlein prima della votazione in aula a Montecitorio sulla spesa militare al 5% del Pil.
Un processo lungo, articolato, che richiederà tempo e verifiche. Il Centrodestra non ha presentato un suo documento. Tra i più critici dentro alla maggioranza c’è la Lega. Anche se in mattinata il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, ha escluso che il Carroccio possa votare le mozioni di M5S e AVS contro l'aumento delle spese militari.
"Assolutamente no, anche perché le due mozioni di M5S e AVS di fatto chiedono di rompere l'accordo preso tra i paesi Nato, di non arrivare al 5% delle spese militari" a cui "noi non siamo contrari – afferma -. Noi vogliamo essere saldamente legati all'Alleanza Atlantica, queste mozioni" sostanzialmente "chiedono di uscire dalla Nato".
Ufficiosamente da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia spiegano che non c'è alcun bisogno di presentare mozioni, in quanto il governo e il Parlamento hanno già sottoscritto l'impegno, da verificare nel tempo e con molti vincoli, di raggiungere il 5% delle spese del Pil in armamenti, inclusa la sicurezza e al cyber sicurezza. E' evidente però che questa decisione cela le innegabili divergenze nella maggioranza che sostiene l'esecutivo.
Tra il vice-segretario della Lega Roberto Vannacci - che qualcuno ironizzando in Forza Italia afferma che vorrebbe inviare i carri armati italiani a sfilare sulla Piazza Rossa in onore di Putin - e la posizione europeista al 100% del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ci passa un abisso. Esattamente come c''è in Germania tra la Cdu-Csu e la destra di Afd, che infatti non governano assieme pur avendo i numeri per farlo. Quindi la strategia di non presentare una mozione in Aula, non obbligatoria, è un'escamotage per celare le palesi divisioni nel Centrodestra. Che non vota nemmeno la mozione di Azione, quella più atlantista.
Ma il centrosinistra non sta certo meglio della maggioranza e alla Camera è arrivato in ordine sparso: diverse mozioni, una per partito. La mozione di AVS chiede, "anziché portare la spesa militare al 5 per cento del Prodotto interno lordo, di adottare iniziative per finanziare, sin dal prossimo disegno di legge di bilancio, il Fondo sanitario nazionale per almeno 8 miliardi di euro aggiuntivi al fine di raggiungere almeno la media europea".
Anche i 5 Stelle, nel loro documento, chiedono di "scongiurare qualsiasi ipotesi di aumento della spesa in difesa e sicurezza in riferimento al raggiungimento dei nuovi target Nato, adottando contestualmente iniziative urgenti volte al progressivo aumento annuale delle risorse del Fondo sanitario nazionale".
Di tutt'altro avviso Azione, che intende impegnare a "una tabella di marcia realistica per l'incremento della spesa per la difesa, vincolando tale aumento a un effettivo potenziamento della capacità operativa delle forze armate, con l'obiettivo di raggiungere il 2 per cento del prodotto interno lordo già dal 2025 e il 3,5 per cento entro il 2035, secondo criteri conformi alle regole Nato". Iv, invece, propone di "accompagnare ogni aumento della spesa militare con il miglioramento e l'efficientamento della spesa sanitaria, anche al fine di abbattere le cosiddette liste d'attesa, nonché di adottare il modello 'un euro in spesa militare, un euro in cultura'".
Mentre il Pd, che ha limato fino all’ultimo il suo documento, cercando una sintesi tra le diverse anime del partito, chiede di "sostenere, nelle sedi opportune, la posizione di non adesione all'obiettivo del 5% del Pil destinato alla spesa militare in ambito Nato e intraprendere un percorso analogo a quello della Spagna, promuovendo un dialogo all'interno dell'Alleanza che valorizzi il principio della condivisione equilibrata degli oneri, tenendo conto delle diverse capacità economiche e delle specificità di ciascun Paese membro e che favorisca un approccio multilaterale alla sicurezza che includa, oltre alla dimensione militare, strumenti di diplomazia, cooperazione civile e prevenzione dei conflitti, in coerenza con gli interessi nazionali e con l'impegno dell'Italia per la pace e la stabilità internazionale".
Insomma, la maggioranza di Centrodestra mette la testa sotto la sabbia, ostenta unità e in sostanza si nasconde. Il Centrosinistra si mette alla berlina e ostenta quasi con orgoglio le sue profonde differenze. Non c'è niente da fare, quando si parla di politica estera e di difesa i due schieramenti si lacerano al loro interno e non riescono a trovare una sintesi.
Abile la maggioranza, che con un accordo tra Giorgia Meloni e i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, non presenta mozioni rifacendosi all'impegno assunto tempo fa sul raggiungimento, graduale, del 5% del Pil per la spesa militare. Le opposizioni, ancora una volta, palesano le loro profonde differenze. Altro che l'unità sbandierata qualche giorno fa da Schlein. Alla prova dei fatti quell'unità a cui la premier avrebbe dovuto "abituarsi" si è sciolta come neve al sole. E al solito gli italiani stanno a guardare e scelgono il male minore.