Politica
Meloni: mandanti ed esecutori, analisi del "Giambrunicidio"

Perché la premier non può dormire sonni tranquilli...
Tutti gli indizi portano ad Arcore
Un omicida si aggira per lo spazio eterico dell’infosfera. Si tratta di Antonio Ricci, il creatore del Tg satirico “Striscia la Notizia”. Mentre tutta l’opinione pubblica nazionale ed internazionale è concentrata sulle vicende personali della ormai ex coppia composta dal premier Giorgia Meloni e da Andrea Giambruno, quasi nessuno si è chiesto chi abbia voluto assassinare in diretta tv il giornalista e soprattutto quale sia il movente.
Perché che si tratti di un omicidio catodico non c’è alcun dubbio. Dunque ci sono due piani in questo giallo che non ha nulla da invidiare ai classici del delitto. Uno è quello della crisi di una coppia, seppur di così alto lignaggio, che ha avuto il suo epilogo nella separazione e l’altro è quello “politico” e cioè chi ha armato la mano del killer e appunto perché.
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Dare una risposta a questa domanda non solo è complesso, ma è anche insidioso perché si basa solo su supposizioni e deduzioni logiche e quindi non ha alcun valore probatorio ma è comunque un utile esercizio. Cominciamo dagli indizi. Ricci, a delitto compiuto, ha dichiarato all’Ansa: "Meloni un giorno scoprirà che le ho fatto un piacere".
Una dichiarazione forte, aspra come un concentrato di limone, del tutto allusiva e che lascia l’ascoltatore interdetto e che mostra che dietro ci deve essere roba grossa. Perché mai Ricci avrebbe fatto un favore alla Meloni trasmettendo il fuori onda e provocando la fine ufficiale del rapporto? Vuole veramente proteggere il premier da grossi guai che Giambruno avrebbe attirato su di lei e sul suo ruolo istituzionale? Facciamo dunque altre considerazioni.
Giambruno è ricattabile? Su alcuni media si è letto che è stato Lele Mora a portarlo a Mediaset molto prima che conoscesse la Meloni. Ma si tratta di una ipotesi francamente debole. Ma se Ricci è il killer chi è stato il mandante? Diamo ora per scontato che la “spiegazione” buonista di un intervento di Ricci pro Meloni non sia attendibile e l’azione sia stata fatta invece per colpire il premier non per aiutarlo. Potrebbe essere stato lo stesso ideatore di Striscia a volere fare fuori il conduttore? Non risultano particolari risentimenti personali tra i due.
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Striscia la Notizia, negli anni, è diventata una geniale arma politica, la più potente che esiste in Italia e viene sapientemente utilizzata ogni volta che serve. A questo punto lo sguardo si rivolge inevitabilmente verso Arcore. Ed in effetti il mandante vero potrebbe risiedere lì. Non sfugge infatti che nel centro – destra sia in corso una competizione “tattica” per le prossime Europee del 2024 e pure una “strategica” per il dominio della coalizione, cose, del resto, del tutto fisiologiche.
E qui ci dobbiamo spostare sui rapporti tra la Meloni e Berlusconi padre che non sono mai stati buoni. In primis c’è sempre stata una visione ideologica completamente opposta su cosa debba essere la destra. Per l’uomo di Arcore si trattava di una visione liberale e liberista mentre per la donna della Garbatella si trattava di una visione statalista e legata comunque alla tradizione del Movimento Sociale. Poi i due, a pelle, non si sono mai piaciuti molto e questo conta parecchio.
Pur volendo fare ammenda del passato e riavvolgendo il nastro a quel 25 settembre 2022, data della vittoria del centro-destra, di tensioni ne troviamo molte. Basti pensare all’elezione del presidente del Senato su cui Berlusconi aveva fatto un pensiero, quando il dramma si consumò. Era il 14 ottobre 2023 e il Cavaliere, a conti fatti, si sarebbe accontentato di eleggere uno dei suoi ma la Meloni si mise di traverso e fu irremovibile.
Berlusconi mandò a quel paese direttamente Ignazio La Russa che divenne seconda carica dello Stato, mentre lui rimase a bocca asciutta. Nel frattempo le televisioni avevano mostrato quello che scriveva il tycoon su un foglietto: “Giorgia Meloni, un comportamento supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo. Nessuna disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d'accordo".
La Meloni rispose velenosa: “Mi pare che tra quegli appunti mancasse un punto e cioè 'non ricattabile'”. A quel punto B. ingoiò il rospo ma si prese molte libertà nella coalizione. In piena guerra tra Russia e Ucraina esternò pro Putin mettendo in serio imbarazzo il governo a livello internazionale, con il povero Antonio Tajani che cercava di attutire e mediare, in qualità di ministro degli Esteri, considerato ormai un uomo della Meloni.
Ma non ci fu niente da fare: Berlusconi era una furia. Subito dopo disse: “Il suo uomo è un mio dipendente”, riferendosi al ruolo lavorativo del compagno. Alla fine si tirò avanti lo stesso, ma i due non si dimenticarono a vicenda. Dopo la scomparsa del Cavaliere qualcosa si è smosso. E seguendo pazientemente le tracce si giunge appunto ad Arcore, più propriamente a Cologno Monzese, dove c’è la sede del centro di produzione di Mediaset. I mandanti potrebbero trovarsi lì.
Lì c’è gente scontenta. A cominciare dal fratello Paolo Berlusconi, proprietario del 30% de il Giornale che non vede di buon occhio lo schierarsi totale del direttore Alessandro Sallusti sul premier, proseguendo, neppure la figlia Marina è stata molto contenta del siluro sugli extra - profitti sparato dal governo contro la banca di famiglia, la Mediolanum, poi rientrato.
E poi c’è il passato, di cui abbiamo già parlato. Ricci dunque è l’assassino ma non il mandante e la sua frase serve solo a creare un po’ di fumo amico, diciamo così. Diciamo anche che i Berlusconi’s sono ancora vivi, vegeti e assai pimpanti e non hanno alcuna intenzione di lasciare campo libero alla Meloni. La bomba atomica sganciata da Striscia sta lì a dimostrarlo molto chiaramente. Un piccolo particolare: la pistola potrebbe sparare ancora. Si dice che Ricci abbia ancora altri fuori onda e i due trasmessi erano vecchi di due mesi. Un omicidio ad orologeria.