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Palazzi & potere
Coronavirus, l'economia riparte mettendo i soldi sui c/c degli italiani

Le piccole e medie imprese, qui definite come imprese attive con un giro d’affari inferiore a 50 milioni di euro, impiegano l’82% dei lavoratori in Italia (ben oltre la media Ue) e rappresentano il 92% delle imprese attive (dai calcoli sono escluse imprese dormienti con fatturato a zero nell’ultimo anno; fonte Prometeia)

Queste piccole e micro imprese italiane, oggi vivono con due mesi di liquidità, se la crisi dovuta al Coronavirus durerà un altro mese, le aziende si troveranno senza risorse liquide per svolgere qualsiasi attività, con un mercato che ci metterà almeno sei mesi a riprendere dopo la fine della pandemia , fine che ad oggi è del tutta ignota.

Bisogna assumere il dato che nelle aziende gli ordini sono quasi azzerati e bisogna assumere il dato che dal momento in cui si riceverà un ordine comunque la liquidità entrerà nella cassa delle imprese non prima di 4/6 mesi (nel caso peggiore due mesi per l’ordine, un mese per produrre e poi pagamento a 60 giorni).

Bisogna considerare anche che la crisi del coronavirus si sta trasferendo  all’Europa e quindi anche le aziende esportatrici si dovranno fermare. Ora i lavoratori pubblici sono circa 3,3 milioni secondo l’Inps e questi avranno lo stipendio garantito, mentre  i privati sono 15,4 milioni e di questi il 82% nelle PMI cioè circa 12 milioni di persone che rischiano di vedere chiusa la propria azienda o di andare in cassa integrazione se va bene.

Per questo se il Governo deve fare un provvedimento straordinario che lo sia davvero, bisogna dimostrare ai 12 milioni di lavoratori e di partite IVA, che lo Stato è al loro fianco concretamente, che comprende le loro difficoltà e che da loro fiducia.

Quindi come il Governo Amato nel 1992 prese i soldi dai conti correnti a fronte di una crisi della Lira attaccata dagli speculatori, così il Governo Conte deve dare risorse alle banche che le mettano sui conti dei lavoratori  delle PMI, una liquidità per due/tre mesi, un prestito da restituire in 10 anni, come un BOC (un Buono Ordinario del Cittadino) che lo Stato compra da ogni lavoratore, una manovra da circa 50 miliardi di euro.

Ma così si farà ripartire a razzo l’economia dopo la fine della pandemia perché ripartiranno i consumi interni e i lavoratori  pagheranno allo Stato anche prima il BOC gli è dato. Non serve mettere i soldi in migliaia di iniziative, ne basta una chiara, significativa con un obiettivo certo. Questa operazione servirà a tenere in vita la spina dorsale della produzione dell’Italia e con essa l'Italia intera che in questo modo non morirà.

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