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Palazzi & potere
Coronavirus, l'Italia piega la testa in Europa: silenzio assordante di Conte

"Con tutta la prima linea dell'Italia in Europa targata PD (Sassoli, Gualtieri, Gentiloni e Amendola) non poteva che finire così. Ora speriamo che dopo il danno non ci sia anche la beffa....". Il silenzio assordante di Conte e Di Maio. Solo il Pd festeggia l'accordo raggiunto a Bruxelles. Aumenta il divario tra i due partiti di governo.

"Con tutta la prima linea dell'Italia in Europa targata PD (Sassoli, Gualtieri, Gentiloni e Amendola) non poteva che finire così. Ora speriamo che dopo il danno non ci sia anche la beffa....". Questi i ragionamenti che si facevano a botta calda stanotte nelle chat e nei conversari dei 5Stelle dove si faceva anche notare come nè il Premier Conte né il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio (di fatto tornato ad essere leader del Movimento) avessero voluto proferire parola nella serata di ieri sulle conclusioni del vertice di Bruxelles. Solo il Pd festeggiava con un profluvio di dichiarazioni l'accordo raggiunto. Insomma, si poteva fare di più e meglio (anche i 500 miliardi messi sul tavolo da Bruxelles per il rilancio dell'economia vengono giudicati insufficienti se paragonati agli oltre duemila miliardi di dollari del bazooka Usa) e sul banco degli imputati finisce soprattutto il Ministro dell'Economia Gualtieri giudicato "debole e arrendevole": se nei prossimi mesi ci dovesse essere un "rimpasto" di governo chissà se "resterà ancora sulla poltrona di via xx settembre" si spifferava lungo l'asse 5Stelle-Palazzo Chigi. Perché la durissima trattativa in Europa (con Olanda e Germania che hanno usato la tattica del "poliziotto buono e del poliziotto cattivo contro l'Italia") rischia di lasciare pesantissimi strascichi anche in seno al governo italiano e di aumentare il divario tra le due forze di maggioranza. Tanto più se il vertice tra i Capi di Stato e di governo della prossima settimana dovesse confermare le conclusioni dell'Eurogruppo di ieri mandando così definitivamente in frantumi la strategia del Premier Conte che proprio fiutando il "trappolone europeo" negli ultimi giorni aveva deciso di alzare fortemente i toni. E di certo non avrebbe voluto ritrovarsi con un "no" secco agli Eurobond.

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