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Palazzi & potere
Dagospia sgancia la bomba: è in arrivo il governo Draghi

Cosa è uscito da questa verifica di governo, si chiede il sito di Roberto D'Agostino (https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/siete-pronti-nascita-nbsp-governo-ricostruzione-nbsp-guidato-255850.htm)? Due certezze, che per molti ci sono sempre state: non si vota né si voterà in mezzo alla pandemia – anzi, al Quirinale pensano che le amministrative della primavera vadano spostate a settembre – e ora non ci sarà alcun rimpasto. Si parla solo di collegialità, di Conte che sarà costretto a fare una marcia indietro alla grande e accettare una procedura condivisa sulla gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund. (Come ha ironizzato il renziano Rosato: “Finora, per Conte, collegialità vuol dire essere d’accordo con Casalino”).

I progetti saranno visionati e approvati dal Consiglio dei Ministri, mentre la parte esecutiva sarà affidata a un comitato ristretto composto da un ministro per ogni partito. Il Pd vorrebbe includere nel processo anche una delegazione dell'opposizione, ma Conte non ci sta. L'obiettivo di tutti, in ogni caso, è far abbassare le penne a Conte ormai ebbro di potere. Hanno mandato avanti Renzi, ma stavolta il chiacchierone di Rignano aveva alle spalle il sostegno della maggioranza del Pd.

Il premier, continua Dagospia, non vuole cedere la delega ai servizi per nessuna ragione e ha fatto capire che solo Mattarella potrebbe costringerlo a farlo. Nella verifica non si è parlato né di Arcuri né delle nomine, e sulla questione Mes (sanitario) si è di nuovo buttata la palla in tribuna: sarà il Parlamento a decidere se ricorrere al fondo.

 

Una volta approvata la finanziaria a gennaio, i giorni di Conte sono contati. Dietro le quinte si sta muovendo Gianni Letta, in duplex con Mattarella. Il piano dell'Eminenza Azzurrina è quello di avere pronta un'ampia maggioranza che possa sostenere un'alternativa a Conte. L'obiettivo resta sempre quello: Draghi premier. L'ex presidente BCE, ritornato a Roma, si è detto disposto a questo incarico, finora schivato come la peste, a due condizioni: un sostegno forte dei partiti al governo, con in più Lega e Forza Italia, e la nascita di un governo di ricostruzione con un mandato chiaro.

Il piano vedrebbe poi uno ''schema Ciampi'': dopo un anno a Palazzo Chigi, Draghi sarebbe ''promosso'' al Quirinale, da dove continuerebbe a seguire la gestione del Recovery Fund e l'uscita dalla crisi pandemica.

 

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