Palazzi & potere
Dossier Unicredit all'esame di Palazzo Chigi: serve stabilità per la banca più internazionale
Soci privati ma problema pubblico. Il giudizio di Palazzo Chigi sulla crisi di Unicredit, ridotto all' essenziale, è questo. E la preoccupazione è conseguente. Le difficoltà della seconda banca italiana per capitalizzazione e dell' unica che appare nell' elenco dei grandi gruppi creditizi globali non possono riguardare - è il ragionamento che si fa - solo la stessa Unicredit e i suoi azionisti.
E l' obiettivo di stabilizzare il gruppo guidato oggi da Federico Ghizzoni diventa così una delle priorità per il premier Matteo Renzi, che da mesi cerca di trasformare il fronte bancario da potenziale rischio (anche per la vita del suo governo) a leva di rilancio dell' economia. Comprensibile che la questione preoccupi il premier, scrive la stampa: Renzi ha da tempo chiaro che il problema bancario potrebbe essere una delle pietre più scivolose sulla quale il governo potrebbe finire a gambe all' aria, anche perché chi tocca i risparmi degli italiani rischia grosso. Prima il caso Mps che ha gettato più di un' ombra sulla gestione del potere economico da parte del Pd - guardacaso specie quello toscano.
Poi, alla fine del 2015, il caso eclatante - se non per dimensioni, almeno per fragore - della risoluzione delle quattro banche che hanno coinvolto nella loro crisi anche gli obbligazionisti, infrangendo rapporti fiduciari che duravano da decenni. E anche qui un' ombra sul governo, specie per il ruolo del padre del ministro Maria Elena Boschi al vertice della Popolare dell' Etruria. Poco più di un mese fa - non a caso sotto la regia del governo - la nascita del fondo Atlante, che garantirà tra l' altro gli aumenti di capitale della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, anch' esse in grandissima difficoltà. Proprio l' operazione da un miliardo e mezzo di Popolare di Vicenza avrebbe dovuto essere collocata da Unicredit, che aveva preso alcuni impegni preliminari in questo senso. Non si può dire che Atlante sia nato per salvare la banca di Ghizzoni dal sicuro fallimento dell' aumento della Vicenza, ma di certo Unicredit ha avuto forte sollievo dall' entrata in campo del fondo che si è fatto carico dell' intera operazione.
Tra i nomi ipotizzati per il dopo ghizzoni, uscito di scena l' ad di Lloyds Bank, il portoghese Antonio Horta Osorio, si sarebbero dichiarati indisponibili anche l' ad di Ubs, Sergio Ermotti (svizzero) e l' italiano Andrea Orcel, a capo della divisione di banca d' investimento della stessa Ubs. Tra gli altri papabili circola anche il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel (indisponibile), accanto ad un outsider come Jean-Pierre Mustier, che ha guidato la divisione investimenti di Unicredit fino al 2014 per essere sostituito da Gianni Franco Papa. Altro nome in lizza sarebbe quello di Marco Morelli. Anche lui un uomo di finanza, attualmente vicepresidente per l' Europa di Bank of America Merrill Lynch ed ex responsabile per la Banca dei territori di Intesa Sanpaolo, il suo nome sarebbe particolarmente gradito da chi, come alcuni soci, vorrebbe una figura che all' esperienza internazionale sappia unire anche quella di banca commerciale «classica» che è comunque la principale vocazione di Unicredit.