Fiorello, rumors 150mila euro per il Rischiatutto - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Fiorello, rumors 150mila euro per il Rischiatutto

“Rischiatutto”, con oltre 7 milioni di telespettatori e il 30% di share, rappresenta un’operazione di successo per la Rai. La trasmissione di Fabio Fazio è riuscita a coniugare leggerezza, intrattenimento e buona tv, evitando che il lato nostalgico prevalesse nel remake di Mike di quarant’anni fa. Nella rete e sui giornali, però, a far discutere è stata la partecipazione di Fiorello. Non quello che ha detto, ma il compenso che sarebbe stato dato all’artista. Indiscrezioni parlano di 150mila euro per l’ospitata. La Rai, però, non ha ritenuto di chiarire pubblicamente la vicenda, proseguendo lungo una strada che aveva caratterizzato le precedenti gestioni del servizio pubblico e che i nuovi vertici dovrebbero definitivamente mandare in soffitta: la mancata trasparenza. Che problema c’è a dire pubblicamente quanto è stata pagata la partecipazione di Fiorello a “Rischiatutto”? Se anche la cifra versata fosse quella uscita nelle indiscrezioni, la Rai non avrebbe difficoltà nel giustificarla, visti gli ottimi risultati di ascolto ottenuti dalla trasmissione e la positiva operazione immagine per Raiuno anche sui social. Quanto avrebbero pagato Mediaset e Sky per uno show simile e per avere un fuoriclasse come Fiorello?

Gli italiani, abituati agli stipendi milionari dei calciatori, delle star della musica e del cinema, probabilmente non si scandalizzerebbero per un compenso alto ad un artista di successo che in tv ha sempre garantito ottimi ascolti. Il riflesso burocratico dell’opacità, purtroppo, continua a sopravvivere nel servizio pubblico, in particolare sula questione stipendi. La Rai, che ha deciso di utilizzare un cavillo per non rispettare il tetto da 240mila euro per i compensi dei manager pubblici, sebbene la Commissione di Vigilanza abbia votato all’unanimità l’11 novembre 2015 un parere che impegna l’azienda a inserire il limite nel proprio statuto, non fa chiarezza sugli stipendi dei propri dirigenti, danneggiando innanzitutto se stessa e aumentando la diffidenza dei contribuenti, che già considerano il canone la tassa più odiata. Chiarimenti che l’azienda dovrebbe fornire anche sulla questione delle assunzioni esterne. L’Usigrai ha presentato un esposto all’Anac e alla Corte dei Conti per violazione delle norme anticorruzione e per lo sforamento del tetto di esterni che possono essere assunti: la Rai dica come intende comportarsi, alla luce delle contestazioni avanzate.

 

 

Michele Anzaldi, segretario della commissione di vigilanza Rai