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Palazzi & potere
Giustizia, scoppia la guerra tra toghe. Indagini riservatissime. Rivelazioni

La successione alla guida della Procura di Roma apre uno scontro violentissimo fra toghe che arriva a far tremare il Consiglio Superiore della magistratura e si combatte a suon di esposti contro l'ex capo Giuseppe Pignatone, appena andato in pensione e l'aggiunto Paolo Ielo. A riportare il fatto sono oggi i maggiori quotidiani. Lo sfondo di questa vicenda riguarda il presunto sistema di sentenze pilotate a favore di aziende al cui vertice c'era l'avvocato Piero Amara con il suo socio Giuseppe Calafiore: il primo a Roma ha patteggiato tre anni di reclusione e il secondo una condanna a 2 anni e 9 mesi. A lanciare la 'bomba' è stato il sostituto procuratore di Roma Stefano Rocco Fava, che ha scritto al Csm per segnalare il presunto conflitto di interessi di Pignatone e Ielo nel caso Amara a causa dell'attività professionale dei loro fratelli, "entrambi avvocati di grido" scrive 'Il Fatto Quotidiano'. "Roberto Pignatone, 61 anni, professore associato di diritto tributario con studio a Palermo, ha ottenuto nel 2014 un incarico da Piero Amara - scrive il 'Fatto' - Nell'esposto di Fava è citato anche il caso dell'aggiunto Paolo Ielo, tuttora a capo del pool reati amministrativi nella Capitale". Il quotidiano diretto da Marco Travaglio scrive infatti che "Domenico Ielo, 49 anni, titolare di un suo studio associato con sede a milano, ha fatto legittimamente il consulente per l'Eni che a sua volta è finita nel mirino della Procura perché i pm hanno scoperto pagamenti per decine di milioni da Eni a una società di nome Napag". A spiegare il retroscena è il quotidiano 'La Verità'. "Al centro dell'esposto c'è la riunione del 5 marzo scorso a cui hanno partecipato Pignatone, gli aggiunti Michele Prestipino, Ielo, Rodolfo Sabelli e i pm Fava, Fabrizio Tucci e Mario Palazzi. La riunione - scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro - era stata convocata dopo che i rapporti tra Fava, Pignatone e Ielo erano arrivati ai minimi termini, a causa di alcune richieste di custodia cautelare che il pm aveva presentato ai suoi capi e che sarebbero state bocciate e inserite in un protocollo riservato". Dopo pochi giorni da quella riunione, quindi "al pm sarebbe stato tolto il fascicolo su Amara". Sullo sfondo di questa vicenda c'è la partita fra cordate per la nomina del nuovo procuratore di Roma. Si scopre così che la Procura di Perugia, competente per giudicare i colleghi della Capitale, ha aperto un'indagine per corruzione a carico di Luca Palamara, ex presidente dell'Anm e in corsa per un posto da procuratore aggiunto.  "Palamara - scrive il Corriere della Sera - esponente di punta della corrente centrista Unità per la Costiituzione, è uno dei protagonisti delle trattative e cordate che si stanno delineando al Csm ma anche nei palazzi della politica". "Proprio intorno alla continuità o discontinuità rispetto alla gestione di Pignatone ruota il dibattivo sulla scelta del successore" sottolinea il quotidiano. "La corrente di Magistratura Indipendente che ha puntato su Marcello Viola, procuratore generale di Firenze (...) considerato da tutti il concorrente in maggiore discontinuità con Pignatone". Non fosse altro perché l'altro nome in campo, quello del procuratore di Palermo Franco Lo Voi, che "ha lavorato per anni con l'ex procuratore di Palermo (Pignatone, ndr.) in molte indagini antimafia" si legge sul 'Corriere' e lo stesso accadde con l'altro in gara per la Procura di Roma, il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo "quando Pignatone era a Reggio Calabria e lui a Palmi". La guida per l'ufficio giudiziario più importante d'Italia rischia insomma di portare a pesanti spaccature fra toghe coinvolgendo anche l'organo di autogoverno della magistratura e a questo, conclude il 'Corriere, "si aggiungono ora le notizie sulle inchieste in corso". Un'inchiesta, quella della Procura di Perugia che, scrive "Repubblica", "da palla di neve quale era, si è fatta valanga" e "di cui, come vuole la legge, la Procura di Perugia ha informato il Consiglio". La vicenda riguarda, scrive il quotidiano romano, i rapporti tra Palamara, "magistrato della Procura, già consigliere del Csm ed ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, e Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone", arrestato "per frode fiscale, vicino agli ambienti del Pd e in affari con Piero Amara". Affidata al pm Gemma Miliani e al Gico della Guardia di Finanza, "l'indagine sulla segnalazione arrivata da Roma procede per corruzione, perché nell'amicizia tra Palamara e Centofanti - scrive Repubblica - c'è qualcosa che viene ritenuto vada molto al di là dell'opportuno".

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