Palazzi & potere
I VERI NEMICI DELL’EUROPA
I VERI NEMICI DELL’EUROPA
Paolo Scaroni attuale deputy chairman di Rothschild Group, nonché ex amministratore delegato di Enel e Eni, in un recente articolo apparso sulla Stampa del 25 marzo 2020[B001] ha affermato «Ci auguriamo tutti che finisca presto l’epidemia, ma sarà solo per entrare in un altro scenario drammatico» ed ancora «Il tema italiano non è quel che dice Bruxelles, ma quel che pensano i mercati. E dunque quanto ci costa il debito. Bisogna che in parallelo la Bce aumenti l’acquisto dei titoli di Stato, e per la verità lo sta facendo, indirizzando un grande volume di acquisti nei riguardi del debito del nostro Paese. Altrimenti lo spread andrà alle stelle, con il rischio default connesso». Per ultimo cito una frase emblematica che rappresenta il titolo di apertura dell’articolo citato ovvero «Dopo il coronavirus la Russia avrà sempre più peso politico».
Le frasi di Scaroni pongono in essere alcune questioni fondamentali in termini di analisi di scenario geopolitico ed economico europeo lasciando intravedere in esse una situazione di tensione ed escalation ai vertici del mondo politico e finanziario dell’Unione includendo in esse quelle più o meno velate dei suoi attuali datori di lavoro ovvero i Rothschild e dei rapporti in essere con la Russia di Putin.
Quanto ci costa il debito
Ma procediamo per ordine. Il nostro debito da Italiani che al 31 dicembre 2019 ammontava a 2.409 miliardi di euro ci costa molto di più del suo valore nominale e la responsabilità di questo è da attribuire alla crisi del modello economico occidentale basato sul Sistema della Banche Centrali che vede per l’Europa nella BCE con sede a Francoforte il suo fulcro principale. Attualmente sono solamente 9 i Paesi che hanno una Banca Centrale non riconducibile a partecipazioni dirette o indirette dei Rothschild, essi sono: Cina, Russia, Iran, Venezuela, Ungheria, Siria, Cuba, Islanda e Corea del Nord. Tre di questi Paesi, nell’ordine Russia, Iran e Venezuela, sono anche le tre più grandi riserve energetiche del mondo. Direttamente o indirettamente tutte le restanti 193 banche centrali che gestiscono le politiche monetarie dei rispettivi paesi, appartengono o sono partecipate dai Rothschild attraverso loro società satelliti. Ci sono inoltre quattro banche centrali che sono quotate in borsa in particolare quelle di: Belgio, Grecia, Giappone e Svizzera.
La Banca centrale di Grecia oltre che essere quotata alla Borsa di Atene è quotata anche alla Borsa di Germania. Come risulta dal sito ufficiale la Banca d’Italia (Istituto di Diritto Pubblico) alla voce partecipazioni mostra le quote di partecipazione al capitale che ad una prima analisi rivela come la percentuale di quote di rappresentanza pubblica si aggira intorno al 7% ed è detenuta da INPS e INAIL.
Con queste aliquote i due enti pubblici giovano di benefici all’atto di ripartizione di introiti che garantiscono un supporto alle politiche sociali e pensionistiche del paese (almeno queste sembrerebbero risolte) anche se un regolamento interno stabilisce che i dividenti non debbano essere superiori al 3% per ogni partecipante al capitale e quindi il restante 94% dei dividenti, de iure e de facto è proprietà privata e non pubblica. Ad esempio Intesa San Paolo e Unicredit detengono insieme il 52% delle quote di Banca d’Italia; ovviamente nel capitale di queste grandi banche italiane, rientra quello di grossi gruppi finanziari transnazionali come i Rothschild che attraverso JpMorgan partecipano a Intesa San Paolo e controllano Monte dei Paschi di Siena, che attraverso Mediobanca controllano Unicredit che attraverso il Banco Santander Central Hispano controllano ABN AMRO, un altro azionista di Unicredit per non parlare dell’americana Blackrock Inc.[B004] secondo grande azionista di Apple , primo azionista di Unicredit e secondo azionista di Intesa San Paolo che in Europa fu scelta dalla Troika per studiare i conti delle banche a rischio fallimento. Blackrock detiene ingenti quote di Atlantia (la nuova Autostrade), Telecom. Enel, Banco Popolare, Fiat, Eni e Generali, Finmeccanica, Banca Popolare di Milano, Fonsai, Mediobanca e Ubi; ed è entrata anche nella gestione del risparmio di Poste italiane. Capiamo bene che così non può funzionare non su ciò che determina decisioni pubbliche e di sicurezza nazionale.
Questo antico retaggio delle quote in Banca d’Italia aveva senso quando la moneta era a corso forzoso ovvero direttamente collegata alle riserve auree prima degli accordi di Bretton Woods del 1944 ma con la successiva moneta a corso legale sostanzialmente legata al dollaro anche il sistema delle riserve di capitali di enti pubblici ed istituti di credito privati ed assicurativi non giustifica più l’attuale modello di emissione a prestito e quindi il relativo addebito di nuova moneta.
Difatti un altro aspetto fondamentale, volenti o nolenti, è che l’Euro è una moneta di debito ossia viene acquistata dagli Stati membri dell’Unione e quindi anche dall’Italia ed è pagata al valore nominale+oneri finanziari in Titoli di Stato pubblici che aumentano in modo impressionante il debito secondo quanto stabilito dagli accordi di Maastricht, accordi che necessitano di una immediata revisione soprattutto in queste fasi cruciali di epidemia da Covid-19. Quindi entrambi gli scenari ovvero quello del capitale privato presente nelle Banca Centrala Europea e quello dell’emissione di moneta a debito non sono più sostenibili e di fatto inaspriscono la crisi economica iniziata nel 2008 e che nessuna misura della BCE, con i suoi piani di intervento come il Quantitative Easing, [B002] è mai riuscita a risolvere. Inoltre si pone una questione cruciale di Sicurezza Nazionale legata all’uso dei dati digitali e all’utilizzo di infrastrutture critiche finanziarie[B003] da parte di soggetti esterni che perseguono logiche di profitto e non logiche di tutale del Sistema Paese. Ricordiamo ai lettori che la BCE ha appena dichiarato una nuova emissione di monete a sostegno dell’emergenza Covid-19 per un totale di 700miliardi di euro per tutta la zona euro, ma date le premesse poste in essere, questa massa ingente di denaro deve essere accreditata e non addebitata agli Stati europei. Quello che gli Stati europei devono riconoscere all’ente emettitore (BCE) sono i soli costi di stampa del circolante e i costi operativi per l’emissione ma non il costo nominale dell’intera quantità monetaria emessa (cui si aggiungeranno poi gli oneri finanziari). Questa ultima ipotesi non è consentita dai trattati attuali per cui si sta ipotizzando una emissione di eurobond garantiti dalla BCE ma che a detta di Scaroni verranno sempre addebitati agli Stati.
Perchè bisogna accreditare e non addebitare
Questo perché il fabbisogno di moneta è determinato da un elemento fondante di uno Stato democratico come ad esempio l’Italia, sancito dal primo articolo della nostra Costituzione ovvero “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” e non sul debito. Questo elemento fondante espresso dal lavoro di milioni di cittadini e cittadine è armonizzato dal PIL , il Prodotto Interno Lordo [B007] oramai sempre più svilito nel volerlo rapportare al debito pubblico (rapporto DEBITO-PIL) che assume i connotati di un vero e proprio sudario di colpe da espiare, in realtà questo debito non dovrebbe neanche esistere perchè per la maggior parte sono le stesse banche centrali ad averlo prodotto a loro vantaggio all’atto dell’emissione di nuova moneta.
In parole semplici, il PIL rappresenta l’insieme di beni e servizi prodotti ovvero la forza lavoro di una intera nazione in un dato arco temporale, questa forza costituisce un elemento inequivocabilmente positivo del bilancio di uno Stato e non negativo. La quantità di moneta introdotta è quella necessaria a misurare lo scambio dei beni e servizi rapportato al PIL, ma stranamente questo fabbisogno positivo di moneta di segno positivo, all’atto dell’emissione cambia di segno e diviene negativo ossia viene inserito nelle passività di bilancio. Questo modus operandi per molti illustri studiosi ed economisti è una vera e propria truffa ai danni dello Stato che si configura come un FALSO DI BILANCIO da parte delle Banche Centrali che emettono moneta appropriandosi del proprio valore, una vera aberrazione di ogni principio di sovranità e costituzionalità delle Banche Centrali controllate da capitale privato.
Come uscire dalla crisi
Il voler pagare l’emissione di moneta ad organismi privati in titoli di Stato con relativo indebitamento potrebbe essere risolto con emissione di titoli interni emessi dal ministero del Tesoro come i mini bot oppure bond o minibond[B006] resi fruibili come moneta circolante e con diritto di cambio. A tale riguardo Paolo Scaloni sostiene che «di fronte alla crisi epocale che stiamo vivendo, il sogno sarebbe appunto che fosse la Bce a garantire una emissione di coronabonds. Ma se fossi olandese o tedesco mi chiederei perché devo farmi carico di Paesi che hanno fatto scelleratamente salire il loro debito interno e non sono più in grado di indebitarsi. Ho qualche speranza che, di fronte alla gravità della crisi, anche i Paesi del Nord Europa capiscano che questo intervento della Bce potrebbe salvare anche loro. Ma siamo chiari: anche se la Bce darà la garanzia sui titoli emessi, sarà poi ogni singolo Paese a dover restituire il debito. Spero proprio non sia il libro dei sogni».
Paolo Scaroni con le sue affermazioni propone nuovamente il meccanismo del debito su debito per uscire dal debito che a sua volta è creato con una artefatto di bilancio al quanto discutibile e che necessita di una restituzione+interessi. Scaroni scoraggia inoltre l’emissione di eurobond chiamandoli coronabonds come se fossero affetti dallo stesso virus che sta contagiando centinaia di migliaia di persone nel mondo ed assume come esempio la virtuosità di Germania ed Olanda rispetto alle scelleratezze di altri paesi. Quello che serve realmente per uscire dalla crisi è una emissione di moneta di credito che non indebiti ulteriormente gli Stati dell’Unione che sia di proprietà del popolo sovrano e non di banche sottoposte a logiche speculative private ai danni degli stessi Stati.
Dopo il coronavirus la Russia avrà sempre più peso politico
Concludiamo questo articolo ricordando ai lettori che Putin fu eletto presidente della Federazione Russa, nel 2000, la nazione era in bancarotta. La Russia doveva 16,6 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale (FMI) diretto dai Rothschild, mentre il debito estero alla controllata Rothschild di Londra e Parigi ed altri creditori ammontava a 36 miliardi di dollari. nel 2015 dopo aver ottemperato a tutti i debiti verso il FMI e verso gli altri creditori, Putin emise un decreto per escludere dal territorio della federazione russa tutti i membri della famiglia Rothschild, dopo i fatti legati alle loro ingerenze per tramite dell’oligarca Boris Berezovsky, ed estromise dalla Bank of Russian ogni elemento riconducibile a questa famiglia ripristinando una situazione di indipendenza monetaria dall’Occidente finanziario. Attraverso questa indipendenza Putin seppe rafforzare tutti i settori economici e negli anni dal 2015 ad oggi è riuscito a potenziare l’apparato militare dimostrando le sue capacità strategiche, tattiche ed operative nella guerra in Siria, ricordo che l’esercito russo oscurò per sette giorni tutto il sistema di comunicazione NATO durante le operazioni di sbarco delle sue truppe nella baia di Tartus.
Nel dicembre 2019, pochi mesi or sono, dopo varie presentazioni spettacolari del suo arsenale, Putin ha annunciato la piena operatività del sistema missilistico ipersonico Avangard, vera spina nel fianco dell’Occidente, con piena manovrabilità in volo e velocità nell'atmosfera di Mach 27, circa 33.000 chilometri l'ora. Ricordiamo inoltre che a marzo 2020 gli Stati Uniti, in piena crisi Covid-19 nell’ambito della già nota esercitazione militare Defender Europe 2020 hanno provveduto a rischierare nelle Azzorre e in Gran Bretagna un numero imprecisato di bombardieri strategici nucleari Northrop Gruman B2 Spirit il più avanzato aereo strategico degli Stati Uniti. Quindi di fronte di questi scenari geopolitici e di possibile escalation militare , scenari di crisi economica e di forte emergenza sanitaria indotta dalla crisi da Covid-19, non resta che allertare preventivamente i decisori politici e militari affiche ci sia un ripensamento serio ad un nuovo sistema economico occidentale legato alle emissioni di moneta non più basato sul debito agli Stati e quindi in ultima analisi ai cittadini dell’Unione e che nei decenni passati ha concesso, attraverso il sistema dell’emissione di moneta di debito, privilegi inimmaginabili al capitalismo finanziario, un sistema economico che ha depauperato totalmente gli asset strategici di tutti i paesi della zona euro inclusa la Germania ed ha indotto necessariamente forme di repressione fiscale non più sostenibili. Paesi come l’Italia ad esempio sono stati costretti a ridurre le spese sanitarie che in alternativa sarebbero state fondamentali nella gestione di questa emergenza da Covid-19. L’Italia è stata inoltre costretta a svendere i propri patrimoni nazionali (porti, musei, intere filiere industriali strategiche) a favore di potenze come Cina, Russia, Stati Uniti, Francia ed Arabia Saudita e alle loro aziende collegate. I paesi come l’Italia già strangolati dal deficit e dai dictat imposti della Troica non possono più tollerare l’arresto del proprio motore economico pulsante, sarebbe un suicidio annunciato che si estenderà di concerto a tutto il mondo occidentale. Chi ha attinto risorse improprie trasformando i frutti del lavoro di milioni di cittadini europei in un sudario fatto di debito, ora deve fermarsi e rivedere le proprie strategie di profitto. Solo una volontà politica univoca, incorruttibile ed autorevole potrà gestire questo passaggio cruciale magari imponendo come prima mossa la remissione dei debiti verso tutti i debitori proprio seguendo una logica che esalti l’essenza stessa del pensiero religioso occidentale.
Prof. Francesco Corona
Docente di Cyber Intelligence
Direttore del Master in Cybersecurity
Link Campus University - Rome