IAI, Monti e Romano: leader in balìa degli elettori. Così entra in crisi il si - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

IAI, Monti e Romano: leader in balìa degli elettori. Così entra in crisi il si

“Queste sfide che noi chiamiamo Brexit, Trump e referendum costituzionale sono relativamente piccole rispetto al problema che le genera: la trasformazione dei leader in follower, preoccupati di inseguire il consenso e concentrati su poche priorità a breve termine, quanto basta a farsi rieleggere”.

 
È soprattutto ai singoli capi di Stato e di governo che l’ex presidente del Consiglio Mario Monti attribuisce la responsabilità delle spaccature nei rispettivi elettorati nazionali e, quindi, degli scompensi nei rapporti internazionali,  e – sul piano europeo - della crescente resistenza all'integrazione. Monti arriva ad affermare che “oggi non è più così fuori luogo parlare d'una possibile fine dell’Ue”.

 
L’occasione è il convegno organizzato dall’Istituto Affari Internazionali, ieri, all’Università Bocconi di Milano, sulle nuove sfide europee e globali e la politica estera italiana, nell'ambito delle celebrazioni per il 50o anniversario dello IAI fondato nel 1965 da Altiero Spinelli. Per Monti, la frammentazione è tale che "l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca più che una minaccia è un'ulteriore sveglia, quasi non fossero bastate le crisi degli ultimi anni, per i governi d'Europa e per le istituzioni comunitarie". 

 
Anche l'Italia, per Monti, ha le sue responsabilità: la confusione, e ora  anche le paure (per lui infondate) dei mercati per l’esito della consultazione sulla riforma costituzionale, “non avrebbero avuto ragione di esistere in una democrazia più civile e matura”. Gli fa eco l’ambasciatore Sergio Romano, che dell’Italia sottolinea soprattutto la mancanza di credibilità: “Nel contesto globale, il Paese ha sempre avuto un peso inferiore alle sue potenzialità. E non vedo come ciò possa cambiare finché ogni problema politico interno genera una guerra civile verbale che spacca il Paese e lo rende incapace di prendere decisioni condivise”.

 
Come Monti, anche Romano parla di governi in balìa dei propri elettori: “Le democrazie stanno diventando dirette, con la pretesa del popolo di governare con un voto continuo e scostante”. Un voto che elegge e destituisce un rappresentante dopo l’altro, impedendo alle istituzioni di stabilire un’agenda su cui lavorare. 

 
“Tra pochi giorni noi italiani saremo chiamati a votare. Ma anche la Gran Bretagna dovrà forse tornare alle urne, per non parlare della Germania e soprattutto della Francia: lì, il duello sarà tra due modelli di politica opposti. Come si fa a prendere decisioni quando i maggiori protagonisti sono continuamente paralizzati dal contesto elettorale? Io non lo so”.

 

Isabella Ciotti