Palazzi & potere
"Il blitz di Bankitalia in Etruria senza avvertire prima il governo"

Le ricostruzioni stampa smentiscono il leader dem sul caso Etruria
Che il commissariamento sia arrivato a sorpresa è un fatto. Lo dimostra il verbale del cda di Etruria dell' 11 febbraio del 2015, giorno del commissariamento della banca. Il cda, scrive la Stampa, si riunisce per discutere di un sacco di cose importanti: le svalutazioni richieste da Bankitalia, un aumento di capitale per coprire le perdite e ripristinare i requisiti patrimoniali richiesti da Bankitalia, l'aggiornamento sul progetto di aggregazione richiesto da Bankitalia. I lavori iniziano alle 12,30 nella sede di via Calamandrei. Tra i presenti oltre al presidente Lorenzo Rosi c' è anche il vice Pier Luigi Boschi, padre dell' allora ministro Maria Elena Boschi.
C'è l' episodio dell' interessamento di Ghizzoni, allora ad di Unicredit. Episodio che la Boschi ha smentito, ma è un fatto che Rosi incontrò, a fine 2014, lo stesso Ghizzoni per parlare della possibilità di un' acquisizione.
C' è la telefonata dell' allora sottosegretario Delrio al presidente di Bper, nei primi giorni del 2015, per informarsi della questione Etruria. Delrio ha spiegato di essersene interessato «per le possibili ricadute occupazionali».
Ma è un fatto, scrive la Stampa, che questo risulta l'unico intervento di Delrio, sul quale allora convergevano tutte le vertenze industriali, in materia bancaria. E c' è il lungo abboccamento con il finanziere Davide Serra, che per mesi - dal fallimento dell' ipotesi Vicenza - porterà avanti i suoi contatti con Etruria. Non è l' unico fondo che si fa avanti per Etruria in quel periodo. Ma le fonti interpellate chiamano Serra «la carta di Boschi» per il salvataggio. I contatti si concretizzeranno in un' offerta da 700 milioni per rilevare le sofferenze della banca. Arrivata però a fine febbraio, con la banca già commissariata.