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Palazzi & potere
Il nuovo governo e le riforme oltre il referendum; parla Gianfranco Librandi

La bocciatura del referendum non è la fine dello sforzo riformatore per l'Italia


Il governo Gentiloni nasce da un fatto: il rifiuto delle forze politiche di opposizione, sostenitrici del No al referendum costituzionale, di assumersi la responsabilità di governo. Se Forza Italia, M5S, Lega e Sinistra Italiana avessero raccolto la proposta di Matteo Renzi di un esecutivo di responsabilità nazionale, oggi avremmo quel governo, incaricato di pacificare il clima politico e di dare al Paese una legge elettorale solida e stabile. Il rifiuto delle opposizioni a quel percorso di larghe intese ha reso obbligata la strada di un governo sostenuto dalla stessa maggioranza parlamentare degli ultimi anni. La scelta del gruppo parlamentare di Civici e Innovatori di sostenere il nuovo governo non è stata condizionata ad alcuna richiesta di poltrone o di garanzie, ma a una visione di fondo. La sfida che abbiamo innanzi è di enorme significato: dimostrare agli italiani e al mondo che la bocciatura del referendum non è la fine dello sforzo riformatore per l'Italia. Anzi, di fronte all'Armata Brancaleone dei partiti che hanno sostenuto il No (illudendo gli italiani, a cui non è stato offerto nessun piano alternativo), il referendum ha mostrato l'esistenza di un importante consenso per la modernizzazione, l'innovazione e la crescita. Il 40% non è di nessuno, ma è un blocco sociale coeso a cui dare risposte e rappresentanza. Le questioni poste sul tavolo da Gentiloni sono tante e variegate: ripresa economica, lavoro, stabilizzazione del settore bancario, politica internazionale, Mezzogiorno. A fronte della immagine poco qualificante dei banchi vuoti del M5S e della Lega, segno di un disprezzo per le istituzioni della democrazia rappresentativa, noi oggi rilanciamo il nostro impegno di concretezza.  


Due punti finali meritano di essere menzionati. Primo punto, lo stile. Nei suoi interventi d'indirizzo alle Camere, Gentiloni ha usato un'espressione di particolare efficacia: "Il Parlamento non è un social network". Occorre e occorreva una dose massiccia di sobrietà nel dibattito politico. Tra tutti gli obiettivi dei prossimi mesi, ne abbiamo uno cruciale: sgonfiare la bolla retorica della demagogia fine a se stessa, del litigio costante e quotidiano, del complottismo slacciato per verità.


Secondo punto, il tempo. Quanto durerà il governo Gentiloni? Il tempo che servirà, non un minuto di più, non un minuto di meno, per dare ai cittadini una legge elettorale dignitosa che assicuri stabilità e governabilità e per adempiere ai dossier economici e sociali più urgenti e indispensabili.


Gianfranco Librandi

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