Palazzi & potere
Mattarella ci rimane male: Renzi non va a celebrare Aldo Moro

Manda Lotti e continua a mandare segnali oltreoceano (Philips Morris)
Tra i due, Renzi e Mattarella, aumentano le divergenze. Soprattutto Renzi non gradisce l'enfasi posta nelle ultime settimane del capo dello stato sui concetti di "intesa", di "mediazione" e di "unità nazionale, che sembrano già prefigurare l'identikit del governo post Renzi...
LA LEZIONE Nondimeno la lezione del leader rapito e barbaramente ucciso dalle Brigate rosse conserva ancora integra la sua validità. E l' articolata rievocazione di Mattarella (davanti alle autorità istituzionali e ai figli di Moro, Agnese e Giovanni) non manca di sottolineare i punti-chiave delle sue convinzioni, scrive il Messaggero, tra cui anzitutto «la forte spinta all'innovazione: nel sistema politico, nella definizione di nuove opportunità nella società, con la stagione delle riforme».
Dunque, un Moro non conservatore, che ha sempre considerato «l' immutabilità come una rinuncia»; aperto invece con coraggio al nuovo e al dialogo. E quindi alle riforme. Sin dal periodo dell' Assemblea costituente quando sottolineò la necessità della «convergenze necessarie» per la Costituzione e per la costruzione di «una casa comune» per la democrazia italiana. Per non parlare dell' azione politica negli anni Sessanta e Settanta.
Mattarella ricorda Moro portatore della «vocazione all'intesa», consapevole del valore del confronto, il «grande mediatore» tra le forze politiche e tra le opinioni e tendenze presenti nel suo stesso partito.
Un' azione di «alta mediazione» - soggiunge il capo dello Stato - esercitata anche a livello internazionale con l' appoggio alla distensione tra Est ed Ovest. Insomma nella sua lunga milizia politica, Moro si è sempre distinto per il «dialogo permanente e rispettoso» tra le forze politiche del Paese. Ed è facile paragonare questo sforzo al clima d' oggi dove invece permane la logica dello scontro e della delegittimazione tra i partiti. Moro - spiega Mattarella - aveva un profondo rispetto «per i fenomeni nuovi», evitava le artificiose semplificazioni e rifuggiva da «annunci fini a se stessi e da gesti plateali». Era un fine tessitore volto a ricercare «un' unità di fondo» e ad «avvicinare forze politiche contrapposte» (come Dc e Pci) la cui forte diversità «si era venuta attenuando grazie ad un comune percorso democratico».
DIGNITÀ POLITICA Aveva un senso nobile della dignità della politica - incalza Mattarella - che lo portava al rifiuto di ogni manicheismo a vantaggio del dialogo, della comprensione delle ragioni altrui. La politica doveva indicare mete collettive e guidare i processi d' innovazione. Per questo era necessario l' ascolto, comprendere bene la complessità dei problemi - sottolinea Mattarella - ricordando lo slogan della «strategia dell' attenzione». Accade oggi? Per carità di patria, il capo dello Stato tace.