Palazzi & potere
Menospesamenotasse – L’ultima fatica di Renzi: raccontare balle sul referendum

Narrativa “ufficiale” di Palazzo Chigi: se vince il No, catastrofe mondiale.
Il problema non è solo l’improvvida sortita dell’ambasciatore John Phillips, forse dimentico dell’effetto contrproducente del comizio anti-Brexit tenuto a Londra, a pochi giorni dal voto, da Barack Obama. Quella è solo la punta dell’iceberg.
Nel mio piccolissimo, mi accade di parlare con numerose figure e personalità non italiane (esponenti politici, o del mondo economico, di diversa matrice, estrazione, cultura), e ogni volta raccontare a loro lo zoo politico italiano è esercizio arduo, come sa chiunque ci abbia provato o ci provi: dopo tre minuti di tua paziente spiegazione, vedi nello sguardo educato nel tuo interlocutore un misto di sbigottimento, incredulità, e - se ti vogliono bene - umana comprensione.
Da qualche tempo, però, da quando aleggia l’inutile e divisivo referendum costituzionale scaraventato da Renzi nell’agenda politica italiana, gli interlocutori esteri si dividono in due categorie: quelli che, prima di incontrare te, non hanno incontrato Renzi o figure del Governo, e quelli che invece hanno già avuto un qualche “briefing” o contatto (diretto o indiretto) con Palazzo Chigi.
I primi ti ascoltano, esprimono la loro opinione in un senso o nell’altro, ma saggiamente, subito dopo, annoiati dalle inutili geometrie di palazzo, vengono ai problemi veri dell’Italia: tasse, spesa, debito, banche, immigrazione, eccetera. E hanno ragione, ovviamente.
I secondi, invece, quelli già “catechizzati” da Renzi e dai suoi, sono stati gettati nel panico. La narrativa ufficiale di Palazzo Chigi è che siamo dinanzi a una specie di passaggio da “avanti Cristo” a “dopo Cristo”. Sintetizzo lo story-telling etrusco: c’è un Governo coraggioso, guidato da un leader giovane e lungimirante, che sta facendo a pezzi la vecchia classe politica, e che ora un’orda di populisti e vecchi mandarini vorrebbe invece fermare. Guai se ciò accadesse!!! Spiegano le veline di Palazzo Chigi: se vince il No, crollerà il Pil, tornerà il rischio Italia, e non so quale altra sciagura mondiale (dalla vittoria finale di Isis all’estinzione della foca monaca).
Tutto ciò è semplicemente ridicolo.
1. E’ responsabilità di Renzi aver trascurato l’emergenza economica e aver inchiodato il Paese, per due anni, a discutere di Italicum e Senato.
2. La riforma è pasticciata e scritta male. Tiene in piedi il Senato, anziché abolirlo; e lo consegna ai dopolavoristi dei Consigli regionali. Peggio ancora: moltiplica fino a dieci (avete capito bene: dieci!!!) i procedimenti legislativi, alimentando un caos istituzionale e una propensione al ricatto politico che sarà un vero e proprio paradiso per frenatori, ostruzionisti, minoranze riottose e ostili a prescindere.
3. Il Pil è già a zero ora: non servono ulteriori catastrofi per far arrivare una stagnazione nella quale siamo già immersi.
4. La vera emergenza è quella bancaria (Mps in testa): e non basteranno tutti i santi del calendario per scongiurarla. Altro che “basta un sì”…
Per carità. E’ legittimo che Renzi cerchi di difendere se stesso e la sua poltrona. Ma non è serio raccontare al mondo balle spaziali. Anche perché, prima o poi, anche quelli che - più o meno maldestramente - lo hanno prescelto e aiutato - fuori dall’Italia - si renderanno conto della sua inconsistenza, e di quanto le sue slides siano utili - al massimo - per le decorazioni natalizie.
Poi (e questa è l’altra faccia del problema) restano le alternative a Renzi (vedi il naufragio dei Cinquestelle…), anch’esse immotivatamente celebrate all’estero in questi mesi e ora rivelatesi per quello che sono: un manipolo di incompetenti. Ma ciò non giustifica il fatto che il Presidente del Consiglio italiano, sulla pelle del paese, vada in giro a dire: o me o il diluvio. Al massimo, una pioggerellina autunnale.
Daniele Capezzone
Deputato Conservatori e Riformsiti
@capezzone