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Palazzi & potere
Stefano Mensurati: “Con Draghi finisce il chiacchiericcio dei ministri”

Intervista a Stefano Mensurati, conduttore di “Tra poco in edicola”,  la rassegna stampa notturna di Radiouno Rai, in onda dal lunedì al venerdì dalle ore 23.30 alle 24.00 e dalle 0.30 all’1.30. Con lui parliamo di comunicazione e politica.

Il nuovo Governo di Mario Draghi sta cambiando gli scenari politici, cambierà anche il modo di fare comunicazione e informazione? Diventerà più tecnica e più puntuale o continueremo con i teatrini mediatici?

“Finora non abbiamo visto molto di Draghi all’opera, ha cambiato in modo radicale la squadra che dovrà gestire la svolta nella lotta alla pandemia, sia sul fronte economico (ministri di sua fiducia, svincolati dai partiti) che su quello sanitario (indicative le sostituzioni di Arcuri con Figliuolo e di Borrelli con Curcio).  Ma ad essere totalmente cambiato è lo stile comunicativo e questo obbliga anche i giornalisti ad adeguarsi. Una volta c’erano le conferenze stampa e i comunicati ufficiali, da qualche anno a questa parte siamo stati invece abituati a rincorrere i post sui social, senza un minimo di analisi critica, e a gestire il chiacchiericcio sempre più esasperato nei talk show. Mi pare che Draghi abbia lasciato intendere che ora basta, si torna ai fatti concreti, che poi è quello che più o meno succede in Germania, Francia e Gran Bretagna, Paesi coi quali abitualmente ci confrontiamo. Insomma, una ventata di aria fresca della quale beneficeremo tutti. Certo, abituati al frastuono si rimane un po’ spaesati di fronte ai silenzi. Ma il nuovo stile di Draghi piace, lo riscontro ogni sera nelle mie trasmissioni interagendo con gli ascoltatori: siamo tutti molto stanchi, ora vogliamo fatti, basta con le chiacchiere e con le promesse da marinaio”.

In termini di share per la Tv e la radio questo nuovo stile farà calare gli ascolti?

“Pur avendo appoggiato in massa Draghi, i politici sentono la mancanza del palcoscenico e siccome anche i talk devono riempire i loro spazi, le comparsate continueranno ad esserci. Personalmente ho provato ad intervistare qualche ministro ma mi è stato detto che finché la squadra di governo non fosse stata completata, con tutti i sottosegretari, non avrebbe parlato nessuno. Ma la consegna del silenzio rimane ancora oggi, mi pare di capire, perché so che Draghi ha detto loro di parlare solo se c’è un provvedimento da spiegare e quello del Dpcm è il primo ed unico esempio, finora. Ma non credo che ci sarà un calo di ascolti. Il bisogno di informarsi, soprattutto in tempi di crisi, è sempre forte. Il dibattito politico è l’essenza della democrazia - ci mancherebbe altro - altra cosa però è l’overdose quotidiana, a tutte le ore e su ogni canale. Non credo che soffriremo di una crisi di astinenza”.

Se sono tutti al Governo, l’opposizione chi la fa?

“Sembra che sia ormai relegata alla Meloni e a qualche dissidente dei 5 Stelle. Tornando alla stampa, deve ovviamente fare il suo lavoro: informare, spiegare e approfondire. Non dico che debba fare opposizione, ma analisi critica sì. E Draghi è stato molto incensato, da quasi tutti, fin dall’inizio e a scatola chiusa. Non so se sia dipeso dal fatto che la politica lo appoggia in massa o piuttosto da quel che tutti noi speriamo con forza, e cioè che non fallisca. Diamogli fiducia, e auguriamoci che questo silenzio sia di buon auspicio per l’arrivo di provvedimenti più pensati”.

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