Politica
Partito Comunista, Marco Rizzo: "Salvini al 25 Aprile? È giusto che non venga"

25 Aprile, intervista di Affaritaliani.it al segretario del Partito Comunista Marco Rizzo
Rizzo, sul 25 aprile grandi polemiche nel governo tra Di Maio e Salvini, con quest’ultimo che ha dichiarato insieme alla Meloni che è una festa divisiva. Che ne pensa?
"Francamente non vedo tutto questo scandalo. Preferisco non avere Salvini alla manifestazione del 25 aprile. La sua politica è in contraddizione assoluta con quello che questa giornata trasmette. Non mi ha mai convinto la retorica dell’unità nazionale sul 25 aprile, sono d’accordo con Canfora quando dice che il 25 aprile non è una data pacifica, ma una data intorno alla quale si è svolta una lotta politica tuttora in corso. Anche perché la retorica della giornata unitaria è stata utilizzata spesso per nascondere le responsabilità di una parte importante di italiani. Non ci siamo liberati solamente dai nazisti, ma anche dai fascisti, che erano italiani. Ma molti nel centrosinistra lo hanno volutamente dimenticato, coprendo questa data con una veste istituzionale che stride con il suo spirito".
Ha ancora senso parlare di attualità del 25 aprile?
"Credo proprio di sì, è stata una pagina eroica della nostra storia nazionale. Un’insurrezione popolare che ha liberato le più grandi città del Nord prima dell’arrivo degli alleati, riscattando la dignità di questo Paese. E insieme ricorda anche altri eventi, come le quattro giornate di Napoli. In un Paese tradizionalista e anche un po’ reazionario come il nostro, un’insurrezione popolare ha un peso enorme. E poi ci sono gli ideali di quella lotta, che ancora oggi sono attuali, e che in larghissima parte sono stati traditi dalla Repubblica. Ha ancora senso lottare per quei diritti, perché la vera liberazione è quella contro una società fatta di padroni e schiavi. Quando un giovane guadagna 400 euro al mese con un lavoro precario, quando alle donne non si da il diritto alla maternità, quando mancano le case, c’è ancora bisogno di lottare. Sul 25 aprile mi piacerebbe prima di tutto una cosa".
Ci dica…
"Che i giovani avessero la consapevolezza che l’Italia di oggi non è il frutto della Resistenza ma del tradimento delle aspirazioni più profonde della Resistenza. Penso che questa consapevolezza sia il migliore antidoto contro la crescita della destra. Io ho avuto la fortuna di conoscere molti comandanti partigiani, di parlare con loro spesso. So cosa significava quella lotta, quali erano le loro idee. Il mio maestro da giovane è stato Gianni Dolino, che fu comandante e poi vicesindaco del PCI a Torino. Ma i giovani di oggi, che non hanno questa possibilità, rischiano di rimanere esposti a una retorica assolutamente contraria al 25 aprile fatta di ragionamenti istituzionali, grigi, di accettazione dello stato di cose presente. Di fronte a questo schifo i giovani sono tentati di dire: “ma se questa è l’Italia figlia della Resistenza, noi siamo contro la Resistenza”. Ecco questo è il frutto della retorica istituzionale dell’antifascismo. Non credeteci giovani: la lotta partigiana era esattamente l’opposto".
Una posizione originale senza dubbio nel dibattito di oggi, e noto un sottile accento polemico verso il Partito Democratico. Sbaglio?
"Per niente. Se a proclamarsi antifascisti sono quelli che distruggono i diritti dei lavoratori, approvano le missioni di guerra all’estero, distruggono la scuola e la sanità pubblica, fanno politiche contro chi abita nelle periferie delle città, questo diventa il miglior sponsor per i fascisti. Anzi loro hanno bisogno di un pericolo “fascismo” perché in questo modo chiamano a raccolta su un presunto voto utile per fermare la destra, che fa accettare ogni politica antipopolare mettendola in secondo piano. Ma alla lunga vince la destra. E poi gli spazi mediatici che questa strategia concede alla destra sono enormi. Ricordo la Boschi sul referendum".
Non è il momento di superare questa retorica tra fascisti e comunisti? Molti pensano che tra destra e sinistra estrema ci siano affinità, siete tutti contro UE e euro.
"Sarebbe il momento di superare un antifascismo di facciata del centrosinistra che è diventato una macchietta, questo sì. Ma non ha nulla a che vedere con le ragioni politiche di una contrapposizione inconciliabile, Noi siamo per il potere ai lavoratori, siamo contro l’UE e l’euro perché sono strumenti nelle mani della grande finanza e dei grandi industriali. Ma non siamo a favore dei padroni italiani contro quelli stranieri. Quando l’estrema destra grida contro gli immigrati” i diritti non ce li abbiamo noi, non ce li avranno loro” fa il gioco dei padroni. Noi vogliamo combattere l’immigrazione, nel senso di combattere le ragioni che costringono milioni di persone a emigrare. E sono le guerre, l’imperialismo, i governi corrotti. Non vogliamo fare la guerra all’immigrato, perché solo l’unità delle lotte può vincere".
Nessuna alleanze con il PD di Zingaretti?
"Il PD di Zingaretti non è diverso da quello di Renzi, è sempre il PD. Contano i partiti e gli interessi che hanno alle spalle, non le persone. All’Italia serve un forte partito comunista. Anche la Resistenza insegna questo: se i comunisti non avessero avuto la loro organizzazione oggi non festeggeremmo".