Insight/ Il Partito della Nazione? Così Renzi rottama il Pd
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Passo dopo passo. Accordo con Berlusconi sulle riforme, intesa con la minoranza dem sul Jobs Act. I tasselli del piano di Matteo Renzi iniziano a comporsi. Il progetto per la nascita del Partito della Nazione, lanciato qualche settimana fa, ha bisogno di tempo. L'ex sindaco di Firenze, nonostante la sua esuberanza mediatica, non può mandare in soffitta il Pd da un giorno all'altro. Ma - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - la sua agenda politica e il calendario verso il PdN è fissato.
Prima alcune scadenze, come le Regionali della prossima primavera che il premier spera di stravincere (ovunque tranne il Veneto dove Zaia sembra imbattibile). C'è anche il passaggio delicato dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica, vista il pressing fallito su Napolitano per restare un altro anno al Quirinale. Ma se tutto va come deve andare, all'inizio dell'estate del 2015 partirà l'operazione che porterà al Partito della Nazione. Con tanto di congresso straordinario del Pd per il cambio del nome.
Il nodo è quello della minoranza interna che non vuole dire addio al Pd. Per Renzi non è un grande problema perché, come ha fatto finora, lui andrà avanti per la sua strada dimostrando ai vari Bersani, D'Alema, Cuperlo e Fassina che la stragrande maggioranza del partito è con lui e quindi non c'è dibattito che tenga. L'uscita di Civati, prima o poi, viene data per scontata mentre per gli altri big spetterà a loro decidere. Il premier-segretario non caccerà nessuno ma se vorranno andarsene non si straccerà le vesti. Allo stesso tempo è possibile l'ingresso nel PdN di Alfano e Casini, che ormai giudicano impossibile un ritorno con Berlusconi (vista soprattutto l'ascesa a destra di Salvini).
Il ministro dell'Interno entrerà nel nuovo soggetto politico soprattutto se lo sbarramento dell'Italicum dovesse tornare al 4 o al 5%, pregiudicando le possibilità dell'Ncd di avere una rappresentanza in Parlamento. L'altro nodo è la collocazione europea. Da poco il Pd è entrato nel Pse e qualcuno, in Italia e in Europa, potrebbe non gradire il PdN tra i socliasti. Il premier, che ha dalla sua i numeri (i democratici sono la rappresentanza più folta nel Pse a Strasburgo), comunque non intende impiccarsi sulla collocazione europea, essendo post-ideologico e contrario alla distinzione destra-sinistra. Insomma, la strada verso il PdN è segnata. Con calma ma ci si arriverà.