Il Pd boccia Repubblica-Stampa: meno pluralismo c'è e peggio è - Affaritaliani.it

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Il Pd boccia Repubblica-Stampa: meno pluralismo c'è e peggio è

Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


"Io, uomo del Pd, dico che è una cosa negativa, perché meno pluralismo c'è e peggio è". Con queste parole il renziano Michele Anzaldi, membro della Commissione di Vigilanza Rai diventato famoso per i suoi attacchi ai vertici della tv pubblica, commenta con Affaritaliani.it la fusione tra Repubblica e Stampa. "Se io avevo, ad esempio, una notizia che mi veniva rifiutata da Repubblica, perché non valutata tale, andavo alla Stampa, ma adesso non ci posso più andare. Quindi, meno pluralismo c'è e peggio è per tutti", attacca Anzaldi. Che poi aggiunge: "Dopodiché, non si tratta di una proposta di legge nostra, ma è una cosa che nasce dal mercato. Ne prendiamo atto... d'altronde parliamo di giornali che hanno anche debiti... A meno che - spiega il deputato renziano - non mettiamo le mani in tasca agli italiani e facciamo ad esempio come si fa con la Rai, che la pagano gli italiani. Ma non mi sembra che il Paese sia in queste condizioni. Perciò bisogna guardare al futuro".

La fusione tra Repubblica e Stampa - prosegue Anzaldi - "mi pare più che altro un atto dovuto, visto la crisi economica che c'è. I giornali stanno ormai in un mondo che non esiste più, come numeri economici, come collaboratori, come giornalisti e tutto il resto. E' inevitabile che sia accaduto questo. Pochi anni fa chi poteva pensare che nascesse una cosa che si chiama iPad? Non solo, c'è anche l'elevato numero di giornalisti e la crisi della pubblicità, che vogliamo fare? Speriamo che evolvano verso un altro settore, cioè quello dell'iPad e dei social network e che i loro giornali si trasformino in qualcosa di diverso che dia molto più spazio a Internet. Si vede bene che l'orientamento degli investimenti pubblicitari va ormai verso l'online". Dobbiamo aspettarci nuove aggregazioni nel mondo dell'editoria? "La strada è inevitabile ed è quella di lottare contro la crisi economica, tenendo ben presente - come detto prima - dell'arrivo dell'iPad, della crisi della pubblicità, del numero crescente di giornalisti e dell'allungamento della vita", conclude Anzaldi.