Il Pd si compatta dietro Renzi per evitare il ritorno alle urne
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Sono bastati dieci giorni al Pd perché i capicorrente cambiassero idea sul ritorno al voto. “Se il governo Bersani fallisce l’ottanta per cento degli onorevoli e dei senatori chiederanno che si torni alle urne”, aveva giurato ad Affaritaliani.it non più di due settimane fa un onorevole vicinissimo al segretario, “se ci accordiamo con Berlusconi siamo finiti”. Oggi le cose sono radicalmente cambiate. A voler tornare alle urne sono rimasti una minoranza: i ‘giovani turchi’ e bersaniani doc, ma anche qui con qualche distinguo.
Perché se una parte del Pd già da tempo spingeva per trovare un accordo su un governo di larghe intese, oggi questa posizione è sempre più esplicita. I liberal, i modem e i lettiani già da tempo andavano in giro dicendolo: Berlusconi non è il diavolo e un dialogo con il Pdl è necessario. Enrico Letta, un uomo fedele al suo segretario, ha seguito la linea di Bersani, ma negli ultimi tempi l’ha sentita sempre meno sua, tanto da aver aumentato i contatti con la ‘sponda opposta’. Dello stesso parere anche Franceschini, Veltroni e D’Alema.
E poi c’è lui, Matteo Renzi. Il Sindaco di Firenze, che negli ultimi giorni ha dilagato su tv e giornali, oggi viene visto sempre da più persone come una possibilità per il partito. Lui vorrebbe aspettare che il prossimo Presidente della Repubblica faccia la sua scelta e spera che si torni presto alle urne. Preferirebbe evitare di guidare un governo di grande coalizione, soprattutto con questo parlamento. Punta ad essere il leader del Pd nella prossima campagna elettorale. Il voto sarà probabilmente in autunno, di fare un nuovo congresso non ci sarà tempo, al novanta per cento si faranno le primarie (sempre che passi la deroga alla regola dello statuto Pd che dice che il candidato premier è il segretario) e Renzi sta già scaldando i motori.
Intanto però sempre più onorevoli accarezzano l’idea di una sua discesa in campo al posto di Bersani che proprio oggi, con una lettera a Repubblica, ha detto di essere disponibile a farsi da parte se questo servisse ad accelerare il cambiamento. E così l’ipotesi che si sta facendo largo in molti è quella di chiedere al Primo Cittadino di guidare il partito. Una cosa è certa, nessuna decisione sarà presa prima che il prossimo Presidente della Repubblica venga eletto. E l’unica chance per Bersani di stoppare le mire del sindaco è quella di trovare un accordo con il Pdl e varare un governo di minoranza.