Pd, fuoco incrociato su Epifani. L'ombra di Renzi sul congresso

A mezza bocca o ad alta voce, in tanti hanno nel Pd hanno mostrato non poca delusione per la composizione della nuova segreteria e la commissione congressuale annunciata in direzione da Guglielmo Epifani: troppo a sinistra, troppo in continuita' con l'epoca Bersani, troppo schiacciate sulle correnti. E anche sull'iter congressuale prospettato dal segretario, un percorso dal basso che rovescia l'impianto tradizionale, sono in molti a nutrire dubbi. Sull'avvio della stagione congressuale aleggia l'incognita Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze per la prima volta ha detto chiaramente che potrebbe anche candidarsi e che nel caso non farebbe la guerra a Enrico Letta. Ma che certo non accettera' "un tiro al bersaglio". "Se vogliono farmi la guerra lo dicano. Non tramo ma non tremo", ha assicurato Renzi. Ieri durante, un comizio a Lodi, un sostenitore lo ha avvicinato e lo ha chiamato "segretario". La replica e' stata laconica: "Vedremo". Ne' un si' ne' un no. E' vero dunque che l'ex rottamatore sta riflettendo sulla decisione, ribadita a piu' riprese, di non scendere in campo al congresso. La decisione arrivera' piu' avanti, e del resto c'e' ancora tempo, ma nelle ultime settimane Renzi e' stato in prima linea nella campagna elettorale delle amministrative e nei ballottaggi. Sara' anche vero, come sostiene un deputato a lui vicino, che "i candidati vogliono solo lui sul palco e non altri dirigenti del Pd". Ma e' certo anche che, proprio in previsione del congresso, Renzi ha bisogno di prepararsi una rete di relazioni sul territorio o potrebbe restare schiacciato dalle dinamiche interne al Pd. E' un rischio che ben conosce ed e' il motivo, dicono i suoi, per cui fino a pochi giorni aveva resistito alle spinte per gettare il cuore oltre l'ostacolo. Pero' con Letta a palazzo Chigi e la possibilita' che il governo regga, Renzi ha bisogno di un podio nazionale se vuole puntare alla prossima candidatura del centrosinistra a premier. Tra i renziani, sono in molti a spingere per la sua candidatura. "La situazione drammatica che vive l'Italia impone la scelta di un leader coraggioso che faccia scelte e sappia riconnettere la politica con i cittadini. Matteo, da sindaco, ha dimostrato di saperlo fare", ha assicurato Davide Nardella". Tiepide le reazioni nel Pd mentre non si e' sbilanciato. "Puo' essere un buon segretario", ha spiegato. Ma fare il leader non e' come governare, ha subito chiarito: "La guida di un partito richiede attenzione, mediazione, cura della comunita'". Mentre Pippo Civati ha chiarito che con Renzi o senza Renzi, lui comunque si candidera'.
PD: INIZIA TRA MALUMORI STAGIONE CONGRESSO CON INCOGNITA RENZI Sulla scelta di Renzi pesera' molto la struttura che avra' il congresso. "Come fa Renzi a decidere se correre finche' non conosce le regole?", ha spiegato oggi un parlamentare a lui vicino. Ma le regole difficilmente si conosceranno prima di un mese, termine fissato da Epifani per la conclusione dei lavori della commissione congresso. I diciannove componenti, espressione delle varie anime, sono chiamati a verificare se esista un'intesa sui quattro punti indicati dal segretario Il primo e' l'inversione del percorso: invece di eleggere il segretario con liste collegate sui territori, Epifani ha proposto che prima si facciano i congressi di circoli, i provinciali e i regionali, poi quello nazionale svincolati tra di loro. Poi c'e' la separazione del segretario dal candidato premier, modifica statutaria su cui vi sono non poche difficolta' e anche Renzi, che all'inizio l'aveva sostenuta, potrebbe fare resistenza in previsione di una candidatura. Poi c'e' la verifica della platea che dovra' eleggere il segretario con le primarie. E infine la creazione di organismi dirigenti piu' snelli. Se l'intesa si trovera', occorrere' almeno un mese per stendere le modifiche allo statuto che andranno in assemblea, forse prima della pausa estiva ma piu' probabilmente a settembre. A quel punto partira' il percorso, con una ventina di giorni per i congressi di circolo e poi via via gli altri, con la previsione di chiudere a fine anno. In questa cornice andra' fissata anche la scadenza per le candidature nazionali. Nel caso invece la maggioranza della commissione decida di mantenere l'attuale statuto, i lavori potrebbero terminare gia' a fine giugno e a luglio essere fissati i termini di presentazione delle candidature. La commissione congresso iniziera' a lavorare la prossima settimana, dopo la prima riunione della segreteria, lunedi'. In quella sede Epifani distribuira' le deleghe ai quindici componenti della sua squadra. E sui nomi non sono mancati i mugugni. Mentre c'e' chi ha polemizzato a viso aperto. "Finalmente si e' realizzato il cosiddetto 'riequilibrio a sinistra'. A esser pignoli, per la verita', si dovrebbe segnalare l'assenza di un rappresentante possibilmente donna, del movimento dei colcos", ha ironizzato Antonello Giacomelli di Areadem. Tra bersaniani, dalemani, veltroniani e 'giovani turchi', gli ex Ds sono in maggioranza. Ma non e' con l'occhio delle correnti che qualcuno ha guardato alla nuova segreteria: "Almeno sei dei quindici scelti sono fra quei 101 del Pd che non hanno votato Prodi", ha assicurato un deputato.
PD: RENZI, SEGRETARIO E SINDACO NON SONO RUOLI INCOMPATIBILI - "Io mi sono stancato di passare per il monello in cerca di un posto, il ragazzo tarantolato con la passione del potere. Sono l'unico che non si e' seduto su nessuna poltrona ed e' rimasto dov'era prima. Se c'e' bisogno di me, me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto mi consigliavano di non farlo; ora pero' si vanno convincendo anche loro". In in un'intervista al 'Corriere della Sera', Matteo Renzi spiega che se ci sara' la sua candidatura alla segreteria "di sicuro non sara' come l'altra volta una campagna improvvisata, per quanto bella. C'e' bisogno di una squadra ben definita". E sottolinea che il ruolo di leader di partito e quello di primo cittadino "non sono incompatibili". Spiega il sindaco di Firenze: "avere una funzione nazionale finora ha aiutato a fare meglio il sindaco, ad esempio a trovare i fondi per salvare il Maggio Fiorentino". La sua scelta comunque "dipende dal Pd, non da me", tiene a precisare. Ma ora "anche i bersaniani mi chiedono 'Matteo ora basta, ci stai o no?'". Certo, se dovesse diventare segretario il rischio che il governo cada in pochi mesi come successe a Prodi con Veltroni "c'e'. Anche piu' grave di quello del 2007: allora c'era un governo di centrosinistra, questo vede sinistra e destra insieme". E sull'attuale governo osserva: "Io spero che Letta abbia successo. Lo stimo, abbiamo un bel rapporto. Apprezzo il suo equilibrio; mi convincera' meno se cerchera' l'equilibrismo". Sul fronte delle riforme, per Renzi "la prima cosa e' la legge elettorale e invece la si vuol mettere ultima", mentre sui saggi osserva: "quando la politica non vuole risolvere le cose fa una commissione". Il sindaco di Firenze poi non rinnega "la battaglia per la rottamazione" e sottolinea: "la rifarei, anche se rinunciare a D'Alema e tenersi Fioroni non e' stato un affare". E a proposito del decreto sull'abolizione del finanziamento ai partiti dice: "taccio, ho fatto voto di non parlare male del governo" ma "si poteva avere piu' coraggio, spero il parlamento lo migliori. E - aggiunge - che venga abolito il Senato, trasformandolo in Camera delle autonomie: 315 parlamentari n meno significano meno costi e piu' efficienza".