Politica
Pd, Schlein portavoce e non segretaria. Ecco perché continua a perdere voti

Pd, tutti gli errori di comunicazione di Elena Ethel Schlein, detta Elly
Schlein? “Postura comunicativa” molto prudente e per certi aspetti evasiva
Elena Ethel Schlein, detta Elly, è una politica italiana con cittadinanza statunitense naturalizzata svizzera, segretaria del Partito Democratico dal 12 marzo 2023. Aderente a varie formazioni di centro-sinistra e di sinistra, è stata europarlamentare per l'Italia nell'VIII legislatura.
Già in questa sintesi biografica, tratta da Wikipedia, troviamo la complessità del personaggio. Una giovane donna, con un’impronta culturale internazionale, collocata in un ambito politico nel segmento fra la sinistra-sinistra e il centro-sinistra, che si è ritrovata, un po’ sorprendentemente, a occupare una delle cariche politiche tradizionali più importanti del nostro Paese. Una carica, sicuramente, di potere.
L’arrivo di questo nuovo personaggio al vertice di uno dei più grandi partiti italiani, erede alla lontana della storia del Partito Comunista Italiano, suscitò, sei mesi fa, grandi aspettative. Ci si attendeva che Schlein avesse la voglia, e la forza, di imprimere una vera e propria svolta nell’azione politica, e comunicativa, del Pd.
Ci si aspettava che Schlein avesse tre caratteristiche: idee forti e chiare (posizioni nette e distintive), linguaggio semplice e diretto (fresco e giovanile), desiderio e capacità di stare in mezzo alla gente, di frequentare davvero le strade e le piazza d’Italia. A sei mesi di distanza dal suo insediamento, possiamo dire che – almeno per il momento – Schlein ha deluso. Sia perché non vi è stato nessun recupero elettorale del Pd rispetto al corso precedente, sia perché il modello di comunicazione di Schlein è apparso di difficile decodifica.
Innanzitutto, perché di posizioni veramente nette e distintive la segretaria del Pd ne ha espresse poche. E’ prevalsa sinora, da parte sua, una “postura comunicativa” molto prudente, e per certi aspetti evasiva. Semplificando molto (ma non troppo), possiamo dire che il suo ritornello comunicativo, quando le viene posta una domanda diretta su un certo tema, è che non è in grado di dare una risposta appunto netta perché il Pd è un partito in cui si discute e una posizione definita potrebbe essere da lei espressa solo dopo un esauriente dibattito interno. Questo auto-confinamento in un ruolo da portavoce ha fatto significativamente diminuire la sua percezione di leadership.
In secondo luogo, il linguaggio utilizzato da Schlein è sembrato molto razionale e poco emotivo, molto “politicamente corretto” e poco popolare, molto retorico e poco incisivo. Probabilmente, l’uso di questo codice un po’ sfuggente è anche una conseguenza del primo punto (ossia della sua ritrosia a prendere posizioni nette). In terzo luogo, la sua presenza in grandi eventi collettivi è stata inferiore alle attese. Più che come una leader di piazza, Schlein si è proposta finora come una figura di riferimento per eventi più raccolti e mirati.
In definitiva, chi si attendeva da lei una guida molto movimentista, con poche parole d’ordine chiare e inequivocabili e una grinta da combattente di piazza, è rimasto deluso. E le intenzioni di voto per il Pd ne hanno risentito.
Dopo sei mesi di attività, il personaggio-Schlein resta ancora un’incognita. La sua è un’attenta strategia, volutamente un po’ vaporosa e attendista, proprio in attesa di aver consolidato la sua leadership nel partito, oppure deriva da un atteggiamento sinceramente “naif”, un tratto costitutivo della sua personalità sia psicologica che politica? Detto in modo più nazional-popolare, nel suo essere così apparentemente eterea Elly Schlein “ci fa” oppure “ci è”? Per ora, non lo sappiamo. Cercheremo di capirlo nei prossimi mesi, a mano a mano che ci si avvierà verso le elezioni europee 2024.
*sondaggista e politologo