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Politica
Pensioni, 64 anni. In pensione a 64 ma con meno soldi. La svolta
(foto Imagoeconomica)

Pensioni, il: 64 anni e con un taglio del 3%

Pensione prima dei 67 anni, ma a un prezzo molto, molto caro: il ricalcolo contributivo degli assegni pensionistici. Il governo jha proposta infatti l'uscita anticipata a 64 anni con almeno 20 di contributi e una penalizzazione del 3% al massimo per ogni anno di anticipo.

In occasione dell'ultimo confronto tecnico, in vista del tavolo politico conclusivo con i ministri Franco e Orlando della prossima settimana, il governo ha aperto la strada verso la flessibilità in uscita delle pensioni, condividendo la richiesta di Cgil, Cisl e Uil di superare la rigidità del requisito dei 67 anni previsto dalla Legge Fornero, ma a una condizione: ricalcolare tutto l'assegno col metodo contributivo. Il motivo? Rendere la flessibilità in uscita una via sostenibile, che abbia quanto meno impatto possibile sui conti pubblici.

Il paletto posto dal governo ha raffreddato la soddisfazione di Cgil, Cisl e Uil, anche se i sindacati non sembrano aver sottovalutato lo sforzo del governo che ha fornito una disponibilità, seppure generica, anche sulla revisione dei coefficienti di trasformazione e sulla possibilità di eliminare la soglia del 2,8 e 1,5 volte dell’assegno sociale per coloro che raggiungono rispettivamente 64 e 67 anni e la possibilità di tutele ulteriori per i lavoratori disoccupati, gravosi e invalidi.

Arriva invece una chiusura netta sull'ipotesi ribadita da Cgil Cisl e Uil di ottenere in ogni caso la pensione con 41 anni di contributi senza vincoli sull'età. A fare il punto sulla trattativa, e a misurare le distanze o meno su un intervento condiviso con cui ridisegnare il sistema previdenziale, sarà ora un prossimo vertice politico tra il ministro del lavoro, Andrea Orlando ed i leader di Cgil Cisl e Uil, già slittato una volta per fare posto al confronto di oggi sulla flessibilità, tessera mancante al puzzle in corso, che però al momento non è stato ancora calendarizzato causa impegni internazionali del governo. Si potrebbe svolgere la prossima settimana ma nulla è certo.

Pensioni, sindacati: "Bene la flessibilità in uscita, ma no al ricalcolo contributivo”

"Bene l'apertura del governo, ma attendiamo ora di conoscerne nel dettaglio il merito”, ha commentato al termine il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli che non condivide il ricalcolo contributivo offerto dal governo. "Si rischia un taglio degli assegni pensionistici fino al 30%", ha ricordato. Anche la Cisl ha apprezzato la disponibilità del governo ma si oppone al ricalcolo. “La flessibilità per andare in pensione è un elemento utile al sistema previdenziale”, ha dichiarato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, al termine dell’incontro sulle pensioni.

“Questa è una affermazione importante emersa dal tavolo tecnico di confronto al ministero del Lavoro tenutosi oggi. Gli approfondimenti però proseguono perché non si è ancora arrivati a definire come realizzarla e il punto continua ad essere il tema delle eventuali penalizzazioni. È chiaro che per la Cisl non può essere accettato il ricalcolo interamente contributivo, come debbono essere quantificate le platee dei lavoratori che potrebbero essere coinvolte nei meccanismi di uscita. La Cisl non ha condiviso, altresì, la chiusura espressa dai tecnici ministeriali sull’ipotesi di pensionamento con 41 anni di contributi”.

Nella riunione la Cisl ha poi ribadito che da troppo tempo le pensioni sono considerate "il modo più semplice con cui realizzare risparmi per la spesa pubblica. A 80 miliardi ammontano infatti i risparmi ottenuti per effetto della legge Monti- Fornero tra il 2012 e il 2019. Oggi autorevoli istituti di ricerca dichiarano che per effetto dell'innalzamento della mortalità a causa della pandemia l'Inps risparmierà in un decennio oltre 11 miliardi. A questo si aggiungono i risparmi ottenuti da quota 100 e da altre misure più recenti".

"E' ora, ha affermato Ganga, di iniziare a restituire ai pensionati e ai lavoratori maggiori diritti in tema di previdenza. Per questo la Cisl chiede al governo risposte alle istanze presentate nella piattaforma sulla previdenza: accesso alla pensione dai 62 anni, la possibilità in ogni caso di ottenere la pensione con 41 anni di contributi senza vincoli sull'età. L'eliminazione degli importi soglia che limitano fortemente il diritto alla pensione nel sistema contributivo. Maggiore tutela per le donne con il riconoscimento dell'anticipo di 12 mesi per figlio e la conferma di opzione donna. La pensione contributiva di garanzia per chi va in pensione con un importo troppo basso a causa di una carriera frammentata e basse retribuzioni. Il riconoscimento del lavoro di cura a fini pensionistici, una maggiore attenzione a chi svolge lavori gravosi e usuranti. Il sostegno allo sviluppo della previdenza complementare. La tutela del potere di acquisto delle pensioni e l'incremento della quattordicesima per i pensionati”.

Pensioni, Cgil: "Dal governo apertura sui lavori gravosi" 

"Il governo condivide idea di dare una risposta a chi svolge lavori gravosi in maniera strutturale, superando la provvisarietà dell'Ape sociale”, ha riferito all'Agi il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, al termine del tavolo tecnico sulle pensioni al ministero del Lavoro. "Il governo ha mostrato disponibilità anche sul tema del lavoro di cura e delle donne ma non si sono fatte ipotesi concrete. La questione tecnica sui lavori gravosi - ha spiegato Ghiselli - si affronta agendo sui coefficienti trasformazione. Il confronto proseguirà e la prossima settimana". 

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