Ponte sullo Stretto, Fratoianni: "Dalla Corte dei Conti uno schiaffo al governo, prima di investire 13,5 miliardi garantire trasporti dignitosi e sanità pubblica" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 12:57

Ponte sullo Stretto, Fratoianni: "Dalla Corte dei Conti uno schiaffo al governo, prima di investire 13,5 miliardi garantire trasporti dignitosi e sanità pubblica"

Intervista a Fratoianni, deputato, segretario e leader di Sinistra Italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra

di Federica Leccese

Ponte sullo Stretto, parla Fratoianni (Avs) dopo la bocciatura del progetto da parte della Corte dei Conti: “Reazione allarmante dal governo: mi auguro che facciano rapidamente marcia indietro”

Arrivo il no della Corte dei Conti. Nessun visto di legittimità al Ponte sullo Stretto di Messina. Nessuna registrazione della delibera Cipess. Forte la contrarietà espressa dal governo, che non ha esitato a dire la sua: “Ennesimo atto di invasione dei giudici”, ha dichiarato la premier Meloni. Ma è davvero così? A commentare la vicenda e la reazione dell’esecutivo è Nicola Fratoianni, deputato, segretario e leader di Sinistra Italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra, che - interpellato da Affaritaliani - ha sottolineato il carattere antieconomico del progetto, a scapito di settori molto più urgenti e meritevoli di investimenti, come quello della sanità.

Onorevole, che cosa pensa della decisione della Corte dei Conti di non concedere il visto di legittimità alla delibera del CIPESS sul Ponte sullo Stretto?

“Penso innanzitutto che sia una decisione della magistratura contabile e, come tale, andrebbe rispettata. Trovo invece incredibile e allarmante la reazione del governo. Che il ministro Salvini reagisca così ce lo possiamo aspettare, ma trovo grave che lo faccia anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accusando la magistratura contabile di voler boicottare il governo con scelte di natura politica.

È una reazione francamente allarmante. Mi auguro che il governo faccia rapidamente marcia indietro, assuma i rilievi e si confronti con una decisione che anche l’esecutivo è tenuto a rispettare: non sono al di sopra della legge, e prima o poi dovranno fare i conti con questo principio. Quei rilievi, peraltro, erano stati più volte segnalati come problematici da noi dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Oggi dovrebbero indurre il governo a fare un passo indietro". 

Meloni parla di “invasione di campo” dei giudici. Secondo lei, la premier sta solo difendendo le prerogative del governo o davvero vuole mettersi al di sopra delle regole?

“Naturalmente sta facendo la seconda cosa. Continua con la sua strategia di indicare ogni volta un nuovo nemico e gridare al complotto: lo ha fatto sui centri in Albania, lo fa ora con il Ponte sullo Stretto. Ogni volta che un magistrato o un organismo della magistratura interviene per ricordare al governo che, per quanto abbia vinto le elezioni, non è al di sopra della legge — e che in Italia vige ancora la separazione dei poteri — la reazione è sempre la stessa: si accusa la magistratura di invadere le prerogative del governo o di agire per motivi politici e non giuridici. Tutto questo è molto grave, perché mette in discussione l’assetto della Repubblica, che è fondato proprio sulla separazione e sull’autonomia dei poteri". 

Il Ponte viene presentato dal governo come un’opera simbolo per lo sviluppo del Sud. Lei ha espresso più volte contrarietà al progetto: quali sono le ragioni di questa posizione?

“Sono le ragioni di chi pensa che, per sviluppare davvero il Sud, bisognerebbe cominciare a garantire un sistema dei trasporti nelle regioni meridionali degno di questo nome. È folle immaginare di investire 13 miliardi e mezzo di euro — ammesso che sia questa la cifra finale — mentre in Sicilia, per percorrere poche decine di chilometri in treno, servono tempi interminabili.

La viabilità nel Mezzogiorno — ma non solo — avrebbe bisogno di interventi radicali per essere resa adeguata, così come la sanità pubblica del Sud, che necessita di importanti finanziamenti. Per questo penso che quella scelta sia sbagliata: non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico. Lo abbiamo sempre detto, e oggi la Corte dei Conti lo ha sancito in modo piuttosto eclatante, con uno schiaffo molto sonoro al governo”. 

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