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Politica
Ponte sullo Stretto: le solite lamentazioni dei professionisti della lagna
Matteo Salvini ponte sullo stretto

Ponte sullo Stretto: si levano le solite lamentazioni dei professionisti della lagna

La situazione infrastrutturale italiana è uno di quei “parametri del degrado” che caratterizza il nostro Paese. Decenni di opposizione verde “no tutto” hanno portato ad un ammaloramento complessivo del patrimonio, ed ogni tanto crolla qualche ponte a ricordarcelo con relative lacrime di coccodrillo.

L’Italia è il Paese dei “no”. Per anni abbiamo avuto un politico, Ugo La Malfa, che ha bloccato insieme alla CGIL la TV a colori in nome di un culto del pauperismo che ci ha privato di qualcosa che in Europa avevano ormai tutti, compreso i Paesi del blocco dell’Est.

Allora, e siamo negli anni ’70 inoltrati, si favoleggiava con meraviglia dei colori di Tv Capodistria, nella ex Jugoslavia, o la mitica Telemontecarlo che trasmetteva in cromatismo per i pochi fortunati che possedevano il televisore predisposto e potevano vederla.

Nel nucleare è successo di peggio in quanto negli anni ’60 dello scorso secolo, quello del boom economico per intenderci, il nostro Paese era leader nella tecnologia e negli impianti e si è poi riuscito di buttare tutto alle ortiche in nome dell’ideologia e degli interessi privati.

E questo sta accadendo per qualsiasi infrastruttura, sia essa energetica o viaria, c’è sempre il solito comitato che si lagna e protesta, una esigua minoranza che però di fatto blocca lo sviluppo del Paese.

Il Ponte sullo Stretto di Messina è uno degli obiettivi su cui si esercitano i “professionisti della lagna”. Ne abbiamo parlato qui ieri.

Le opposizioni al Progetto sono state le più fantasiose, tra cui una memorabile: il Ponte turberebbe “la migrazione degli uccelli” (sic). Un’altra perla è stata quella del fatto che il metallo del Ponte producesse riflessi subdoli sui pesci che perderebbero l’orientamento (sic2). Insomma l’Italia, l’Europa e il mondo dovrebbero tenere in debita considerazione le lamentele dei pennuti e dei pesci e dei loro trinariciuti rappresentanti. C’è chi ha fatto intere carriere politiche sul no al nucleare e chi le ha fatte sul no al Ponte. Attendiamo che una delegazione in alta uniforme dei pennuti e dei pesci sia ricevuta al ministero per accogliere le loro lamentazioni e provvedere all’uopo.

Ponte sullo Stretto, contraerea dei “professoroni” ma Salvini tira dritto

Salvini, ministro delle Infrastrutture, ha sdoganato il progetto che è stato anche finanziato e subito la contraerea ha cominciato a sparare terrorizzata dal fatto che questa volta “la prima pietra verrà posta in estate prossima” e il consorzio Eurolink, guidato dal Gruppo Webuild, ha consegnato la relativa documentazione. “Ma basta questo quindi per cantare vittoria e dare per certa l'apertura dei cantieri nell'estate del 2024, secondo il cronoprogramma?”, si chiede Annalisa Cangemi in un articolo struggente su Fanpage. “In realtà manca ancora l'approvazione del progetto definitivo” –prosegue la giornalista-, “che deve essere comunque preceduto dalla Via, la Valutazione di Impatto Ambientale, procedura che nella migliore delle ipotesi si porterà via almeno un anno”.

“Un anno o un anno e mezzo è il minimo, anche senza rifarla ex novo e riprendendo la precedente Via che si era arenata, perché la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale aveva dato un centinaio di prescrizioni, e a molte di queste non è stata data risposta", ci fa sapere allora Domenico Marino, docente di Politica economica ed Economia dell'innovazione all'Università Mediterranea di Reggio Calabria, co-autore del dossier di Kyoto Club, Lipu e WWF ‘Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte'.

Il governatore della Sicilia Renato Schifani ha parlato di un finanziamento aggiuntivo di un miliardo di euro proveniente da risorse della nuova programmazione del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027, e altri 200 milioni frutto di economie relative a risorse nazionali per il ciclo 2014-2020 non ancora spese. Allora dar manforte al collega è intervenuto allora Alberto Ziparo, professore di Pianificazione urbanistica all'Università di Firenze: “Il Fondo sviluppo e coesione dovrebbe già coprire i progetti del Pnrr approvati e poi definanziati, e le risorse sono già esigue per questo".

Insomma la contraerea dei professoroni si è mossa con il chiaro intento di abbattere anche questa volta il progetto su fumose considerazioni tecniche tipiche di chi preferisce il soave paradiso della chiacchiera alla dura disciplina del fare. Ma questa volta sembra proprio che le cose debbano procedere perché della cosa se ne occupa direttamente il vice Presidente del Consiglio e leader del secondo partito della coalizione. Al ministero sono sempre in attesa della delegazione ittico – volatile, con buona pace degli eterni oppositori.

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